Bologna, ore 10 e 25 del 2 agosto 1980. L'esplosione di una valigia piena di circa 20 chilogrammi di "Compound B" (una miscela di tritolo e di "T4"), piazzata vicino ad un muro portante della sala d'attesa di seconda classe della stazione, provoca la strage terroristica più terribile e sanguinosa del dopoguerra italiano.
Lo squarcio è ancora lì. Parte da terra ed arriva fino al solaio della sala d'attesa intitolata a Torquato Secci, il primo Presidente dell'Associazione "2 agosto 1980". Sembra quasi il vezzo di qualche architetto che ha voluto lasciare l'impronta del proprio estro, della propria creatività... E invece è il ricordo dello squarcio che aprì e demolì la stazione di Bologna, quando quella valigia fu fatta esplodere. Appena accanto a quello strappo nella parete c'è la targa con i nomi delle 85 vittime, alla cui memoria vanno aggiunti più di duecento feriti.
Una strage certamente non casuale: la scelta dello snodo ferroviario più importante d'Italia, in uno dei giorni di traffico più intenso, testimonia la lucida volontà di provocare un eccidio di quelle dimensioni. Un eccidio che si inserisce in quel periodo della storia italiana definito "anni di piombo", in cui il Paese era attraversato da tensioni sociali fortissime.
Per la strage di Bologna, dopo lunghi processi, furono condannati quali esecutori materiali due noti esponenti dell'estremismo neofascista, Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Ma quei processi hanno anche delineato un quadro inquietante circa il contesto in cui maturò la strage, accertando l'esistenza di depistaggi da parte di elementi dei servizi segreti; depistaggi che impedirono fosse fatta piena luce su quanto successo.
Queste poche righe non riassumono certo né la dimensione della tragedia, né i suoi presupposti, né quella lunga serie di silenzi e depistaggi che hanno contrassegnato le indagini. Non li riassumono e non pretendono di farlo; a chi volesse approfondire la conoscenza dei fatti consiglio la lettura di "Un attimo... vent'anni" di Daniele Biacchessi (edizioni Pendragon) e di "Bologna 1980, vent'anni per la verità" di Fedora Raugei (Prospettiva Edizioni).
Paolo Bolognesi e l'Associazione 2 agosto 1980 rappresentano davvero una pagina della Storia d'Italia. Una pagina piccola, forse, ma importante. E soprattutto è quella scritta con il sangue degli innocenti. Cerchiamo di evitare, per quanto ci è possibile, che sia cancellata o, peggio, riscritta in modo distorto.
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26 settembre 2002
Vivendo in un piccolo paese mi sono spesso reso conto che il vivere "in provincia" avrà anche i suoi pregi, ma su certe cose abbonda in difetti... La disinformazione su certe questioni sconfina nell'ignoranza (nel senso letterale del termine), nei confronti di certi argomenti. Mi è capitato in più di un'occasione di scoprire che anche persone vicine a me - per sensibilità ed interessi - sapevano poco o nulla di certi fatti che hanno segnato la vita del nostro Paese. Scusa la divagazione personale, il cui senso è questo: se, nel suo piccolo, Ecomancina può fare qualcosa per la vostra Associazione è proprio cercare di fare arrivare a più persone possibili informazioni sulla vostra attività. Vorrei quindi che fossi tu a fare l'introduzione, più che a questa intervista (entreremo poi nei dettagli della vostra vicenda), a quelli che sono la vostra storia ed i vostri obbiettivi.
PAOLO BOLOGNESI:
Su informazione e disinformazione quello che dici è corretto; il punto è che tutto può essere utile per arrivare alla verità. Vedi, in questi 22 anni noi abbiamo perseguito innanzitutto proprio la ricerca della verità. Ad un certo punto, quando i processi principali si sono chiusi e le prime risposte sono arrivate, l'opinione pubblica è sembrata influenzata più da una corrente di pensiero che diceva "chiudiamo gli anni di piombo, mandiamo a casa i terroristi" che non dalla ricerca delle risposte che devono ancora arrivare, su quei fatti. Allora noi abbiamo cercato di fare un'operazione di chiarezza, puntando sulla difesa della memoria. Perché, parliamoci chiaro, o di questi fatti che sono successi - e che possono sempre ripetersi, ricordiamolo... - resta la memoria, oppure non solo non arrivano le risposte, ma sorge la possibilità che vengano cambiate le carte in tavola. Memoria e informazione sono i punti fondamentali affinchè la verità futura arrivi e quella acquisita non vada persa o inquinata. E quando si parla di memoria non si parla solo di astrazioni: per conservarla bisogna avere i documenti, innanzitutto le carte processuali, custodirli, curarli, fare in modo che la gente che vuole possa reperirli e consultarli con calma. E' una cosa non sempre semplice: l'utilizzo di internet è stato fondamentale in questo. Tutte le sentenze, tutto quello che abbiamo è stato pubblicato sul nostro sito.
Certo, i tempi sono lunghi ma le cose principali sono già tutte presenti, specialmente le sentenze. Adesso stiamo pubblicando anche quella su Ciavardini (1). Utilizziamo anche altri siti a noi collegati, come "stragi80" (2) , proprio per mettere on line altri documenti "pesanti", come il libro di Biacchessi, in modo da mantenere il nostro sito il più possibile leggero a livello di caricamento e consultazione.
Tutto questo discorso per dirti che quando parliamo di memoria effettivamente parliamo, come dicevi tu, di informazione. Insomma, se un giornale una radio o un sito internet locali diffondono i nostri comunicati e la nostra voce, ne siamo ben contenti! In certi paesi conta più un "foglio" locale che non un quotidiano a tiratura nazionale.
Per quanto riguarda la nostra storia come Associazione: siamo nati il primo giugno del 1981. Con uno Statuto molto semplice e, in fondo, un solo obbiettivo: ottenere con tutti i mezzi possibili la giustizia dovuta. Perché da vent'anni a questa parte non stiamo chiedendo l'elemosina, questa giustizia ci è dovuta!... E da allora ci siamo comportati coerentemente; e questa coerenza ci viene riconosciuta dalla gente comune, perché quando si parla di "gente di potere" la cosa cambia. Quelli sono più propensi a darci la pacca sulla spalla, ma poi... La solidarietà va bene all'inizio, ma poi da certe Istituzioni vuoi risposte...
Hai accennato alle proposte di "chiusura degli anni di piombo", anticipando una domanda che effettivamente volevo farti più avanti.
Ciclicamente torna ad affacciarsi sui media il discorso di un indulto nei confronti dei protagonisti di quegli anni, di quegli episodi. Ed è triste constatare che solo in queste occasioni si torna a parlare di voi, familiari delle vittime, e si riporta il vostro parere. Anche in questa circostanza però mi sembra che voi siate letteralmente presi in giro, ossia che si sfrutti la vostra legittima indignazione per giustificare la chiusura ad ipotesi di amnistia - grazia - indulto che dir si voglia. Personalmente capisco la vostra chiusura, ma credo che tutta questa storia non sia che un modo per mantenere la cortina di fumo attorno a certe vicende.
Mi interessa quindi porti la domanda circa un "indulto" nei termini che, a mia opinione, sarebbero più corretti: fermo restando che "il perdono" è tutt'altra cosa (ossia percorso morale individuale della coscienza), se si arrivasse davvero alla verità sulle stragi (e quindi se si conoscessero non solo tutti gli esecutori materiali, ma anche i mandanti ad ogni livello, e le strategie che sottendevano quella stagione) voi sareste disposti a chiudere la pagina degli anni di piombo? E, se sì, come?
PAOLO BOLOGNESI:
Tu hai parlato del perdono, e la cosa va di sicuro approfondita. E' un discorso personale, tu dici, e questo è sicuramente vero. E proprio in quanto personale dovrebbe essere pure un percorso silenzioso e discreto. Lo dico perché molti terroristi (specie quelli che hanno ammazzato i nostri familiari) ogni tanto vengono fuori con discorsi pubblici tipo "io non c'entro niente... però molti dei familiari mi hanno perdonato" e questo è paradossale... A me sembra però che il perdono in questa società serva non a sottolineare un atto nobile da parte di un individuo offeso, ma sia la scusa per un ribaltamento dei ruoli. "Quelli mi hanno perdonato, quelli sì che sono esseri umani nobili... Gli altri sono dei Caino senza cuore"... Questa è criminalizzazione delle vittime, un vergognoso rovesciamento delle parti! Nelle storie di stragi le parti offese sono le vittime e i loro familiari, non i terroristi!
Quando parliamo di provvedimenti quali amnistia o di indulto noi diciamo solo: 1) che chi ha sbagliato deve pagare; 2) che non si chiudono gli anni di piombo mandando a casa i terroristi, ma con la verità. Nel momento in cui si arrivasse a conoscere sia i mandanti sia gli ispiratori politici, ecco che si aprirebbe un'altra fase di discussione. Ossia quella "giustizia dovuta" di cui ti parlavo prima (e intendo dovuta alle vittime, ai loro familiari, alla società civile) sarebbe stata fatta fino in fondo! Da questo punto si potrebbe parlare anche di come recuperare i colpevoli nella società, si potrebbe cominciare a distinguere con calma le posizioni individuali, eccetera.. Ma adesso sarebbe follia pura! Adesso c'è gente che è stata condannata, ma siccome per vent'anni non s'è fatta neanche un giorno di galera allora non è più possibile applicare la pena... Questi discorsi quando vengono portati ai familiari delle vittime disturbano enormemente.
