«Accontentarsi della verità giudiziaria? Mai. Su questa ed altre stragi c'è ancora molto da scoprire e oggi ci sono i mezzi per farlo, sia storici che giudiziari». Alla vigilia della commemorazione della strage del 2 agosto, lo scrittore Carlo Lucarelli si dice convinto che si possa ancora far luce sui retroscena, le omissioni, le ombre. Se non altro perché negli ultimi anni si registra un atteggiamento diverso nell'opinione pubblica, desiderosa di conoscere i fatti della nostra storia recente attraverso tutti i mezzi di divulgazione, dal teatro alla tivù al fumetto.
Lucarelli, che cosa ne pensa della proposta avanzata dall'assessore Libero Mancuso di legare in un'unica riflessione tutti gli avvenimenti tragici che hanno colpito Bologna dalla lotta di Resistenza all'omicidio di Marco Biagi?
«Sinceramente non mi è del tutto chiaro l'intento di Mancuso, spero di incontrarlo domani (oggi, ndr) alla commemorazione per chiederglielo. Comunque ritengo che qualsiasi iniziativa venga messa in campo per riflettere su queste tragiche vicende sia da accogliere positivamente».
Ma ritiene che vi sia un minimo comune denominatore che le lega tutte o parte di esse?
«Alcune sono certamente collegate, di altre non sappiamo. Di certo appartengono tutte a un particolare momento storico, sono figlie di un particolare modo di fare politica che in precedenza non si era mai visto, con le bombe e con la violenza. Ma ad accomunare queste tragedie c'era anche la peculiarità di Bologna, il modo con cui essa veniva vista e interpretata dall'esterno, che la rendeva un bersaglio per tanti, anche con matrici molto diverse».
Ma questo non è un modo per giustificarsi, per credere che tutti i mali di Bologna sono venuti dall'esterno?
«No, è accertato che molti problemi sono venuti da fuori, mentre altri - penso ad esempio alla Uno bianca - erano endemici alla città».
Ripensare a queste vicende vuole essere anche un modo per tenere viva la memoria, specie quella dei giovani che non hanno affatto le idee chiare su ciò che è accaduto.
«È vero che c'è dispersione della memoria, ma è anche vero che l'80% dei giovani che si dichiarano poco informati dicono che sono interessati a saperne di più. Questo è ciò che conta tenere in considerazione e tutti i mezzi vanno bene per farlo».
In questi giorni con il nostro giornale è possibile acquistare un libro che racconta la strage a fumetti. Il successo delle sue stesse trasmissioni e dei suoi libri, molto documentati ma di taglio divulgativo, dimostrano che c'è un grande desiderio di conoscere la storia recente prima che finisca nei libri di scuola...
«Sì, è un fenomeno che esiste da poco in Italia, una decina d'anni circa. Ci siamo resi conto di quanto la storia sia poco raccontata, per cui questo tipo di narrazione è stata accolta dagli scrittori, è entrata in teatro, in televisione, nei fumetti. Tutti mezzi popolari, ma per questo efficaci».
Anche quest'anno la piazza del 2 agosto solleciterà il governo a un'azione di legge per l'abolizione del segreto di Stato per i reati di strage e di terrorismo, ma c'è chi dice che questo è un falso problema e che un provvedimento del genere non porterà a fare passi avanti sulla strada della conoscenza.
«Non sono d'accordo, le battaglie per la trasparenza hanno sempre valore e meritano di essere fatte. Tutto ciò che può aiutare ad aggiungere un tassello di verità è utile».
Ma sarà ancora possibile dopo tanto tempo?
«Io credo di sì, c'è ancora tanto da scoprire e i mezzi per farlo ci sono».