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2 agosto strage di Bologna: smentita la pista araba
Smascherato l'ultimo depistaggio di Alleanza nazionale costruito con documenti mai esistiti e la collaborazione di un neofascista assoldato dalla Cia
Saverio Ferrari
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)
28 luglio 2006

A luglio di un anno fa, con un certo clamore, sul mensile "Area", diretto da Marcello De Angelis ed organo ufficiale della corrente "Destra sociale", interna ad Alleanza nazionale, fu pubblicato un ampio dossier riguardo la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 ("Strage di Bologna. Ecco la verità"), con la denuncia di una nuova pista che avrebbe scagionato Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Una pista, si disse, colpevolmente trascurata a suo tempo dagli inquirenti.
Si scrisse di consistenti nuovi indizi, raccolti grazie all'attività della commissione Mitrokhin, che accusavano l'organizzazione terrorista "Separat", guidata negli anni '70 e '80 dal venezuelano Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos, collegata al Fplp, il "Fronte popolare per la liberazione della Palestina" di George Habbash.
All'origine dell'attentato, secondo il dossier: "una ritorsione nei confronti dell'Italia" per la condanna ad alcuni anni di carcere di Abu Anzeh Saleh, arrestato a Bologna il 13 novembre 1979 per il trasporto, unitamente a Daniele Pifano e altri due esponenti dell'Autonomia romana, di due lanciamissili Strela di fabbricazione sovietica, destinati ad essere imbarcati al porto di Ortona a Mare sulla motonave Sidon, diretta in Libano.
La pista da seguire era dunque palestinese (Abu Saleh sarebbe stato a diretto contatto con il gruppo di Carlos), con buona pace dei fascisti, dei massoni e dei servizi segreti italiani.
In questa ricostruzione anche l'attentato del 23 dicembre 1984 al Rapido 904, la cosiddetta "strage di Natale", era da ricondursi al gruppo di Carlos, manco a dirlo, "legato a Stasi e Kgb".
Secondo i parlamentari di An, presenti in commissione Mitrokhin, la storia doveva dunque essere radicalmente rivista.
L''On. Enzo Fragalà tenne una conferenza stampa. Cento deputati di destra presentarono un'interrogazione parlamentare. Francesco Cossiga, immancabilmente, chiese la revisione del processo.
L'elemento cardine, su cui tutto si reggeva, era rappresentato dalla presenza a Bologna, nei giorni precedenti la strage, dello stesso Carlos, confermata, si sostenne, da documenti acquisiti dagli archivi dell'ex-Repubblica democratica tedesca.
Carlos nel marzo del 2000, in un'intervista al "Messaggero" di Roma, pur dichiarandosi estraneo, aveva comunque affermato che un suo uomo si era casualmente trovato quel giorno alla stazione. "Noi ci chiedemmo, in quel momento" - concluse - "se non fosse lui che doveva morire in quell'esplosione".
Un dato di fatto che indusse la procura di Bologna ad aprire una nuova inchiesta.

DOCUMENTI MAI ESISTITI

Ora, grazie al lavoro dell'ex-consulente della commissione Mitrokhin, Nicola Biondo, che ha svolto un'approfondita e puntuale ricerca, questo ennesimo tentativo di inquinamento giudiziario è stato finalmente messo a nudo.
Ripercorriamone le tappe.
Il tutto ebbe origine da un'intervista rilasciata da Marco Affatigato, il 22 settembre 1999, a Gian Paolo Pelizzaro, consulente della commissione stragi e successivamente della commissione Mitrokhin. L'intervista fu pubblicata sul periodico "Area", n. 40, nell'ottobre del 1999.
Affatigato, nel rispondere alle domande del giornalista-consulente, proprio alla fine, ebbe a dichiarare: "Negli archivi di Stato della Germania è conservato un documento dell'ex-Stasi - mai arrivato in Italia - in cui si fa cenno della presenza a Bologna del noto terrorista internazionale Carlos nei giorni precedenti la strage, a capo di una cellula palestinese. Su questo versante nessuno ha voluto mai indagare. Perché? ".
Il primo fatto strano è che di questa intervista uscirono due versioni. Una, sulla rivista "Area", con la totale omissione dei riferimenti al terrorista Carlos, ed una seconda, con il testo integrale, invece, consegnato all'archivio della commissione stragi, il 3 febbraio 2000, più di quattro mesi dopo.
L'8 febbraio, nella stessa commissione stragi, il senatore di Alleanza nazionale Alfredo Mantica riferì che, tramite l'avvocato Sandro Clementi, si era ottenuta la disponibilità del terrorista Carlos ad essere interrogato. Aggiunse che il venezuelano era già stato contatto da Gian Paolo Pelizzaro che gli aveva inoltrato alcune decine di domande. Si allegò anche una lettera dello stesso Carlos, indirizzata al senatore Mantica, all'On. Enzo Fragalà e al presidente della commissione Giovanni Pellegrino, in cui si ribadiva tale disponibilità.
L'audizione di Carlos naufragò per alcune condizioni poste dallo stesso terrorista. Tra l'altro, di poter, da uomo libero, raggiungere autonomamente Roma.
Al suo posto fu promossa una rogatoria internazionale verso la Francia, indirizzata al giudice transalpino Jean-Luis Brughiere.
Grazie ad essa si venne in possesso della relazione conclusiva del capitano di Polizia Jean-Francois Riou che sulla base dei documenti recuperati dall'ex-Mfs (il controspionaggio della Repubblica democratica tedesca), affermava che non era stato raccolto "alcun elemento obiettivo in ordine alla presenza in Italia di Ilich Ramirez Sanchez alla vigilia dell'attentato della stazione di Bologna il 2 agosto 1980". Veniva esclusa anche la possibilità di imputare altri membri del gruppo, "lo stesso dicasi per la loro partecipazione ad operazioni di carattere terroristico perpetrate in Italia".
Il documento della Stasi, citato da Affatigato, semplicemente non era mai esistito.
L'unico riferimento a fatti italiani, rintracciato negli archivi, riguardava il timore, presente in una relazione del 18 gennaio 1985, a firma del capitano Borotowski, che anche nella Ddr potessero verificarsi episodi di terrorismo indiscriminato. Non si citava, comunque, la strage del 2 agosto 1980, ma quella del 23 dicembre 1984 sul treno Bologna-Firenze, per altro, solo in un elenco di fatti accaduti in Europa. Una relazione, basta leggerla, dettata dal sospetto nei confronti della Repubblica federale tedesca che aveva appena revocato un mandato di cattura, emesso nei riguardi di uno dei collaboratori di Carlos. Il timore, in conclusione, era che il gruppo "Separat", data la sua natura "mercenaria", potesse essere utilizzato contro la Ddr.
Torniamo ora all'uomo di Carlos presente a Bologna.