Ma la tua domanda voglio rovesciarla: tu pensi che si arriverà mai ai mandanti, agli ispiratori di quella stagione? Pensi che ci si arriverà finchè esisterà in Italia una legge che consente a gente come la Mambro e Fioravanti, gente con 6 ergastoli a testa, di essere fuori e di scrivere sui giornali, di diventare (come è stata la Mambro) testimonial dell'8 marzo - la festa delle donne -, di essere presente in Senato per dare risalto ad una conferenza stampa sull'amnistia? E come facciamo noi a pensare che sia possibile arrivare a quei mandanti, a quegli ispiratori politici, quando ogni Legge che questo Governo appoggia è un provvedimento che serve ad allontanare quella possibilità?
Quando parliamo di rogatorie, di legittimo sospetto, non c'è da fare tanta teoria: guarda Piazza Fontana: con la storia del legittimo sospetto a quel processo hanno fatto fare il giro d'Italia! Quando valutiamo le situazioni di fatto abbiamo un conflitto di interessi anche nei processi per strage: al processo per la Strage di Piazza Fontana lo stato è costituito parte civile, l'On. Pecorella difende il condannato in I° grado quale esecutore della strage, Delfo Zorzi ed è Presidente della Commissione Giustizia della Camera.
Insomma, la tua domanda può essere buona a futura memoria; adesso come adesso è un vezzo intellettuale. Adesso come adesso la cosa da fare è un'altra: anche nei piccoli paesi (dove, come dici tu, c'è poca informazione) ci sarebbe da andare a spiegare cos'è davvero "il legittimo sospetto", a chi dice "massì, cosa vuoi che sia...", e magari pensa sia solo un tecnicismo. Il legittimo sospetto vuol dire far ricominciare da capo un processo, magari complesso, allungare i tempi, inquinare le acque, mescolare le carte una volta di più...
Navigando in internet ho trovato un tuo commento al disegno di legge che l'ex sindaco di Bologna, Walter Vitali, ha presentato il 24 luglio 2002 per abolire il segreto di Stato per i reati di strage e terrorismo. Vorrei che fossi tu a spiegare i caratteri salienti di questa proposta di legge.
PAOLO BOLOGNESI:
Allora, vediamo di fare un po' di storia: noi nel 1984 (come Unione delle vittime, quindi noi di Bologna assieme ai familiari di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, treno Italicus, e poi si sono aggiunti i familiari del rapido 904 e di Via Georgofili) abbiamo presentato una proposta di Legge di iniziativa popolare, con la raccolta di centomila firme. Un articolo unico (3) . Come dicevamo nella relazione introduttiva, la proposta intendeva attribuire alla magistratura la pienezza dei suoi poteri di indagine, di accertamento e di decisione nei processi penali concernenti i fatti criminosi maggiormente pericolosi per l'ordine democratico.
Questa legge ha avuto un iter "particolare": ogni volta che veniva messa in discussione, il Governo del momento diceva: "stiamo studiando una Legge di nostra iniziativa, che riguarda il riordino complessivo dei Servizi Segreti; la vostra proposta verrà recepita ed assorbita all'interno di questo provvedimento". E, in questo modo, si passava di legislatura in legislatura senza che nulla cambiasse. Allora noi ci siamo resi conto che per portare avanti davvero la nostra proposta di Legge dovevamo affrontare un problema di prassi parlamentare. Ci siamo dunque riferiti a due parlamentari, uno alla Camera e uno al Senato, e siamo passati da una proposta di Legge di iniziativa popolare ad una di iniziativa parlamentare. Vai pure a vedere il testo proposto da Vitali e confrontalo con il nostro: è lo stesso, cambia solo il preambolo, la fonte della proposta (non più "popolare" ma "parlamentare"). Le firme, invece che essere raccolte in piazza, sono state raccolte all'interno delle due camere (il primo firmatario alla camera è Bielli, al Senato Vitali), ma a tutti gli effetti questa proposta è la nostra.
Ti do anche un'anticipazione: il 9 ottobre le associazioni riunite nell'Unione verranno ascoltate dalle presidenze delle commissioni Difesa e Affari Costituzionali del Senato. La faccenda del segreto di Stato, dal nostro punto di vista, è semplicissima: noi vogliamo affermare una cosa sola: quando un Magistrato sta indagando su fatti relativi a stragi o terrorismo, nessuno deve porre ostacoli di nessuna natura. Per farti un esempio: quando un Magistrato sta indagando sulla strage di Bologna, faccio per dire, e gli arriva un'informativa interessante (dal Sisde, dal Sismi o enti del genere) al Magistrato può nascere spontanea una riflessione: "vorrei saperne di più. Da chi arriva questa informativa? Vorrei ascoltare la fonte". Ecco che scatta il "non si può! Segreto di Stato! Non è possibile rivelare le fonti, l'informatore, ecc."... E noi diciamo no! Il Magistrato in questi casi deve poter andare fino in fondo. Nella strage di Bologna i risultati più importanti sono arrivati prendendo in mano proprio i depistaggi, e cercando di capire la loro provenienza. Da lì si è risalito, navigato... e arrivati spesso in alto...
