Il prossimo 5 marzo sarà emessa la sentenza d'appello sui fatti di Bolzaneto.
La caserma di Bolzaneto durante il vertice G8 del 2001 era il luogo deputato alla consegna dei manifestanti fermati, carcere provvisorio, per la loro eventuale successiva traduzione verso le strutture carcerarie "normali".
I reati contestati a diversi elementi della Polizia Penitenziaria, Carabinieri, medici e paramedici dell'amministrazione penitenziaria, agenti e funzionari della Polizia di Stato: abuso d'ufficio, abuso d'autorità su arrestati, violenza privata, lesioni personali, percosse, ingiurie, minacce e falso ideologico.
I fatti di Genova hanno sempre faticato ad uscire dal silenzio in cui l'informazione e la politica li hanno confinati. A maggior ragione faticano oggi, in un Paese che sembra sempre più sconfitto e con un'opinione pubblica sempre più distratta o indifferente.
Noi pensiamo che quanto accaduto a Genova nel luglio 2001 non sia semplicemente un fatto "storico", ma qualcosa che ci parla dell'attualità italiana. L'omicidio di Carlo Giuliani, la "macelleria messicana" della scuola Diaz, le torture di Bolzaneto sono significativi dell'arretramento del Paese in tema di civiltà e diritti.
In questi nove anni l'abbiamo capito: le forze di polizia non sono interessate a rapportarsi autonomamente coi propri errori. Non credevamo però che la società avesse introiettato questa situazione come un dato di fatto immutabile, senza considerarne le conseguenze future o quelle già evidenti negli anni successivi il luglio genovese. Pensiamo anche a casi che escono dalla sfera delle lotte sociali, per integrarsi comunque con quella relativa al controllo dell'operato delle forze dell'ordine (pensiamo a Federico Aldrovandi o Riccardo Rasman) e della polizia penitenziaria (Aldo Bianzino, Marcello Lonzi, Stefano Cucchi). Forse anche questo ci dice che quanto accaduto a Genova è significativo non solo della mancanza di diritti di chi manifesta, ma di un restringimento dei diritti per tutti.
Le sentenze di primo grado per i fatti della Diaz e di Bolzaneto non hanno portato ad alcun segnale, concreto, nonostante quanto indicato e raccomandato da Amnesty International: le pene inflitte non saranno mai scontate, molti degli imputati e dei condannati in questi processi sono stati nel frattempo promossi, nessuno ha subito provvedimenti disciplinari o è stato sospeso dall'incarico.
Chiediamo a tutti i cittadini, a cominciare da parenti e amici di vittime delle violenze di Stato, di unirsi a noi in un presidio silenzioso fuori dal Tribunale di Genova, in occasione della sentenza di appello su Bolzaneto.
Appuntamento quindi per il giorno 5 Marzo 2010 alle ore 11,00:
davanti al Tribunale di Genova via XII Ottobre
Per adesioni: