DICONO che la fine del movimento no-global in Italia coincida con la carica e le manganellate vibrate dalla polizia in corso Italia, sabato pomeriggio 21 luglio 2001. C´erano trecentomila persone in corteo, manifestavano pacificamente contro gli Otto Grandi. C´erano giovani, anziani, e religiosi, e famiglie intere. Furono tutti deliberatamente aggrediti dalle forze dell´ordine, massacrati indiscriminatamente. Le botte subìte, il sangue, il terrore negli occhi di tutti, la drammatica e indimenticabile esperienza, finì con lo spaventare a tal punto i partecipanti da indurne molti a disertare le successive manifestazioni di piazza. Meglio salvare la pelle, che rischiare di morire. Gli uomini in divisa giustificarono il brutale intervento come una risposta alle provocazioni di un gruppo di Black Bloc, infiltratisi tra i manifestanti.
Una bugia, come ha confermato indirettamente nei giorni scorsi una sentenza del tribunale genovese. Che risarcendo un avvocato, ferito allora dai colpi degli agenti anti-sommossa, motiva con parole chiarissime la propria decisione: «Non è stato possibile conoscere le ragioni dell´intervento con 'carica´ in danno del corteo internazionale autorizzato, che stava seguendo il percorso consentito, ed il lancio di lacrimogeni». I comportamenti dei poliziotti furono «coscienti, volontari e dolosi, e in nessun caso la condotta degli operanti in esame si può ricondurre all´esercizio dei poteri legittimi».
La seconda sezione civile ha condannato il ministero dell´Interno al pagamento di poco meno di seimila euro a favore di Stefano Palmisano (assistito dai colleghi Alessandra Ballerini e Mauro Vano), che quel pomeriggio di otto anni fa indossava una maglia con scritto "avvocato-lawyer" e - spaventato per l´improvviso lancio di lacrimogeni, cui era seguita la carica degli agenti - si era pacificamente seduto a ridosso della ringhiera di corso Italia. Arrivarono i poliziotti in tenuta anti-sommossa e con il volto coperto dai caschi. Cominciarono a colpirlo alla testa con i manganelli, spruzzandogli negli occhi del gas urticante e scaraventandolo poi giù da una scalinata. Come lui, quel pomeriggio finirono centinaia di persone inermi.