GENOVA - La condanna è arrivata anche in appello, ma con lo sconto della prescrizione. Un anno di reclusione per Alessandro Perugini, il funzionario di polizia protagonista di una delle sequenze più impressionanti del G8, l'uomo che in jeans e maglietta gialla sferra un calcio al volto di un adolescente, poi ripreso dalle telecamere con un occhio orribilmente tumefatto.
Era il pomeriggio di sabato 21 luglio 2001, Perugini - allora numero 2 della Digos ligure e responsabile dell'antiterrorismo - arrestò a modo suo il giovane no-global, che insieme ad altri ragazzi partecipava ad un pacifico sit-in davanti alla questura di Genova. Otto manifestanti finirono in manette nella caserma di Bolzaneto, accusati di aver lanciato pietre e bottiglie all'indirizzo degli agenti.
I filmati dimostrarono però che il gruppo di no-global era innocente: i ragazzi erano seduti a terra con le gambe incrociate e le braccia in alto, quando furono trascinati via dagli uomini della Digos. Perugini e
quattro sottufficiali falsificarono i verbali della cattura, farcendoli di bugie. Durante il trasferimento in macchina al carcere, due dei no-global furono minacciati con una pistola: "Vi ammazziamo, bombaroli di merda".
Già condannati in primo grado, gli imputati hanno potuto usufruire in parte della prescrizione, intervenuta per i reati di calunnia, percosse, minacce e ingiurie. Sono però stati ritenuti responsabili dei falsi: un anno a Alessandro Perugini (già condannato a 2 anni e 4 mesi per i soprusi e le violenze nel 'centro di prima detenzione' di Bolzaneto) e Antonio Del Giacco, otto mesi per Luca Mantovani, Enzo Raschellà e Sebastiano Pinzone.