Cara Carla, oggi mi sento ancora più sola. Ci siamo conosciute poco, è vero: io ero sempre occupata a correre di qua e di là; ma la tua presenza rappresentava una certezza. Tu, sorella maggiore in tutti i sensi, con la tua forza di volontà che ha sostenuto tanti giovani e meno giovani, davi coraggio anche a me. Tu, che dei giovani avevi la vivacità e la capacità di dialogare attraverso quello strumento temibile che è per me il web, te ne sei andata.
Non ti ha vinto l'età, io credo; non ti ha vinto il male che hai saputo combattere con coraggio per anni. Forse so perché hai chiuso gli occhi. Semplicemente non volevi più vedere. Vedere le falsità, l'ipocrisia di uno stato che si riempie la bocca di parole come 'verità', 'giustizia', ora anche 'equità', e non ha mai voluto rispondere davvero alle tue, alle nostre domande: chi ha ucciso Valerio? Perché è stato ucciso? Chi ha coperto e continua a coprire mandanti ed assassini? Non volevi più vedere la melma grigia che continua a crescere, fino a cancellare quelle leggi giuste conquistate in tanti anni di lotte, fino a sporcare la nostra Costituzione.
Cara Carla, sono sicura che come me altre madri oggi si sentono più sole. Ho tentato, sai, di tenere insieme i nostri figli, pur nelle diversità delle loro storie, per renderli più visibili, e più forti. Le Madri argentine ci sono riuscite. Noi no, noi siamo divise: un po' perché sono diverse le epoche, le situazioni, spesso le ideologie. Un po' perché dividersi è facile. Tu, compagna, conoscevi bene il valore di questa parola, e sapevi unire: sapevi tenere i figli e le figlie di oggi, che hanno conosciuto Valerio attraverso di te, nel tuo cuore grande.
Haidi