Teniamo presente che i risultati processuali relativi al 2 agosto 1980 fanno paura ancora adesso, perché ci troviamo non solo i 2 - 3 esecutori materiali, ma anche il Gran Maestro della loggia massonica P2, e poi Musumeci, Belmonte, Pazienza... Ci sono questi 4 che ti danno già l'idea di dove puoi arrivare... E se uno queste cose non le capisce e dice: "Sulla strage di Bologna non si è ancora arrivati a niente...", rispondo: Ancora niente?! Leggete le carte processuali, e capirete anche perché gli attacchi a questo processo in questi anni sono stati costanti, metodici...
Adesso ti dò una notizia in anteprima.
(NOTA DI F.B.)
(Paolo mi passa un comunicato dell'Associazione, fresco di stampa, che riassumo brevemente: Il latitante dei NAR, Pasquale Belsito è stato arrestato a Madrid il 30 giugno 2001. Belsito era uno snodo della rete dei latitanti neri in Spagna. Ecco un estratto del suo "curriculum":
- Sette anni di reclusione per concorso nell'omicidio del sostituto procuratore Mario Amato (4) avvenuto poco prima la strage alla stazione di Bologna.
- Ergastolo per il conflitto a fuoco dove persero la vita l'agente di polizia Ciro Capobianco e il terrorista Alessandro Alibrandi (Roma, 1981)
- Ergastolo per gli omicidi degli estremisti di destra Luca Perucci e Mauro Menucci
Dopo il suo arresto Belsito fece filtrare dal carcere la volontà di collaborare con la Magistratura circa alcuni episodi relativi al terrorismo nero. Il 2 luglio 2001 la Spagna evidenziò la possibilità che l'estradizione di Belsito potesse avvenire in tempi rapidissimi, in virtù dei trattati fra Spagna ed Italia. Il Ministro della Giustizia italiano sostiene di aver chiesto l'estradizione il 31 luglio 2001, ma alla data odierna Belsito non è stato ancora estradato. L'Associazione chiede al Guardasigilli On. Roberto Castelli quali siano gli impedimenti burocratici che non permettono la consegna di Belsito alle autorità italiane.)
Sai perché non sembra ci sia molta voglia di farlo rientrare, questo signore? Se Belsito si mette a parlare per molti potrebbero essere guai seri...
Hai parlato di sviamenti e depistaggi, ma hai pure accennato agli esecutori materiali della strage... E forse è venuto il momento per parlare di una pagina fondamentale nella vostra vicenda (ossia di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti (5) ) e di una scomoda, ossia delle tesi del Comitato "E se fossero innocenti?".
PAOLO BOLOGNESI:
Nel 1994 fu emessa la seconda sentenza della corte di Appello, quella che condannò Mambro e Fioravanti come esecutori materiali della strage. Poco tempo dopo sul Corriere della Sera apparve un'intervista ai due terroristi, dal titolo "Loro al governo, noi all'ergastolo" (6) . Leggila bene. Sembra quasi un avviso ai naviganti......
Un mese dopo a Roma, nella sede dell'Arci, nasce il Comitato "e se fossero innocenti?".
Le tesi di questo comitato non portano nessun elemento nuovo. Sono tesi che nei processi sono state già smentite, demolite, si sono rivelate degli espedienti.
Mambro e Fioravanti, che si dicono innocenti, hanno cambiato più volte le loro stesse versioni dei fatti. Negli anni '90 hanno pure riscritto la storia del proprio comportamento processuale, dichiarando di aver cercato, durante i processi, "un dialogo approfondito con i Magistrati". Noi abbiamo seguito tutte le udienze, e posso garantirti che entrambi hanno dimostrato disprezzo ed arroganza sia verso i magistrati, sia verso i familiari delle vittime. Questa voglia di collaborare, poi, la dimostrarono rifiutandosi di rispondere agli avvocati di parte civile... Poi sono anni che annunciano che chiederanno la revisione del processo, ma questa richiesta non la si è mai vista, e io ho la sensazione che sia solo un'iniziativa propagandistica, null'altro che fumo negli occhi.
Insomma, noi abbiamo seguito tutti i processi, udienza dopo udienza, e a convincerci della colpevolezza di Mambro e Fioravanti sono prove certe, e di sicuro non il fatto che noi cercassimo qualcuno con cui placare la nostra voglia di giustizia, come ha sostenuto qualcuno. Volevamo i colpevoli, non certo dei capri espiatori. Non avremmo nessun interesse ad accusare Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, se ci fosse in noi anche solo un minimo dubbio che siano estranei alla strage.
