Incassiamo come un pugno allo stomaco, con sconcerto e profondo schifo, la sentenza del tribunale di Genova riguardo le gravi violenze perpetrate ai danni di più di 200 vittime all'interno della caserma Bolzaneto nel luglio del 2001.
Anche questa volta, come tante altre, viene perpetrato uno dei più pericolosi crimini di Stato, già ampiamente collaudato in riferimento ai più terrificanti "misteri" della nostra storia: il tentativo di insabbiare la realtà dei fatti e di sottrarla alla coscienza pubblica chiudendo il caso con il sigillo di una sentenza confusionaria e maldestramente abbozzata; con una sentenza-fantasma che condanna solo per facciata e di fatto non punisce, tra indulto e prescrizione; con una sentenza-specchietto per le allodole che, con la giusta manipolazione mediatica, cancella le gravi responsabilità di uomini delle forze dell'ordine e di figure istituzionali che hanno tenuto un comportamento riconducibile ad un clima da carceri cilene di Pinochet.
Una delle pagine storiche più vergognose archiviate, ancora una volta, con un buffetto sul muso di questi cani da guardia del potere.
Nel dibattito riguardante la giustizia, che riempie giornali e telegiornali di questi giorni, tra le tante chiacchiere inutili, volte solo a confondere le acque, manca l'unica e più reale visione: la giustizia in Italia ha sempre sofferto il peso troppo ingombrante di burattinai pseudo-oscuri che hanno consolidato il proprio potere macchiandosi dei più gravi reati e godendo della più solida immunità di fatto.
Il lodo Alfano scrive su carta quella che una prassi già consolidata.
La giustizia in questo paese quasi mai è stata compagna fedele della verità; lo confesserà forse sul letto di morte che gli sta preparando questo governo.
Perché non scrivere nelle prossime sentenze per casi di tortura istituzionale che sono le vittime a cercarsi le vessazioni, per puro piacere masochistico, e i torturatori in divisa non fanno altro che lavorare per il prossimo?
Associazione Peppino Impastato-Casa Memoria