UN CASO GIA' ARCHIVIATO

E' noto che il 2 agosto del 1980 a Bologna fosse presente un terrorista di nome Thomas Kram. Un esperto in falsificazione di documenti e non in esplosivi, come si è artatamente cercato di accreditare da parte di "Area" e di Alleanza nazionale. Fu sì un componente delle Cellule rivoluzionarie(Rz), un gruppo che rivendicò 180 azioni terroristiche nella Repubblica federale tedesca dal 1973 al 1995, ma non fece mai parte di "Separat", come documentato dalla stessa Stasi (in questo caso le carte esistono), nonostante le affermazioni di Carlos. Giunse a Bologna il primo agosto 1980. Al valico di frontiera fu fermato e identificato da agenti di polizia ai quali mostrò un documento di identità valido a suo nome. Pernottò nella notte, tra l'1 ed il 2 agosto, nella stanza 21 dell'albergo Centrale in Via della Zecca, presentando la sua patente di guida, anch'essa non contraffatta e con i suoi estremi. La questura di Bologna segnalò i suoi movimenti all'Ucigos, che, dunque, già all'epoca era a conoscenza dei suoi movimenti in città. Dunque nulla di nuovo, già archiviato dagli inquirenti, data la comprovata mancanza di legami tra Thomas Kram e la strage.

DATI DI FATTO

Conclusione: in nessun documento presente nell'archivio della commissione Mitrokhin ed in quello della commissione stragi, risulta la presenza di Carlos o di suoi uomini a Bologna, prima o durante la strage; le stesse autorità di polizia e giudiziarie francesi, sulla base dei documenti recuperati dagli archivi dei servizi di sicurezza dell'ex-Patto di Varsavia, hanno già smentito questa possibilità, ma soprattutto qualsiasi legame tra "Separat" e la strage di Bologna. Thomas Kram, infine, come appurato fin dal 1980, con questa vicenda non ha mai avuto nulla a che fare.
Ma c'è di più. Alfredo Mantovano, uno dei massimi dirigenti di Alleanza nazionale, già sottosegretario al Ministero degli interni, rispondendo ad un'interrogazione, il 16 ottobre 2003, sulla supposta presenza di Carlos a Bologna ufficialmente concludeva che: "l'ipotetica presenza negli anni settanta e ottanta a Bologna o in Italia del terrorista venezuelano Ilich Vladimir Ramirez Sanchez, detto Carlos, attualmente detenuto in Francia, non ha trovato alcun riscontro".
Più che evidente, dunque, alla fine il tentativo perseguito da Alleanza nazionale di alzare un vero e proprio polverone per coprire le responsabilità dei gruppi terroristici neofascisti nella strage del 2 agosto 1980, il più grave attentato che la storia repubblicana ricordi, utilizzando le dichiarazioni di un personaggio come Marco Affatigato, per sua stessa ammissione fonte informativa della Cia, non nuovo a questo genere di cose.
Fu, tra l'altro, già coinvolto in un precedente tentativo di inquinamento delle indagini, sia su Ustica che direttamente su Bologna. Difficile pensare che An ne fosse all'oscuro. Ma Marco Affatigato è stato soprattutto un membro di Ordine nuovo, condannato per ricostituzione del partito fascista e favoreggiamento personale nei confronti del neofascista Mario Tuti durante la latitanza di quest'ultimo.
Attraverso le sue menzogne, questa la verità, si è cercato di costruire un ennesimo depistaggio, tanti anni dopo. Ieri, in prima fila i vertici dei servizi segreti controllati dalla P2, oggi gli uomini di Gianfranco Fini. Il copione sempre lo stesso.