Finalmente un riconoscimento, anche se tardivo e con scarse implicazioni operative, di un prezioso lavoro dei magistrati genovesi per giungere alla condanna degli organizzatori del pestaggio alla scuola Diaz durante il G8 di Genova. C'è ora quanto meno l'obbligo morale e politico di rimuovere subito dai loro incarichi Gratteri, Luperi e tutti i dirigenti promossi proprio per quella mattanza e di rivedere il processo al capo della catena di comando, Gianni De Gennaro, allora capo della polizia e oggi capo di tutti i servizi segreti italiani.
Le felicitazioni bipartisan tempo addietro per l'assoluzione del prefetto De Gennaro nel processo rivelarono più di tante chiacchiere che se il capo della polizia organizza la falsa testimonianza dei suoi subalterni e più in generale prepara e dirige la repressione al G8 di Genova fa una scelta giusta e apprezzabile, sia per il centrodestra che per il centrosinistra: questa è la ragione per cui neppure il governo Prodi volle aprire una Commissione parlamentare d'inchiesta. Ma con questa sentenza va rimessa in discussione l'autoassoluzione dello Stato, implicato nella mattanza premeditata con tutti i suoi vertici operativi.
Pensare di incriminare ora Scajola, allora Ministro dell'Interno, sarebbe più che giusto, ma ormai è come sparare sulla Croce rossa. Il punto sono tutti coloro che hanno attraversato indenni tutti i governi da oltre dieci anni e hanno stravolto in senso autoritario e paragolpista tutto l'apparato di sicurezza del Paese. E' ora che siano ripresi i disegni di legge sull'identificazione delle forze dell'ordine in attività operativa, presentati a suo tempo, anche se non sarà facile trovare in Parlamento chi avrà il coraggio di farlo.