Il comitato "e se fossero innocenti" avrebbe fatto bene a leggersi le carte processuali, invece che muoversi sulla base di suggestioni.
Nell'agosto scorso si è tornato a parlare della stagione delle stragi per un'altra questione, a dire il vero non direttamente connessa con la strage di Bologna. Tu la conosci di certo bene e l'hai già menzionata in precedenza, ma riassumiamola per chi ci sta leggendo: l'Avvocato Gaetano Pecorella (onorevole di Forza Italia e presidente della Commissione Giustizia della Camera, nonché legale di Silvio Berlusconi nel processo IMI SIR - Lodo Mondadori a Milano) è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Brescia, che sta indagando sulla strage di Piazza della Loggia del 1974. Il reato ipotizzato è quello di favoreggiamento. Pecorella è infatti difensore di Delfo Zorzi, già condannato all'ergastolo come esecutore materiale della strage di Piazza Fontana(7). Gli atti contro Pecorella nascerebbero dalle dichiarazioni rese dal pentito Martino Siciliano, testimone chiave nei processi sullo stragismo nero, che nell'aprile scorso ha ritrattato tutte le proprie accuse nei confronti di Zorzi, sia per Piazza della Loggia sia per Piazza Fontana. La ritrattazione di Siciliano però, nella ricostruzione della Procura di Brescia, avrebbe avuto origine da un'offerta consistente di denaro, offerta alla quale non sarebbero stati estranei (sempre secondo l'ipotesi accusatoria) i legali dello stesso Zorzi.
Delfo Zorzi, 54 anni, vive dal 1974 in Giappone, ed è cittadino giapponese dal 1989. Oggetto di un mandato di cattura internazionale del 1997, non è mai stato estradato in Italia per mancanza di un accordo fra Italia e Giappone.
Dunque l'Avvocato Pecorella, difensore di Zorzi, in qualità di presidente della Commissione Giustizia della Camera dovrebbe esaminare l'eventuale richiesta di estradizione DEL SUO ASSISTITO...
Come giudichi l'atteggiamento di questo Governo, che da un lato si pone quale strenuo avversario del terrorismo internazionale (dopo l'11 settembre), mentre dall'altro lato sembra provare fastidio se solo gli si ricordano gli episodi di terrorismo "nostrano" che ancora attendono giustizia e verità?
PAOLO BOLOGNESI:
Questo fervore antiterroristico si manifesta perché il "nuovo nemico" è straniero. Magari ne dovremo subire le conseguenze pure in Italia, ma le matrici, le persone, le "cause" di questi personaggi ci sono totalmente estranee. Ricordiamoci poi che la prassi che seguiva ogni episodio stragista in Italia era: "cerchiamo di addossare le colpe all'estero, cerchiamo le piste extra-nazionali".
Questo fervore, mi convince poco... Quando vedo Gasparri, Fini, Storace, che politicamente hanno pascolato negli stessi ambienti di Mambro e Fioravanti, quando abbiamo un Presidente del Consiglio che è iscritto alla Loggia Massonica P2, loggia massonica coinvolta, come sappiamo, nella stagione delle stragi di casa nostra... La patente di grande nemico del terrorismo a questa gente io non la riconosco di certo! E non la otterranno mandando gli alpini in Afghanistan... Questa gente dimostrerà di essere contro il terrorismo quando avrà abolito il segreto di Stato, quando avrà fatto di tutto per cercare i mandanti e gli ispiratori politici della stagione delle stragi italiane.
Per quanto riguarda Pecorella, ne ho parlato durante il discorso del 2 agosto scorso, sottolineando che la commistione tra funzione istituzionale e ruolo professionale pone in discussione nei fatti la credibilità dell'impegno del Governo Italiano in materia di antiterrorismo. Non ci sono dubbi: qui occorre una scelta che evidenzi la volontà politica di conseguire senza indugi l'obiettivo della consegna dello Zorzi all'autorità Giudiziaria Italiana.
Tu sei, oltre che Presidente della "Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna", Presidente della "Unione familiari vittime per stragi", che riunisce sotto la propria tutela i parenti delle vittime di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, treno Italicus, rapido 904 e di Via Georgofili. Una domanda prettamente tecnica: quali sono i rapporti e le interazioni fra le varie associazioni?
PAOLO BOLOGNESI:
Beh, è chiaro che ogni Associazione è autonoma. Ognuna compie le varie attività sul territorio autonomamente da quella degli altri anche per motivi di distanza. Però operiamo con grande sintonia e in certe operazioni operiamo congiuntamente. Abbiamo già citato il fatto che nel discorso dell'ultimo 2 agosto ho parlato di Pecorella, per sottolineare un fatto che con noi non c'entrava nulla, ma nel quadro complessivo di quelli che sono gli obbiettivi dell'Unione Familiari contava, eccome! Come ho già detto, per la proposta del Segreto di Stato andremo tutti insieme all'audizione al Senato del 9 ottobre; siamo insieme nell'Osservatorio delle Vittime, eccetera.
