Il dottor Giovanni Luperi, recentemente promosso capo del dipartimento Analisi dei servizi segreti, si è presentato ieri in tribunale a Genova per "deposizioni spontanee" al processo per i fatti della scuola Diaz, nel quale è imputato. Il dottor Luperi, fra le altre cose, ha detto che proprio non poteva pensare che fosse tutto falso, riferendosi all'accoltellamento denunciato da un agente e al possesso, da parte di 93 persone, di ben due bombe molotov. In quanto persona informata dei fatti, mi permetto di non credere a tanta ingenuità da parte di un funzionario che all'epoca dei fatti non era ancora arrivati ai vertici dei servizi segreti, ma era pur sempre il numero due dell'Antiterrorismo...
Ma c'è un'altra cosa che vorrei chiedere al dottor Luperi, se avessi modo d'incontrarlo. Vorrei chiedergli perché "un uomo delle istituzioni come lui" (così si è autodefinito in aula, affermando anche di essere "profondamente addolorato" per le ferite e gli arresti ingiustamente inflitti la notte del 21 luglio 2001), si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha così rifiutato di esporsi alle domande dei pm e degli avvocati. Non dovrebbe un "uomo delle istituzioni" collaborare con la magistratura? E non dovrebbe dare delle spiegazioni, oltre ad esprimere così tardivamente il proprio dolore?
Qui sotto l'articolo del Secolo XIX sulla sua "deposizione spontanea" in aula, facoltà concessa agli imputati e che non prevede contraddittorio.
Luperi: «Non potevo pensare che fosse tutto falso»
«Sono sinceramente addolorato per questa vicenda, per le persone ferite e per gli arrestati. Sono un uomo delle istituzioni e attendo perciò con fiducia il giudizio della magistratura». Lo ha detto questa mattina Giovanni Luperi, all´epoca del G8 vice capo Ucigos, uno dei vertici della Polizia imputati nel processo per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz. Luperi ha reso stamani spontanee dichiarazioni davanti al Tribunale.
Dapprima ha spiegato il suo ruolo durante i giorni del G8 a Genova, che non era di polizia giudiziaria, ma solo di coordinamento e di natura informativa.
In particolare la notte della Diaz, Luperi ha raccontato che si trovava davanti alla scuola solo per organizzare la perquisizione. «Poi cominciarono a uscire i feriti - ha raccontato - e a quel punto potevo anche pensare che fossero stati atti di violenza gratuita da parte delle
forze dell´ordine oppure di una certa resistenza da parte degli occupanti l´istituto».
«Ad un certo punto - ha aggiunto - un agente ci ha raccontato anche di essere stato accoltellato da un no global dentro la scuola. Poi i poliziotti incominciarono a portare fuori della scuola gli oggetti sequestrati: mazze, bastoni, e le due bottiglie molotov». Luperi ha
aggiunto: «Francamente non potevo pensare che fosse tutto falso»