Apprendiamo con piacere che il ministero degli Interni ha intenzione di costituirsi parte civile nel processo che probabilmente seguirà la vicenda di Stefano Gugliotta, il cittadino picchiato e arrestato senza motivo a Roma da alcuni agenti.
Ci pare che sia una scelta responsabile: non c'è niente di più odioso, in una democrazia, delle violenze perpetrate contro cittadini inermi da parte di uomini in divisa.
Domandiamo però all'attuale ministro degli Interni e ai suoi predecessori, perché non si sia fatto altrettanto nel caso dei processi seguiti al G8 di Genova: nella scuola Diaz furono pestate e arrestate arbitrariamente quasi cento persone; nella caserma di Bolzaneto decine di detenuti furono maltrattati. Decine di agenti sono già stati condannati nei processi che si sono svolti a Genova (per Bolzaneto anche in secondo grado), eppure il Viminale non si è costituito parte civile e non ha neppure preso le distanze da quelle violenze e tanto meno chiesto scusa alle vittime dirette e ai cittadini.
Gli imputati di grado più alto sono stati addirittura promossi e nessuno dei condannati è stato rimosso o sottoposto a provvedimenti disciplinari. Quali sono le ragioni di questa incoerenza? Perché si sono tollerate e coperte le violenze del G8 di Genova?
La verità è che lo stato italiano non è stato capace di garantire la priorità dei diritti costituzionali rispetto alle pretese e alle carriere di alcuni alti funzionari, contribuendo così a creare quel clima di violenza e di impunità che conduce a episodi come quello avvenuto a Roma ai danni di Stefano Gugliotta (l'elenco è purtroppo molto lungo). La costituzione di parte civile annunciata dal Viminale sarà solo una foglia di fico, che non potrà coprire le vergogne accumulate in questi anni, se non sarà avviata un'autentica operazione-verità all'interno delle forze di polizia: la condanna degli abusi dev'essere netta e completa, il ricambio ai vertici dev'essere radicale, un riforma complessiva che porti trasparenza nelle forze di sicurezza dev'essere messa in cantiere. Sta diventando un'esigenza vitale per la nostra democrazia.
Genova, 13 maggio 2010
Comitato verità e giustizia per Genova