Le stragi non guardano in faccia nessuno: uccidono senza fare distinzioni di età, sesso, ceto sociale e convinzioni politiche... Scusa la domanda, forse banale ma assolutamente non provocatoria: le diverse opinioni politiche all'interno dell'Associazione hanno mai influenzato e/o portato a contrasti interni?
PAOLO BOLOGNESI:
No, mai. Perché in queste faccende riesci ad arrivare a certi obbiettivi solo con una grande coerenza. Al nostro interno abbiamo pure persone impegnate politicamente, faccio per dire, in Alleanza Nazionale, ma sono sempre state con noi, fino in fondo. Del resto anche all'inizio di questa intervista abbiamo detto quali sono i nostri obbiettivi: Giustizia e verità... Se questi sono i tuoi obbiettivi non conta nulla l'appartenenza personale a questo o a quel partito. Qui a Bologna c'è un sacco di gente che è simpatizzante per il polo di centro destra, ma con noi è sempre stata solidale.
Una curiosità prettamente "tecnica": nei vari processi sulla strage di Bologna, l'Associazione non si è mai costituita parte civile, preferendo la costituzione individuale dei singoli familiari. Volevo sapere se i motivi che sottendevano questa scelta erano personali o "tecnico-giuridici".
Solo tecnico-giuridici. Normalmente, per costituirsi parte civile l'Associazione avrebbe dovuto essere esistente già nel momento in cui era successo il fatto. A questo punto il riconoscimento dell'associazione diventava problematica, ed abbiamo puntato alla massa individuale di costituzioni quali parti civili, anche per dimostrare la grande compattezza con cui portavamo avanti le nostre ragioni.
Ho già avuto modo di trattare casi di persone ferite dallo Stato. Si trattasse di ferite "direttamente inflitte" o di ferite rese più dolorose da silenzi, inefficienza, depistaggi, poco conta: vedo un filo comune nel caso Pinelli, nel caso Giuliani e nel vostro: l'inefficienza (naturale o voluta...) degli apparati dello Stato.
Questo mi ha portato ad una riflessione quasi paradossale, ad un'altra cosa che mi sembra accomunare le vostre vicende: lo Stato vi ha deluso tutti, sì, ma vi ha deluso nella misura in cui voi vi aspettavate qualcosa di importante dalle Istituzioni. Mi sembra che voi, familiari delle "vittime di Stato" (e scusami per la definizione) abbiate sviluppato un senso delle Istituzioni più alto di quello che hanno quanti dovrebbero incarnare quelle stesse Istituzioni....
Io non ho un gran senso dello Stato; non lo dico con vanto, ma più mi interesso ai casi di questa Repubblica e più quel poco senso se ne va... Quindi perdonami la domanda, per certi versi addirittura ridicola: cos'è (per te, per voi dell'Associazione) lo Stato? Com'è cambiata (se è cambiata) la tua concezione di Stato, prima e dopo la tragedia che ti ha colpito personalmente?
PAOLO BOLOGNESI:
Indubbiamente lo Stato nella faccenda della strage di Bologna ha fatto di tutto per comportarsi in maniera indegna o peggio. Ti dirò di più: dal dopoguerra fino al 1981 tutti i capi dei servizi segreti sono stati implicati in qualche modo, per depistaggi o altro, negli episodi di stragi. E i servizi segreti sono organi esecutivi, "eseguono ordini", come si dice; i loro vertici sono nominati politicamente, ma nessuno dei Ministri implicati nella scelta di questi vertici ha mai pagato politicamente per le azioni dei servizi o per le protezioni fornite a questi personaggi. Pertanto quando si parla di "schegge impazzite" o di "servizi deviati" a me sembrano fesserie: questi signori facevano esattamente quello che "dall'alto" gli dicevano di fare.
Insomma, stiamo parlando di uno Stato che ha al suo interno una serie vastissima di "agganci avvelenati", è un dato di fatto... Ma è pure vero che se nell'ambito della strage di Bologna siamo riusciti ad arrivare a dei risultati è perché nella polizia, fra i carabinieri, nella magistratura, e negli stessi servizi segreti abbiamo trovato uomini davvero all'altezza dello Stato, che hanno tenuto in grande considerazione quelle che dovrebbero essere le caratteristiche salienti di uno Stato. Credo che un'Associazione come la nostra dimostri di essere attaccata allo Stato proprio criticandolo, senza fargli mai sconti. Credo che criticando con coerenza le malefatte di certi personaggi, si indichi quella che dovrebbe essere la strada da seguire per essere davvero qualcosa che tuteli (e non che opprima) i cittadini. Che poi questa nostra coerenza sia stata poco premiata è tutto un altro paio di maniche.
