IL mese prossimo sarà tutto prescritto. Le violenze, i soprusi. Un colpo di spugna, come se non fosse mai accaduto. Come se quei ragazzi non fossero mai stati costretti a mettersi carponi e abbaiare come cani. E i loro compagni spogliati, derisi: il capo spinto dentro una turca, i colpi sui genitali. Tutto rimosso. Lo spettro della prescrizione si allunga su una delle pagine nere della recente storia italiana: caserma di Bolzaneto, per tre giorni e notti il carcere 'temporaneo´ del G8. A febbraio i reati e le condanne penali saranno cancellati per sempre. Ma ieri a mezzogiorno i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati hanno comunque detto di no. E per un´insopprimibile ansia di giustizia, di democrazia, di libertà - o più semplicemente, come spiegano loro, per "coerenza" - , hanno presentato appello. Vogliono un nuovo processo, chiedono la condanna di tutti gli imputati e non solo di quei 15 appartenenti alle forze dell´ordine puniti nel luglio scorso. Lo pretendono, anche se sanno che è pura utopia. Perché nessuno rinuncerà alla prescrizione. Nessuno, tranne un vecchio ispettore di polizia che è già andato in pensione e di fatto non rischia nulla.
Ieri anche Giuseppe Novaresi, Avvocato dello Stato, si è appellato alla decisione del 14 luglio scorso. I ministeri non hanno alcuna intenzione di pagare quei due milioni di euro di risarcimento a favore delle 252 vittime. Sostengono che nel 2001 si era interrotto il 'nesso organico´: carabinieri, poliziotti e agenti di custodia non si comportarono da 'servitori dello Stato´. E all´inizio dell´anno avevano per primi chiesto un nuovo processo anche tre condannati 'eccellenti´: Giacomo Toccafondi, ibattezzato 'dottor Mengele´, il medico di Bolzaneto condannato a un anno e due mesi di reclusione; Antonio Biagio Gugliotta, ispettore della polizia penitenziaria, che secondo i giudici fu l´unico 'torturatore´ e sulla carta deve scontare cinque anni; Massimiliano Pigozzi, agente delle 'volanti´ responsabile di aver strappato la mano ad un no-global divaricandogli le dita. Tre anni e due mesi di prigione.