GENOVA. Nel giorno che potrebbe segnare definitivamente uno dei processi più imbarazzanti sul G8 di Genova - quello per falsa testimonianza all'ex capo della polizia Gianni De Gennaro, oggi coordinatore dei servizi segreti, accusato di aver indotto un altro super-funzionario a mentire per tenerlo fuori dai guai - spunta un documento per certi aspetti clamoroso. Sono le registrazioni audio dei colloqui fra i più alti dirigenti della polizia italiana, che preparano e commentano le udienze del processo sull'irruzione alla scuola Diaz, le indiscrezioni della stampa, che si complimentano l'uno con l'altro dopo le varie deposizioni convinti che si chiuderà tutto in una bolla di sapone.
LE TELEFONATE erano già state trascritte e riportate dal nostro giornale, come da altri quotidiani. Tuttavia il loro ascolto integrale, in una parola «dal vivo», è uno dei dettagli su cui s'incardina l'ultimo atto d'accusa della Procura. Che nel chiedere, domani, la condanna di Gianni De Gennaro (insieme a lui è imputato sempre per falsa testimonianza l'ex dirigente Digos Spartaco Mortola, mentre il terzo protagonista della vicenda, l'ex questore di Genova Francesco Colucci, sarà giudicato successivamente) presenterà un dossier in cui ripercorre dettagliatamente il "senso" di quelle chiamate, insistendo appunto sulle voci. Secondo i pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, i massimi responsabili della pubblica sicurezza, dopo i pestaggi nella scuola, si misero in qualche modo d'accordo per ostacolare gli accertamenti della magistratura, in una sorta di "cartello" che avrebbe dovuto vanificare le indagini.
I documenti audio dei quali è in possesso Il Secolo XIX saranno proposti attraverso una piattaforma multimediale: accessibili attraverso il sito internet www.ilsecoloxix.it e ascoltabili sulle frequenze di Radio 19 (oggi dalle 8 alle 9), dove ne saranno trasmessi estratti ragionati e commentati (nell'articolo accanto è spiegato il perché si è deciso di divulgare il materiale). In tutto si tratta di 150 file, dalla lunghezza variabile, ottenuti dal controllo di quattro telefoni: due cellulari nella disponibilità di Colucci, un altro portatile usato da Mortola e il suo "fisso" in questura.
Si sa che è stato proprio il telefono, a giocare un ruolo decisivo per smascherare i presunti depistaggi post G8. E per capirci qualcosa bisogna ripercorrere alcune tappe fondamentali. Il 3 maggio 2007 (il G8 è finito da sei anni) l'ex questore Colucci viene ascoltato in aula al processo Diaz. Tentenna spesso e a precisa domanda, risponde: «Non fu De Gennaro a dirmi di contattare l'addetto stampa della polizia dopo l'irruzione nella scuola». Il dettaglio escluderebbe definitivamente il "capo" da ogni coinvolgimento nella sciagurata operazione. Il problema numero uno è che Colucci, nelle settimane immediatamente successive al blitz, aveva sostenuto l'esatto contrario: «Fu De Gennaro a darmi l'ordine». Il problema numero due è che una settimana prima, al telefono con Spartaco Mortola, ribadiva: «Il 3 devo venire a Genova; il capo m'ha dato le sue dichiarazioni, m'ha fatto leggere (riferendosi in questo modo alla deposizione che De Gennaro aveva già reso, sempre sull'irruzione nell'istituto dove alloggiavano i noglobal) e dice "bisogna che tu aggiusti un po' il tiro sulla stampa"». La tesi dei pm è semplice: De Gennaro mostra i suoi verbali a Colucci (erano finiti entrambi ai servizi segreti) e gli chiede di cambiare le carte in tavola per rimanere fuori dal buco nero della Diaz. Colucci lo racconta a Mortola chiedendo ulteriori consigli, e finiscono tutti e tre nei guai per falsa testimonianza.
De Gennaro e Mortola hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato (una procedura che snellisce decisamente i tempi e contempla, in caso di condanna, lo sconto d'un terzo), mentre Colucci seguirà il percorso "ordinario". Questa mattina in aula, davanti al giudice Silvia Carpanini, quasi sicuramente Gianni De Gennaro ci sarà, assistito dai suoi legali Franco Coppi e Carlo Biondi. Potrebbero essere riascoltate le telefonate e lui stesso (così come Mortola, avvocati Piergiovanni Iunca e Alessandro Gazzolo. che ribadiscono da sempre la «marginalità» del loro cliente nella vicenda) potrebbe chiedere di parlare.
E PERO' il colpo di teatro è rappresentato dalla visione «d'insieme» che la Procura cercherà di dare sull'intera vicenda. L'obiettivo è dimostrare - proprio attraverso l'ascolto degli audio - quello che era il "clima" a giudizio degli inquirenti «di omertà» e «reciproche coperture» in cui si è svolto il processo-chiave sui pestaggi alla Diaz, e nel quale sono poi maturate le «false testimonianze» oggi alla sbarra. Per il raid nella scuola, ricordiamo, ci sono state 16 assoluzioni e 13 condanne "minori" (35 anni e 7 mesi di reclusione complessivi) senza addebiti per i dirigenti di grado più alto. Ci sarà insomma battaglia, al palazzo di giustizia di Genova, fra oggi e domani. Perché un'eventuale condanna, e non è escluso che dopo le richieste dell'accusa il giudice emetta la sentenza già entro l'estate, allungherebbe un'ombra su tutta la gestione del processo Diaz da parte dei "big", che oggi ricoprono incarichi di prestigio per il ministero dell'Interno. Ma va ricordato, ancora, che l'impianto accusatorio su De Gennaro (e su questo ha sempre insistito) è fondato esclusivamente sulle dichiarazioni di un'altra persona, poiché non c'è nemmeno una telefonata in cui parla direttamente. È tutto un teorema, o qualcosa è stato manipolato davvero?