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Sette anni di amnesia. Facciamo finta di niente? Veltroni poteva dire: «Scusate il ritardo...»
Graziella Mascia (Vicepresidente Sinistra Europea)
Fonte: Liberazione, 21 marzo 2008
21 marzo 2008

Fa piacere leggere che anche Veltroni vuole sapere la verità sulle torture di Bolzaneto. Però uno si chiede: ma Veltroni dov'era nel 2001? Leggeva i giornali, guardava la Tv? E come mai si preoccupa di quel massacro solo oggi, con sette anni di ritardo, e quando ormai è sicuro che nessuno pagherà perché la prescrizione cancella tutto? E come mai il suo partito ha sempre trattato con disprezzo la sinistra, la quale gridava contro le atrocità di Bolzaneto, parlava di torture, chiedeva inchieste?
Qualcuno di noi la verità l'ha raccontata in migliaia di assemblee, con le nostre esperienze dirette, perchè a Genova c'eravamo, ma anche con i racconti delle vittime di Bolzaneto, della Diaz e di quelli picchiati per le strade. Non abbiamo trovato grande ascolto da parte della maggioranza dei Ds, non abbiamo incontrato spesso il volto indignato di Veltroni. Ora la magistratura ha trasformato quei racconti in capi di imputazione per gli agenti di polizia che a Bolzaneto si sono resi responsabili di violenze. Bene. Ma vorremmo sottolineare alcune cose.
Primo. Forse Veltroni non si è accorto che dal 2001 i partiti di sinistra chiedono in Parlamento una commissione d'inchiesta proprio per conoscere la verità politica. In questa legislatura, in commissione affari costituzionali, si è consumato uno scontro con le destre che hanno impedito la costituzione di una commissione d'inchiesta parlamentare. Questa commissione non è passata per un voto, e tra responsabili di questa bocciatura c'è proprio il partito collegato al partito democratico per queste elezioni, e cioè l'Italia dei Valori di Di Pietro; e c'è anche la contrarietà alla commissione espressa dal presidente Violante (Ds e poi Pd).
Secondo. Nel corso di questi anni, la sinistra ha denunciato sistematicamente le promozioni di tutte quelle persone, che vestivano in quei giorni la divisa delle forze dell'ordine, e che sono stati coinvolti nei processi. Non si tratta di personaggi minori. C'è l'allora capo della polizia De Gennaro e il Questore di Napoli (2001) Nicola Izzo - che per la verità non c'entra con Genova ma col massacro di Napoli, di qualche mese precedente - promosso Vice capo della Polizia.
Terzo. A Bolzaneto si sono sospesi i diritti fondamentali della nostra Costituzione, come la stessa magistratura ha dichiarato, ma è bene dire che questo si è potuto verificare anche perchè in quei giorni la magistratura genovese ha dato il suo consenso ad un provvedimento di differimento dei colloqui tra i fermati e i propri difensori.
Quarto. Veltroni oggi è Presidente del Partito democratico ma allora era dirigente di primo piano dei democratici di sinistra (partito del quale era stato segretario fino a due mesi prima). I Ds, dopo la morte di Carlo Giuliani, il 20 luglio, indicarono ai loro militanti di non partire per Genova per la grande manifestazione del 21. Ritirarono l'adesione al corteo, si dissociarono. In quei giorni sono arrivati a Genova decine e decine di migliaia di persone da tutto il paese, anche un numero grandissimo di militanti dei Ds. Ma erano pochi i parlamentari presenti. Se i democratici di sinistra fossero stati anche loro a Genova, forse avremmo avuto più forza anche per impedire quelle efferatezze.
Naturalmente tutte queste osservazioni non impediscono a Veltroni, e al Pd, di correggere gli errori del passato. E non impediscono loro di farlo in un momento particolare, e cioè in piena campagna elettorale, forse anche sulla base di calcoli o sondaggi che consigliano una dissociazione dalle proprie posizioni di allora. Però in questi casi si usa almeno pronunciare qualche frase di circostanza: «Ci eravamo sbagliati, non avevamo capito bene, scusate il ritardo...». E magari si chiede scusa anche a quelle persone, quei movimenti, quei partiti, che all'epoca furono lasciati soli e pagarono un prezzo alto per questa solitudine.

PS.
L'uscita di Veltroni è stata preceduta - forse casualmente, chissà - da una serie di articoli su Repubblica di Giuseppe D'Avanzo. Abbiamo apprezzato molto il fatto che Repubblica abbia dedicato finalmente tanto spazio a queste vicende. Magari non riusciamo del tutto a capire come mai a D'Avanzo sia venuto in mente di concentrare la sua vis polemica su Bertinotti, il quale tra i leader politici nazionali è l'unico che a Genova andò, che si impegnò fino a notte per cercare di contenere le violenze, che appoggiò il movimento, che chiese verità e giustizia. E magari potremmo anche consigliare a D'Avanzo di andarsi a rileggere decine e centinaia di pagine scritte negli anni scorsi, per esempio, da Liberazione , che raccontavano dettagliatamente tutti gli orrori che oggi anche lui - passati i sette anni di rito - ha iniziato a ricostruire. Se avesse letto Liberazione negli anni scorsi avrebbe potuto anticipare di molti, molti mesi la sua denuncia.
Però a D'Avanzo dovremmo anche fare una richiesta. A noi risulta che nei giorni di Genova il capo della polizia fosse Gianni De Gennaro. Anche a lui? E allora saremmo felici di poter ospitare sul giornale, a caratteri cubitali, tutti i suoi articoli di critica al prefetto De Gennaro. Che fu nominato capo della polizia dal centrosinistra, poi confermato dal centrodestra, poi di nuovo confermato dal centrosinistra, poi nominato capo di gabinetto del ministro Amato, poi commissario straordinario per Napoli. Sempre in ascesa, senza intoppi: tranne una imputazione per avere intralciato le indagini su Genova...