GENOVA - «Finalmente, non credevamo alle nostre orecchie» urla sorridente Haidi Giuliani, madre di Carlo, ucciso durante il G8 di Genova del 2001.
Soddisfatta per le condanne dei vertici della polizia al G8, inutile dirlo: «È fondamentale - dichiara - che sia stata sancita la colpevolezza della catena di comando della polizia. Questa è una sentenza che restituisce un po´ di fiducia nella giustizia». Le fa eco il marito, Giuliano Giuliani: «Dopo stasera possiamo dire: anche a Genova c´è un giudice, non solo a Berlino. Abbiamo finalmente una sentenza che mette in riga le responsabilità di quella maledetta notte alla scuola Diaz».
Pochi metri più in là, appena fuori dal portone del tribunale, affollato malgrado l´ora tarda, c´è Enrica Bartesaghi, presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova. La notte del massacro c´era sua figlia Sara, che allora aveva 21 anni, nella scuola presa d´assalto dai poliziotti. La ragazza fu pestata a sangue, poi scomparve a Bolzaneto senza che i genitori ne sapessero niente per due giorni, poi ancora in carcere a Vercelli. «Sono ancora incredula - commenta la Bartesaghi - perché in realtà questa è la sentenza che ci aspettavamo al primo processo. È importante il riconoscimento delle responsabilità della catena di comando della polizia. Ora chiediamo l´immediata sospensione dei responsabili, per tutelare il buon nome della polizia e la credibilità dello Stato».
È presente anche qualcuno che quella notte c´era di persona alla scuola Diaz, che venne picchiato, che portò per mesi i segni delle violenze patite. È il caso di Lorenzo Guadagnucci, che all´epoca dei fatti aveva 38 anni: «È forse stata questa la prima volta che dalle istituzioni è arrivata una risposta degna e all´altezza della gravità dei fatti che sono accaduti. Finora avevamo avuto solo risposte insoddisfacenti. Per questo è da lodare la lealtà dei giudici di questo processo, che finalmente hanno stabilito che le violenze alla Diaz non sono state un caso, ma un piano prestabilito».