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Dalla strage alla solidarietà: a Casalecchio

Non si sono fermati alla memoria di una strage. Il dolore, tremendo e indicibile provato 20 anni fa per la morte di 12 quindicenni uccisi da un aereo militare che all'improvviso squarciò la loro classe, l'hanno messo da parte 'attrezzandosi' per sostenere quello di qualsiasi altra vittima, di violenza, maltrattamenti, truffe, estorsioni, usura, bullismo non importa. E' nato così il Centro per le vittime di Casalecchio di Reno, comune alle porte di Bologna, teatro il 6 dicembre 1990 della strage alla succursale dell'istituto tecnico Salvemini. Avviato a metà del 2005, il Centro è la creatura voluta dall'associazione dei parenti delle vittime. Una specie di sportello sociale dove bussare tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì per risolvere problemi pratici dopo uno scippo o una rapina, per sfogarsi o per avere un sostegno psicologico e legale prima di denunciare. "E' un progetto assolutamente anomalo, nel senso che matti come noi non ce ne sono in giro", scherza il coordinatore del centro Gianni Devani, all'epoca vicepreside del Salvemini. In comune con quella brutta storia il Centro ha solo la sede: una stanza al piano terra in quella che era l'aula accanto alla II A, sventrata dall'aereo in avaria e fuori controllo. In più, cinque dei 15 volontari sono genitori delle vittime che negli anni hanno fatto corsi di formazione ad hoc. Poi ci sono 5-6 professionisti con competenze legali, sociologiche o psicologiche. A loro in cinque anni si sono rivolte quasi 1.000 persone, di cui 300 da gennaio. Per metà sono di Casalecchio, ma il 25-30% vengono dai paesini vicini come quelli 'convenzionati' con la struttura che sono Sasso Marconi, Zola, Monteveglio (comuni d'origine di alcune vittime). Molte sono donne, vittime di botte e minacce in casa. E' il caso di un'albanese con un figlio piccolo picchiata dal compagno italiano che alla fine si è convinta a denunciare. "L'abbiamo accompagnata noi dai carabinieri - racconta Devani - e solo a questo punto sono potuti intervenire i servizi sociali". Ma c'é anche la storia di un disoccupato che ha investito i risparmi della madre in un'attività commerciale da cui poi è stato truffato. Oppure di tante famiglie che, complice la crisi, si ritrovano con un reddito in meno e l'impossibilità di pagare le bollette o l'affitto. "Vengono da noi perché non chiediamo nulla in cambio - continua il coordinatore - Spesso pensano che un avvocato gli chiederebbe una parcella o da consigli interessati, il Comune è visto come il regno della burocrazia. Da noi possono venire tutte le volte che hanno bisogno". Il Centro è nato solo di recente non a caso: l'iter giudiziario si è chiuso nel 1998 con l'assoluzione del pilota decisa dalla Cassazione, e i risarcimenti ottenuti dalle famiglie. Ma nell'edificio di via del Fanciullo i volontari non sono da soli. La scuola, rimasta a lungo sotto sequestro, nel 2001 è diventata la Casa della solidarietà, sede auto-gestita per una trentina di associazioni, dall'Anpi alla Pubblica assistenza dall'Ant alla Protezione civile. Intatta invece l'aula squarciata: è l'angolo della memoria dove si torna ogni 6 dicembre con un fiore bianco.