Oltre un secolo di carcere per gli agenti e i super-poliziotti che parteciparono alla sanguinaria irruzione nella scuola Diaz, drammatico epilogo del G8 genovese del luglio 2001. Stamani al processo d'appello il procuratore Pio Macchiavello ha concluso la sua arringa con le richieste di pena per i protagonisti di una delle pagine più nere nella storia della Polizia di Stato: 110 anni di reclusione e passa per 27 imputati (per uno dei poliziotti è già scattata la prescrizione). "Non si possono dimenticare le terribili ferite inferte a persone inermi. La premeditazione, i volti coperti. La falsificazione del verbale di arresto dei 93 no-global. Le bugie circa la presunta resistenza dei no-global. La sistematica ed indiscriminata aggressione. L'attribuzione a tutti gli arrestati di due molotov che erano state portate nella scuola dagli stessi poliziotti". Parole durissime, quelle pronunciate dal procuratore generale.
Che ha preso atto dell'intervenuta prescrizione per molti reati (restano in piedi il falso ideologico, le lesioni personali gravi ed un caso di peculato) ma non vuole siano concesse agli imputati le attenuanti generiche. Pesanti richieste per alcuni funzionari oggi ai vertici del Ministero dell'Intero: 4 anni e 10 mesi di reclusione per Francesco Gratteri, attuale capo dell'Antiterrorismo, e per Giovanni Luperi, oggi responsabile dell'Aisi (l'Agenzia informazioni e sicurezza interna), l'ex Sisde. Quattro anni e 6 mesi per Gilberto Caldarozzi, che fu tra gli investigatori che catturarono Bernardo Provenzano e che oggi dirige il Servizio centrale operativo. Stessa richiesta di pena per Spartaco Mortola, nove anni fa capo della Digos genovese e ora questore vicario a Torino. Quattro anni e dieci mesi per Vincenzo Canterini, che era il numero uno della "Celere" romana - il disciolto Nucleo Anti-Sommossa - che fece irruzione nella scuola occupata dai no-global. Il 21 luglio 2001, poco prima della mezzanotte, i poliziotti sfondarono il portone di ingresso della scuola di via Cesare Battisti: cercavano fantomatici Black Bloc, trovarono delle persone inermi a braccia alzate. Li massacrarono di botte - cinque ragazzi finirono in prognosi riservata - e li arrestarono illegalmente con prove fasulle: secondo l'accusa, tutti erano partecipi e consapevoli di questo vergognoso piano.
Nel novembre del 2008 il processo di primo grado si era chiuso tra le urla esasperate del pubblico - "Vergogna!" - e una condanna per tredici degli allora ventinove imputati: assolti i vertici, quattro anni per Canterini e due per il suo braccio destro, Michelangelo Fournier (quello che confessò di aver visto episodi da "macelleria messicana"), quattro anni anche per Pietro Troiani, il vice-questore che materialmente aveva portato le bottiglie incendiarie nella scuola. Da allora, tutti i super-poliziotti coinvolti nella vicenda sono stati promossi.
L'udienza è ripresa davanti al presidente del tribunale, Salvatore Sinagra, con le conclusioni degli avvocati delle parti civili. La sentenza d'appello è attesa per la metà di aprile.