Poi, certo, vedere la direzione che sta prendendo oggi, lo Stato... Beh, sta andando in una direzione che distrugge quel po' di etica che esisteva fino ad oggi.
Nella strage del 2 agosto 1980 tu hai perso la madre di tua moglie ed hai rischiato di perdere tuo figlio, che all'epoca aveva 6 anni. Ti capita mai di parlare con lui di quei fatti? Partecipa anche lui alle attività dell'Associazione? E, a tale proposito, un'altra cosa mi incuriosiva, senza scendere in dettagli personali: le stragi spesso vengono viste come qualcosa di terribile, certo, ma anche come un'isola a sé stante, una vicenda che ha un inizio e una fine: i morti vengono pianti dai parenti, e poi il dolore lentamente passa. I feriti vengono curati, poi tornano alla vita, chi segnato nel corpo, chi nell'anima, chi in tutti e due... Invece credo che le cose siano molto più complesse. Lo Stato almeno in questo vi è stato vicino, a livello di esigenze pratiche?
PAOLO BOLOGNESI:
Tieni presente che il 2 agosto io ho riconosciuto mio figlio da una "voglia" che aveva sulla pancia. Immaginati come poteva essere ridotto... Ha subito 14 operazioni, fra Italia e estero. Noi come famiglia abbiamo cercato di far sì che, in seguito, non pensasse a se stesso come ad una vittima. Che la sua coscienza non fosse segnata da quelle ferite; doveva avere la forza di superarle, di andare avanti. E direi che ci siamo riusciti. Mio figlio si è laureato, vive a Londra. Ha una forte vena artistica (che sicuramente lo ha aiutato a superare l'esperienza): ha girato dei cortometraggi per l'Associazione, che hanno vinto pure dei premi... (8)
Bologna ha avuto la medaglia d'oro al valore civile per quanto concerne i soccorsi, e fu un riconoscimento pienamente meritato. I soccorsi furono immediati, un esempio di "iniziativa posta a servizio della necessità". I carrelli per le valigie messi a disposizione per il trasporto dei feriti, i taxi... Hanno salvato tanta di quella gente... Per fortuna poco tempo prima della strage era stata attivata la struttura della Protezione Civile, per cui c'era gente fresca di conoscenze e di formazione nel campo della gestione delle emergenze.
Ma molte famiglie non si sono mai riprese, e non si riprenderanno più... E' una cosa che ti scombussola totalmente. Anche quelli che non sono fra gli 85 morti o fra i 200 feriti, ma che erano lì ed hanno visto tutto...
Per quanto riguarda gli aiuti "pratici": a Bologna subito dopo la strage il "Resto del Carlino" ed il Comune fecero una sottoscrizione. E la gente si dimostrò davvero solidale. Con i soldi raccolti furono esaudite le necessità delle varie famiglie coinvolte. Per farti un esempio, i rimborsi per i feriti, per altre stragi, sono arrivati dopo 5 - 6 anni. Quindi quelli che hanno dovuto affrontare le cure, le operazioni o le visite specialistiche hanno dovuto affrontare la cosa, anche a livello finanziario, completamente da soli, sperando nel rimborso successivo.
Pensa che oggi noi come Associazione siamo diventati un punto di riferimento, qui a Bologna, anche per persone coinvolte in incidenti stradali e cose del genere, nel senso che abbiamo sviluppato conoscenze ed un bagaglio di esperienze notevole, in questo campo. Vengono da noi a chiederci consulenze, l'indirizzo di questo o quello specialista, in campo oculistico, ortopedico, dermatologico... E noi quando possiamo diamo una mano ben volentieri, è chiaro. Ma il mio discorso era questo: noi questa esperienza ce la siamo fatta sulla nostra pelle; vent'anni fa ci siamo trovati a brancolare da un ospedale all'altro, da uno specialista all'altro, con ben poche sicurezze e ben poche indicazioni. E non a tutti è andata bene...
Un'ultima domanda "personale", che mi appare però doverosa: nel libro di Daniele Biacchessi che ho citato nell'introduzione ("Un attimo... vent'anni") appare più volte la figura di Torquato Secci, scomparso il 24 aprile 1996. Un uomo che voi tutti avete conosciuto bene, e traspare dal libro di Biacchessi il grande affetto, il grande rispetto che avete portato verso di lui. Ma Torquato Secci (ossia il primo Presidente dell'Associazione, che reagì alla morte del figlio Sergio alla stazione di Bologna con lucidità, determinazione e grande impegno civile) per "l'uomo della strada" (sempre per quell'ignoranza/indifferenza - solo in parte incolpevole - di cui abbiamo già discusso) è un "signor nessuno"...
