«La Diaz è stata la vergogna della polizia, ma questa sentenza è la vergogna della magistratura. Le assoluzioni hanno creato un clima che non è bello, potrebbe provocare qualche testa calda. Se ne sono oltraggiato io, figuriamoci gli altri, i feriti, i no global».
Luigi Fazio, 56 anni, ne ha passati oltre trenta in polizia, sempre operativo, ma poi ne è venuto via «disgustato», per ritirarsi in campagna, a Roma.
Ha partecipato all'irruzione «sbagliata», quella alla scuola Pascoli, accanto alla Diaz, dove si trovava il media center dei no global: è stato condannato a un mese per aver «strattonato e piegato un braccio e colpito al volto con una manata un giovane che era nella scuola, con l'aggravante di essere un sovrintendente di polizia».
Perché la decisione dei giudici la indigna?
«Perché un ladro di polli prende tre mesi, mentre chi ha deciso e ordinato l'irruzione nulla. Sono rimasti i poveracci. Sono stato forse io a fare tutto da solo, sono stati Canterini e gli altri? C'ero io alla riunione in questura per dare il via a un'operazione sconsiderata? Allora anche la magistratura ha dimenticato quel massacro, se oggi 10-15 capi d'imputazione sono sfumati. Al mio legale, l'avvocato Diego Perugini, il pm ha detto che io ero quello che c'entrava meno di tutti, ma lui non poteva permettersi di perdere i pezzi. Beh, ora hanno perso tutto. Tra pubblico ministero e giudici hanno fatto un pasticcio».
Ma lei non è pentito di quella notte?
«Io non ho il manganello insanguinato e sono certo che se fossi entrato alla Diaz avrei cercato di fermare chi picchiava. Anzi, se avessi avuto io responsabilità di una decisione, mai avrei autorizzato un'irruzione nelle scuole in quella situazione, nel clima di quei giorni. Però non mi sono potuto rifiutare. All'inizio avevo pensato che ci fosse stato magari un buon servizio di intelligence. Invece niente, un fallimento. Adesso voglio essere onesto: mi sono pentito anche di essere entrato alla Pascoli, però c'ero solo io? C'erano due funzionari responsabili, commissari, ispettori capo. Alla fine tutto a tarallucci e vino, paga solo Fazio, per un riconoscimento per di più sbagliato».
Che cosa ricorda di quelle ore?
«I feriti che uscivano o venivano portati fuori. In un primo momento ho pensato davvero che ci fossero stati degli scontri, con i poliziotti che, attrezzati e addestrati, avessero avuto decisamente la meglio. Ma sanguinavano a decine, poi ci sono stati giornali e tv, non credevo ai miei occhi. Così mi sono vergognato, io che in tutta la mia carriera non ho mai sparato un colpo, nemmeno quando ho catturato rapinatori di banche. Quella non era la mia polizia. E dopo questa sentenza non so che dire, mi sto perdendo, non riesco a capire. E' come se i giudici avessero deciso che quel massacro non c'è stato. Durante l'inchiesta, mi sono sentito dire da qualche dirigente che era meglio non partecipassi a operazioni di ordine pubblico, vista la mia posizione... Avevo già cominciato a pagare solo io. Così me ne sono andato. Meglio la mia campagna, coltivare l'orto come faceva mio padre in Calabria. Io no, io a 16 anni scaricavo cemento a Torino. Oggi mi godo la mia bambina e qualche amico. Ho una pensione da 1600 euro. Polizia e magistatura non sono stati buoni con me, ma Dio sì».