PERCHÉ è importante ascoltare le intercettazioni telefoniche di questa inchiesta e non limitarsi alla lettura di trascrizioni già circolate in passato? Oggi sul sito www.ilsecoloxix.it e su Radio19, nella trasmissione "Due ore del Secolo" inondadalle7alle9, sarà possibile sentire i momenti più importanti dei dialoghi tra i poliziotti accusati dalla procura di aver "tramato" per addomesticare le proprie versioni sul blitz alla scuola Diaz e, in ultima sostanza, per di fendere l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro. È importante ascoltarle perché una cosa è leggere la fredda e impersonale trascrizione di un colloquio. Tutt'altra cosa è sentire i sospiri, le inflessioni, le incertezze, le interiezioni che accompagnano un dialogo. Un giornale non è un'aula di tribunale. È difficile (e nessuno lo vuole fare) capire se, sulla scorta di queste intercettazioni, sarà davvero possibile dimostrare che è stato compiuto un reato, se sia stato davvero realizzato "un complotto contro i magistrati", se qualcuno sarà condannato. Il totosentenza non è un esercizio che interessa, in questo momento. Importante è, invece, ascoltare il tono di queste conversazioni perché da questo si evince quale sia stato, in molti inquisiti delle vicende G8, l'atteggiamento sprezzante nei confronti dei pm; la sicumera che sarebbe bastato offrire una qualsiasi versione di comodo per "addomesticare" gli inquirenti e cavarsi dagli impicci; la certezza che piccole camarille di bassissima lega avrebbero potuto salvare "il capo" e ottenere la sua gratitudine. Il tutto immerso in un contesto in cui emerge una verità inoppugnabile. La polizia dell'epoca G8 non era la Spectre. Era un'accolita scalcagnata e approssimativa. Il questore di Genova che nei giorni del G8 avrebbe dovuto essere, in città, la massima autorità di pubblica sicurezza, farfuglia dimostrando di non sapere nemmeno quel che è accaduto. I consigliori si affannano a complimentarsi a vicenda e a offrirsi reciproca solidarietà. Funzionari che non hanno nemmeno un'autonoma rete di in formazioni, ma passano la giornata al computer consultando le notizie di agenzie, aggiornano via via i colleghi sugli sviluppi giudiziari e concordano le contromosse. Comunque la si pensi sui fatti del G8, anche chi ripone la sua fiducia nelle forze dell'ordine non può non convincersi. Questa è la polizia che nessuno vuole. E che si spera, dopo otto anni, sia profondamente cambiata.