È bufera sulla polizia, dopo le condanne in appello per funzionari ed agenti coinvolti nel blitz alla scuola Diaz durante il G8 del luglio 2001. Tra i responsabili di quella operazione ci sono uomini che oggi siedono ai vertici del ministero dell´Interno, ma il sottosegretario del Viminale Alfredo Mantovano risponde seccamente a chi chiede di allontanarli o almeno di ridimensionarne il ruolo: «Resteranno al loro posto. Hanno la piena fiducia delle istituzioni, in particolare del sistema sicurezza e del ministero cui appartengono». Il ministro Roberto Maroni sottoscrive. Però ora sono 65 i rappresentanti delle forze dell´ordine condannati in secondo grado per i fatti di nove anni fa, tra l´irruzione nell´istituto e le violenze nella caserma di Bolzaneto. Di questi, uno solo è stato sospeso dal servizio: il G8 non c´entra, è un poliziotto accusato di aver violentato tre prostitute nelle guardine della questura di Genova. E non è finita coi processi: stamani comparirà in aula Francesco Colucci, accusato di aver testimoniato il falso proprio sulla Diaz. Martedì toccherà al prefetto Gianni De Gennaro, allora capo della polizia e oggi direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza: secondo la procura avrebbe istigato Colucci a mentire, in primo grado è stato assolto e ora anche per lui è tempo d´appello.
«Questa sentenza porta verità e giustizia alle vittime, alle loro famiglie e alle organizzazioni che in questi nove anni le hanno sostenute», dichiarano ad Amnesty International. Per l´europarlamentare dell´Idv, Luigi De Magistris, «resta una ferita politica e sociale difficilmente cicatrizzabile, che racconta di uno Stato trasformatosi in persecutore e repressone, con mandanti morali e materiali che sedevano ai piani alti istituzionali». Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, esprime invece «sconcerto e amarezza»: si tratta «di una decisione intrisa di ideologia, ha prodotto una sentenza che sembra scritta dai no-global».
Enrico Zucca, pm che insieme al collega Francesco Cardona Albini ha sostenuto l´accusa, parla di «coerenza» del tribunale: «Perfettamente in linea con quanto stabilito da una dozzina di giudici in precedenza: quelli che chiesero subito la scarcerazione dei no-global arrestati, che archiviarono le accuse nei loro confronti, i giudici delle indagini e delle udienze preliminari, quelli della Cassazione. Fatti e responsabilità sono sempre stati chiarissimi. La vera sorpresa era arrivata dal giudizio di primo grado». Ma funzionari e poliziotti condannati vanno rimossi? «È una decisione che prescinde dalla sentenza, è a discrezione della polizia stessa. Da nove anni. Che non si trattasse di poche mele marce, era stato accertato fin dall´inizio. L´importante è che qualcuno non venga a dirci: Genova deve dimenticare. Dimenticare che la polizia può mentire ed accusare ingiustamente: perché? Non si può mai giustificare la trasgressione della legge. La democrazia non è un concetto, ma una pratica».