In questi giorni, in questi ultimi mesi, siamo stati tutti coinvolti (tramite i media italiani improvvisamente risvegliati da un lungo sonno) da scene di pestaggi da parte di appartenenti alle forze di sicurezza ai danni di malcapitati, in alcuni casi deceduti. Dopo una partita di calcio, nelle patrie galere, nei commissariati, nelle caserme.
Nessuno dei cronisti ha osato fare alcun riferimento tra questi ultimi fatti e quanto accaduto a Genova nel luglio del 2001 e a Napoli nel marzo del 2001. Queste due date segnano un punto di non ritorno per la nostra democrazia, per il nostro paese.
Perché nonostante le sentenze di condanna per i fatti di Napoli e per quelli di Genova- l'assalto alla scuola Diaz e le violenze sui detenuti nella caserma di Bolzaneto - nessuno dei condannati, appartenenti a polizia di Stato, carabinieri, polizia penitenziaria, medici ed infermieri, è stato sospeso, allontanato, destinato ad altro incarico.
Amnesty international ha definito quanto accaduto a Genova nel mese di luglio del 2001: "La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale".
In questi anni ci siamo battuti per una commissione di inchiesta per i fatti del G8, per l'introduzione del reato di tortura, per il riconoscimento tramite codici visibili sulle divise degli agenti impiegati in servizio di ordine pubblico. Nulla è stato fatto, nulla è cambiato, da Genova e da Napoli 2001.
E in Italia si continua a subire abusi in carcere, nelle piazze e nelle strade ad opera degli appartenenti alle forze di polizia.
Il giorno 18 maggio è prevista la sentenza di appello per i fatti della scuola Diaz: 93 persone prima pestate e poi arrestate con accuse false, tra le quali la detenzione di bottiglie molotov, introdotte nella scuola dalla stessa polizia (molotov nel frattempo misteriosamente scomparse dalla questura di Genova).
In primo grado ci sono state 13 condanne e 16 assoluzioni; gli imputati di grado più alto, a processo in corso, sono stati promossi a più importanti incarichi, mentre nessuno, ai vertici della polizia e dello stato, ha mai chiesto scusa o preso le distanze dalle violenze compiute.
In occasione della sentenza di appello per la Diaz, il comitato Verità e Giustizia per Genova promuove un presidio davanti al tribunale di Genova, per il giorno 18 maggio 2010, alle ore 11. E' importante esserci, perché le violenze e le violazioni della legalità costituzionale durante il G8 di Genova sono state un attacco alla democrazia che non può essere accettato.
Comitato verità e giustizia per Genova