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Amato: Bolzaneto? De Gennaro non c'entra. C'erano i secondini
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione, 22 marzo 2008
22 marzo 2008

Dimenticare Genova, essere equidistanti tra polizia e manifestanti allo stesso modo di come si può essere in mezzo tra capitale e lavoro. Immolare De Gennaro «non avrebbe risolto il problema» e, per favore, «lasciate perdere le commissioni parlamentari». Se mai si debba cercare un responsabile per la «brutta storia di Bolzaneto», Giuliano Amato, ministro di polizia uscente, suggerisce a Repubblica la pista "giusta" glissando sui numerosi funzionari di polizia tra i 44 imputati: «C'era soprattutto polizia penitenziaria che non doveva fare i conti con la pressione della piazza e che, custodendo persone assoggettate, dovrebbe guardarsi dall'abuso di autorità, dovrebbe saper rispettare la dignità umana». Traduzione: perché indirizzare tutti 'sti reclami al Viminale quando si dovrebbe coinvolgere Via Arenula, il ministero di Giustizia, la sede dell'amministrazione penitenziaria?
Colpo di scena negli articoli seriali su Bolzaneto del noto quotidiano romano che stava in Piazza Indipendenza, arrivati ieri alla quinta puntata. Una paginata con richiamo in prima per l'ex primo ministro all'epoca del global forum di Napoli, le prove generali del G8, con tanto di torture a manifestanti sequestrati dalla polizia dentro una caserma della polizia di stato.
Eppure Amato sembra partire bene nelle risposte a D'Avanzo: riconosce nelle torture di Bolzaneto, la caserma della celere tramutata dal guardasigilli Castelli in carcere provvisorio per le retate di noglobal, lo spettro dell'Italia prepasoliniana dove vigeva un'interpretazione riduttiva dei principi costituzionali. Poi confessa di aver scoperto da ministro che le scuole di polizia italiane sfornano professionisti eccellenti, i migliori del mondo. Ma c'è sempre il rischio che tra quei campioni si annidi «l'istintivamente Rambo», i robocop travisati e violentissimi filmati in gran quantità da cronisti impiccioni per le strade di Genova nel 2001 (e prima ancora di Napoli). Amato non si meraviglia, magari l'istintivamente Rambo, allergico ai "comunisti", era alla quattordicesima ora di servizio e s'era rotto le scatole di essere insultato. Magari ci sarà stato chi, con un governo di centrodestra, abbia pensato di dare una «lezione ai comunisti». La Diaz? Bolzaneto è peggio, dirà Amato cercando di accendere i riflettori sugli agenti di custodia e quei Gom, le teste di cuoio della polizia penitenziaria, altro lascito del centrosinistra che spianò la strada a Berlusconi.
Francamente lo statista non sembra ricordare di essere stato ministro, del suo passato prossimo preferisce rammentare solo le prolusioni nelle scuole di polizia dove si sarebbe ripetutamente speso per promuovere i temi del rispetto della dignità umana. «Se è forse agevole un comportamento corretto nei confronti di un bianco con giacca e cravatta, l'obbligo deve essere avvertito ancora di più quando si ha a che fare con disgraziati che possono scatenare quel particolare rapporto che si crea tra il superiore e l'inferiore». Ma come non erano, i suoi, i migliori poliziotti del mondo? I "disgraziati" di Genova erano quasi sempre uomini e donne a mani nude, incensurati, che non commettevano alcun reato se non quello di esercitare i diritti costituzionali. E, se la politica ha un difetto, per Amato, è quello di essere divisa tra chi parteggia e chi accusa. Equidistanza di pura marca Piddì. Lui, che mette le mani sul fuoco sulla cultura democratica di Fini, non si fida della politica, che avrebbe parlato più di Guantanamo che di Bolzaneto, e affossa l'idea di una vera inchiesta parlamentare (svelando sia il carattere strumentale della sortita di Veltroni in campagna elettorale, sia l'amnesia di Amato sulla sua partecipazione a un governo che quella commissione ce l'aveva nel programma) su quella che Amnesty International definì la più grave sospensione dei diritti in Occidente dalla fine della II guerra mondiale.
Ma chi altri è la "politica" distratta se non un ex premier e ministro uscente, sulla scena ininterrottamente dalla fine degli anni '70? Quella di Amato brilla agli occhi dell'ex collega di governo Paolo Ferrero come un'operazione elettorale. Si poteva farla prima. Ma avrebbe avuto effetti collaterali. Magari l'inizio dei lavori di quella commissione.
L'intervista («ambigua e brutta», per Manuela Palermi del Pdci) è parsa anche a Vittorio Agnoletto, un «capolavoro di opportunismo politico, con il solo obiettivo di tutelare il proprio futuro politico». Agnoletto, eurodeputato Prc, all'epoca dei fatti era portavoce del Genoa social forum. Autoassoluzione e scaricabarile. E la solita "amnesia": «Amato finge di dimenticarsi che fu proprio lui a nominare De Gennaro capo di gabinetto del Viminale quando i magistrati avanzarono l'ipotesi di inquisire il capo della polizia per istigazione alla falsa testimonianza dell'allora questore genovese». Di speculazione elettorale parla anche Francesco Caruso, manganellato nella zona rossa di Napoli, poche settimane prima di essere caricato a freddo e illegittimamente nel corteo dei disobbedienti, regolarmente autorizzato, che scendeva per Via Tolemaide. Da quelle cariche illegittime e con armi improprie da parte dei soliti professionisti-istintivamente-rambi scaturirono gli scontri in cui maturò l'omicidio di Carlo Giuliani, un "disgraziato" che s'era accorto della pistola che spuntava da un Defender che nemmeno doveva essere in quella piazza. Gennaro Migliore e Peppe De Cristofaro, deputati del Prc, il primo è capogruppo, erano anche loro in Via Tolemaide e non ci stanno, sette anni dopo, ad assistere a operazioni che servono solo per «lucrare voti e popolarità a buon mercato» dopo aver lasciato sola un'intera generazione politica.
Per il resto tutto "normale": la politica tace, il sindacato della polizia penitenziaria si offende con Amato, Mantovano di An brinda alla saggezza di Amato.
Resta una domanda sul ruolo del giornale che da cinque giorni sbatte Bolzaneto in prima pagina. Perché ha voluto alzare un po' di polvere, almeno fino a prima di interpellare Amato, su quel De Gennaro del quale era parsa essere l'house organ ai tempi della lotta Pollari-De Gennaro per il controllo della macchina poliziesca?