Più dei quasi cent'anni di carcere che nessuno sconterà mai, tra indulto e affidamento ai servizi sociali, c'è un particolare della sentenza di condanna dei vertici della polizia per l'assalto alla scuola Diaz al G8 di Genova del 2001, che rischia di contare non poco nelle vite degli imputati e che è sfuggito ai più nei giorni successivi alla pronuncia della Corte di Appello. Al di là, ovviamente, dell'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, che scatterà (eventualmente) dopo la Cassazione. Il punto è quello delle spese legali. Si calcola, da indiscrezioni, che i super poliziotti assolti in primo grado abbiano presentato (o siano stati sul punto di farlo) al ministero dell'Interno richieste di rimborso milionarie per onorari inevitabilmente galattici. Si parla anche di 500 mila euro a imputato, per i vertici. Parcelle che sono il frutto di nove anni di lavoro, centinaia di udienze, quintali di atti da acquisire e istanze da presentare. Interi pool di professionisti schierati a difesa di uomini di Stato, costretti a giustificare il proprio operato di fronte al tribunale.
La legge prevede che quegli onorari siano pagati dal ministero solo in caso di assoluzione, ovviamente a sentenza passata in giudicato. E dopo il primo grado, lo Stato avrebbe già versato a ciascuno degli imputati assolti, un anticipo di 40 mila euro da "girare" ai difensori. Con un'avvertenza: per ogni poliziotto il ministero si accolla un solo legale, anche se ai processi com'è noto ognuno dei ventotto tra agenti e funzionari è stato seguito mediamente da almeno due professionisti.
Ora a pagare quelle parcelle milionarie dovranno essere i superfunzionari condannati, sempre che dalla Suprema corte arrivi la conferma dell'Appello. Alla lettura della sentenza di primo grado, oltre alle assoluzioni completamente ribaltate, aveva fatto discutere la liquidazione delle spese alle 93 parti civili, cioè ai legali dei noglobal feriti durante il blitz nella sede del Genoa social forum. Importi considerati largamente insufficienti a coprire la mole di lavoro svolta, che i pm ora definiscono «immensa» in riferimento in particolare alla ricostruzione tecnica degli orari di tutti i filmati raccolti da tv e privati, molti dei quali senza l'indicazione dell'ora. Un lavoro sofisticato di comparazione tra telefonate e immagini, divise in quattro quadranti, ha permesso di collocare nel tempo ogni frame di quanto ripreso quella notte alla Diaz-Pascoli. La Corte di appello ha rivalutato in qualche caso anche del cento per cento le spese legali quantificate dal giudice in primo grado. Spese, queste sì, che insieme alle provvisionali dovranno essere pagate dai condannati in solido con il ministero dell'Interno.
Sulla base della nuova sentenza è necessario ritarare le spese di giudizio per i fatti del G8. Solo per il processo Diaz si era calcolato in un milione di euro il "prezzo" della giustizia, cui in primo grado andavano ad aggiungersi le parcelle saldate dal ministero. Ora la Cassazione, implicitamente, si pronuncerà pure su chi dovrà pagare.