Anche per me, che non l'ho conosciuto personalmente, sembra doveroso chiudere questa intervista facendo ricordare proprio a te la sua figura.
PAOLO BOLOGNESI:
Torquato Secci è stato un grande! Anche per il suo passato; è stato un ex partigiano, non è che la sua storia, quella che me lo fa definire "un grande" cominci a Bologna il 2 agosto 1980...
Io l'ho conosciuto il 2 agosto, davanti al reparto di rianimazione; eravamo entrambi lì per i nostri figli; poi il mio ce l'ha fatta, il suo Sergio è morto il 7 agosto, in seguito alle ferite riportate nell'esplosione. Nel marzo 1981, dopo il Processo di Appello sulla strage di Piazza Fontana, quando furono assolti tutti gli imputati, decidemmo di fondare l'Associazione, e abbiamo cominciato a lavorare insieme. Abbiamo vissuto insieme i processi, la raccolta delle firme per l'abolizione del segreto di Stato, le speranze e le amarezze... Molte persone si sono stupite quando conoscevano gente dell'Associazione, pensando di trovare persone chiuse nel proprio mondo e afflitte, e constatando invece quanta dinamicità e quanta caparbietà mettevamo nelle nostre azioni, con cui cercavamo - e cerchiamo - di creare punti fermi, come diceva Torquato, soprattutto per le giovani generazioni.
La coerenza, la tenacia, la caparbietà di Torquato erano più che eccezionali. E ha cambiato anche il mio modo di affrontare queste cose. Per me è stato un maestro di vita, davvero... Sulla tomba di mio padre ho voluto far scrivere "sei stato un bell'esempio di vita". E quando è morto Torquato e ho fatto una breve orazione funebre in sua memoria gli ho voluto dedicare quelle stesse parole: "sei stato un bell'esempio di vita"...
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NOTE:
(1) Il 9 marzo 2002 Luigi Ciavardini è stato condannato quale terzo esecutore materiale della strage (come già riportato, i primi due esecutori, già condannati con sentenza passata in giudicato, furono Francesca Mambro e Valerio Fioravanti). Nel 2004 la Corte di Cassazione ha però parzialmente rivisto il quadro della situazione, confermando le responsabilità di Mambro e Fioravanti e confermando pure la condanna di Ciavardini per banda armata, ma rinviando alla sezione minorenni della corte di appello di Bologna il compito di rivalutare le eventuali responsabilità di Ciavardini circa il suo coinvolgimento nell'esecuzione materiale della strage (ricordo che all'epoca dei fatti Ciavardini era minorenne).
(2) http://www.stragi80.com/ : sito molto bello e molto documentato, che vi consiglio vivamente.
(3) Estratto dalla proposta di Legge: "Alla legge 24 ottobre 1977, n. 801, è aggiunto l'art. 15 bis, del seguente tenore: "Il segreto di Stato non può essere opposto in alcuna forma nel corso dei procedimenti penali relativi:
a) - ai reati complessi per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico;
b) - ai delitti di strage previsti dagli artt. 285 e 422 del codice penale."
(4) Mario Amato, Sostituto Procuratore della Repubblica di Roma, titolare delle inchieste sui gruppi terroristi di destra, fu ucciso a Roma il 23 giugno 1980 (meno di due mesi prima della strage di Bologna). Il Magistrato aveva raccolto molte informazioni circa le attività eversive neofasciste, anche grazie ad un dossier realizzato da un giovane esponente romano dell'autonomia operaia, Valerio Verbano (ucciso anch'egli il 22 febbraio 1980). Per l'omicidio Amato sono stati riconosciuti colpevoli e condannati Fioravanti, Mambro e Gilberto Cavallini (anche quest'ultimo, come i primi due, esponente dei NAR)
(5) Per identificare Mambro e Fioravanti e sapere qualcosa di più sulla loro lunga lista di crimini, vi rimando a questo link: http://www.stragi80.com/bologna/mambrofioravanti/chisono.html
(6) "Loro al governo, noi all'ergastolo" - Corriere della Sera 12 giugno 1994 - articolo di Gian Antonio Stella: http://www.stragi80.com/bologna/mambrofioravanti/stella.html
(7) Nel 2004 la sentenza di appello (poi confermata in Cassazione) ha assolto Delfo Zorzi (così come Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni) per la strage di piazza Fontana. La domanda in cui è inserita questa nota e la conseguente risposta vanno lette alla luce di quelle che erano le conoscenze e le carte processuali al momento dell'intervista.
(8) Vi invito a visitare, sul sito ufficiale della Associazione fra i parenti delle Vittime della strage di Bologna, la sezione "frammenti di un ricordo" (http://www.stragi.it/index.php?pagina=associazione&par=frammenti), dove potete trovare alcuni collage realizzati da Marco Bolognesi tratti da "Frammenti di un ricordo" pubblicato dall'Associazione 2 agosto '80.