Un´ASSOLUZIONE con tante ombre. Ombre che la motivazione della sentenza non dissipa. Anzi. Secondo il tribunale, l´ex capo della polizia Gianni De Gennaro non istigò Francesco Colucci a mentire sul blitz alla Diaz. La prova è insufficiente, dice il gip. La formula usata per spiegare la sentenza non soddisfa chi chiede verità e giustizia sui fatti di Genova. Nemmeno il prefetto e attuale direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza. Perché la mancanza di elementi probatori non lascia mai tranquilli. Pure, è questo che il gip Silvia Carpanini scrive, motivando la decisione presa il 7 ottobre scorso: «L´imputato De Gennaro va assolto risultando insufficiente la prova che sia stato l´ispiratore del cambio di versione di Colucci su Sgalla o, quanto meno, che l´abbia fatto nella consapevolezza che il teste avrebbe reso dichiarazioni almeno soggettivamente false». Altro giudizio invece è quello adottato nei confronti di Spartaco Mortola, accusato di aver telefonato al questore il giorno prima della sua deposizione - lui, Mortola, che era tra gli imputati per la sanguinaria irruzione del G8 - ricordandogli come erano andate le cose quella notte. Per il funzionario, un tempo numero uno della Digos genovese e oggi vicario a Torino, «emerge dagli atti prova positiva della insussitenza da parte sua di qualsiasi condizionamento delle dichiarazioni testimoniali di Colucci». I pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini avevano chiesto due anni di reclusione per De Gennaro, un anno e 4 mesi per Mortola. Le 79 pagine sottoscritte da Silvia Carpanini raccontano dell´incontro tra De Gennaro e Colucci, prima della testimonianza che questi avrebbe dovuto rendere in aula. Confermano che l´ex questore prese il verbale delle precedenti dichiarazioni dell´altro, particolare che il prefetto aveva negato. Descrivono il fitto scambio di comunicazioni tra i due, che in qualche modo «aggiustano» i loro ricordi: con l´intenzione di meglio ricostruire quanto realmente accaduto, sostengono. Il gip prende atto delle telefonate intercettate tra Colucci e Mortola, telefonate che per la loro genuinità rappresentano «prove» a tutti gli effetti. L´ex questore che dall´altro capo del filo spiega di aver parlato con De Gennaro - «Mi ha detto che devo fare marcia indietro» -, che esprime il desiderio di dare una mano ai colleghi senza nemmeno capire perché mai dovrebbe dire una cosa diversa su di un particolare che quasi gli pare irrilevante.
Colucci cambia effettivamente versione: giura che fu lui, di propria iniziativa, a chiamare il responsabile delle pubbliche relazioni (Roberto Sgalla) alla Diaz, e che il capo non c´entra nulla. Lasciata l´aula riceve le chiamate dei colleghi che si complimentano perché ha «sbaragliato» l´accusa.
Le prove saranno pure insufficienti, come spiega il gip. Ma i dubbi, legittimamente, restano.