Promette chiarezza su quanto è successo a Genova, durante il G8 del 2001, il capo della Polizia Antonio Manganelli, in una lettera a Repubblica. E´ convinto «che il Paese abbia bisogno di spiegazioni su quello che realmente accadde a Genova», garantisce che si muoverà, «senza alcuna riserva», pur di arrivare a questa verità. Promette di muoversi in prima persona e «per conto dell´Istituzione che rappresento nelle sedi istituzionali e costituzionali». La polizia italiana, aggiunge Manganelli, non ha bisogno di alcun richiamo alla Costituzione, perché ha dalla sua una storia di 150 anni segnata «dai nostri morti», una storia in cui la polizia ha sempre servito la Carta Costituzionale, schierandosi a difesa dei cittadini con un lavoro quotidiano che unisce «migliaia di uomini sotto pagati».
Poi annuncia l´inaugurazione della prima scuola di formazione per gli agenti incaricati di tutelare l´ordine pubblico, e sottolinea come da subito, dall´inizio del suo mandato, si sta adoperando «per migliorare e anche correggere le modalità di intervento "in piazza"». Dunque, il silenzio dopo la sentenza per i pestaggi alla scuola Diaz di Genova, non va collegato a nessuna voglia di tirarsi indietro, di non mandare messaggi chiari. Il capo della Polizia ricorda che ai vertici dei reparti operativi e investigativi stanno "persone pulite". Dal luglio scorso, conclude Antonio Manganelli, «sono io il loro garante», pronto a assumermi la responsabilità «per errori che possono commettere». Il suo intervento è la conferma che la ferita di Genova non è stata chiusa da processi e sentenze, mentre il richiamo alle sedi "istituzionali e costituzionali" potrebbe far pensare anche all´ipotesi della commissione d´inchiesta che continua a tenere banco nel mondo politico. L´ha richiesta il sindaco di Genova Marta Vincenzi, è favorevole il centrosinistra, Italia dei Valori compresa. Ma c´è chi, Piero Sansonetti sul "Liberazione" e l´euro parlamentare di prc, Vittorio Agnoletto, si stupisce. Vittorio Agnoletto, ieri a Genova, nota: «Italia dei Valori vuole la commissione di inchiesta, peccato che quando era nel programma del governo Prodi, Di Pietro fosse contrario. Come mai ha cambiato idea? E´ pura ipocrisia, perché si sa bene come la pensa il governo». E´ Maurizio Gasparri, presidente del Pdl al Senato, a riassumere il pensiero del centro destra: «Non esiste nessuna polemica sulla commissione d´inchiesta, perché la maggioranza non ha alcuna intenzione di permettere una speculazione in Parlamento ai danni delle forze dell´ordine». Quei fatti, prosegue Gasparri, sono stati chiariti da un processo, ora confida che anche chi è stato condannato «potrà dimostrare la propria innocenza». Pensa a Vincenzo Canterini, ex capo del Reparto Mobile di Roma, gli esprime solidarietà, e anche Canterini si rivolge a Repubblica per chiarire che non ha mandato nessun messaggio in codice agli uomini che un tempo guidava, che non è alla ricerca di "improbabili rivincite", ma aspetta solo il processo di appello. Perché lui, come Michelangelo Fournier, i quattro capi squadra e l´ispettore condannati per i fatti della Diaz, hanno scelto di rinunciare alla prescrizione. E se Umberto Bossi non entra nel merito della sentenza, ha però una sua idea: «È una decisione della magistratura, quindi, visto che la magistratura è in larga parte di sinistra, significa che ha scelto come vuole la sinistra». Intanto a Genova, in un dibattito pubblico, le vittime del "Comitato Verità e Giustizia" annunciano che ricorreranno in appello e si rivolgeranno alla Corte Europea di giustizia. Loro chiedono di riavere a disposizione la scuola Diaz il 13 dicembre per far tornare «gli intellettuali, i registi che filmarono la storia di quei giorni». Giuliano Pisapia, presidente degli avvocati democratici chiarisce: «Non cerchiamo vendette, vigiliamo per non ritrovarci alla fine noi come soli colpevoli». Si schiera con le forze dell´ordine che «difendono la legalità» il senatore Carlo Giovanardi, dei Popolari Liberali nel Pdl, i Giuristi democratici, invece, sono convinti che sia mancato «il coraggio di arrivare fino in fondo».