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Intervento di Maria Iannucci sorella di Iaio - Milano Università Bocconi in memoria di Roberto Franceschi
Maria Iannucci
24 gennaio 2011

Ciao a tutti, sono Maria Iannucci, sorella di Lorenzo Iaio Iannucci,

VORREI FARE UNA PREMESSA,: ESSERE QUI STASERA , MI HA OBBLIGATO A RILEGGERE LA COSTITUZIONE, HO COINVOLTO DIVERSE PERSONE PER CONSIGLI, HO RIVISTO MATERIALE DI TRENTANNI FA, E HO PENSATO DI FAR PARLARE I DOCUMENTI, GLI INTERVENTI DI PERSONE CHE HANNO PRESO A CUORE LA STORIA DI FAUSTO E IAIO.

Lorenzo e Fausto Tinelli il 18 marzo 1978 in via Mancinelli a Milano, furono uccisi da killer dei Nar in un agguato fascista;

la sera del 18 marzo la storia della mia famiglia , immigrati dalla provincia di Benevento, si intreccia con quella di Fausto Tinelli, la sua famiglia immigrati e operai da Trento. Due, amici, due ragazzi impegnati a sinistra, frequentano il centro sociale Leoncavallo.

Danila, madre di Fausto, aveva 40 anni e un bimbo di 18 mesi. I miei genitori scelsero da subito il silenzio, l'invisibilità, agli occhi del mondo che chiedeva, soffriva, indagava, urlava la propria rabbia verso questo omicidio fascista.

Danila ha difeso la memoria di suo figlio e chiaramente anche di Iaio con orgoglio, disperazione e rabbia ha testimoniato e portato avanti il bisogno di verità e di giustizia,


Avevo 21 anni nel 1978 e ho condiviso con mio fratello, piu' piccolo di me di due anni, l'essere giovani negli anni settanta, ci indignavamo, credevamo di cambiare il mondo. Vivevamo la vita di quartiere, il Leoncavallo, Parco Lambro, gli amici in comune...

Ricordo che ci ritrovavamo la sera. Poco prima che lui venisse ucciso, io stavo già progettando di andare a vivere da sola, e lui voleva venire a stare da me: era normale, perché i sogni e le esigenze erano comuni a entrambi.

L'uccisione di Fausto e Iaio è stata una cosa enorme anche per questo: loro erano due ragazzi molto noti nella zona, perfettamente calati in quella realtà. Sono sempre stata convinta che il senso del loro omicidio sia stato proprio questo: hanno colpito loro due non perché avessero scoperto chissà cosa circa il traffico di droga, ma perché volevano colpire due ragazzi in cui gli altri potevano identificarsi. Volevano distruggere qualcosa di più grosso che stava nascendo.

Ero giovane e la tragedia personale si è mischiata a quella di tutti quelli che urlavano "hanno ucciso due di noi, le nostre idee non moriranno mai": erano studenti, lavoratori, cittadini. Eravamo contro il potere politico, che usava metodi anticostituzionali, per stroncare le lotte per i diritti civili.

La solidarieta' l'antifascismo, il bisogno di verita' e giustizia, la consapevolezza dei diritti, fecero uscire di casa , donne madri, Adriana, Nina, Dina, Edda, Luciana:

Carmen, fondatrice delle mamme antifasciste, nate subito dopo l'omicidio.:( tratte dal nostro libro del trentennale)

"Il nome ce lo ha suggerito durante un ' assemblea Lydia Franceschi, la mamma di Roberto, e noi siamo diventate così le MAMME ANTIFASCISTE del Leoncavallo.

Eravamo un gruppo eterogeneo, alcune donne non avevano mai fatto politica, altre erano impegnate in attività femministe, qualcuna sindacalista, alcune laureate, altre con licenza elementare, dai 40 ai 70 anni , arrivavano da tutte le zone di Milano .

Quello che ci univa era un istinto di ribellione, dal momento che i giovani di sinistra venivano massacrati dalla polizia e dai fascisti.Volevamo dire basta come donne e madri a tutto questo e decidemmo di scendere in piazza a fianco dei nostri figli. Ai funerali parteciparono centomila persone molti rischiando il licenziamento. ( i partiti di sinistra non compresero o vollero comprendere la gravita' dell'omicidio, a due giorni dal rapimento di Moro, e i sindacati su indicazione dei partiti, non convocarono lo sciopero generale).

Noi nel corteo, tutte insieme a tenere lo striscione: "Le mamme di tutti i compagni piangono i loro figli!"

Nei giorni dopo i funerale le nostre riunioni continuavano ed erano sempre più numerose. Un pomeriggio ci siamo trovate in più di trecento, una più rabbiosa dell'altra... La tesi dei fascisti la sostenevamo all'unanimità, il nostro compito era quello di dirlo a più gente possibile e nello stesso tempo tranquillizzare i nostri ragazzi disperati e spaventati, erano paralizzati, vivevano nel terrore. Io non lo so cosa sia accaduto dentro di loro, erano molto giovani, sotto i vent'anni.. L'assassinio di Fausto e Iaio è stata una cosa spaventosa. Molti giovani non si sono ripresi più, hanno smesso di fare politica, qualcuno ha anche cambiato zona.

Per vent'anni siamo andate al Tribunale , con o senza appuntamento, per incontrare o protestare con i giudici che cambiavano in continuazione. Io mi sono contata persino tutti i gradini che ci volevano per arrivare all'ufficio dei giudici... 940 scalini... per conoscere la verità: "Chi li ha uccisi e perché". Dal momento in cui è stato chiaro che l'omicidio di Fausto e Iaio era politico, il filo conduttore del nostro impegno civile nei palazzi di giustizia nelle piazze, era la richiesta di verita' e giustizia,

Le Mamme Antifasciste hanno imparato dai giovani, dai loro figli, loro le hanno aiutate a crescere . Oggi , queste donne non smettono di passare forza e memoria alle nuove generazioni."


Nel corso dei primi ventanni, sono diventata adulta, ho costruito la mia vita, rivendicando il diritto di vivere, e con Danila, le mamme , i compagni, con i giornalisti, quali, Hutter, Umberto Gay, Ivan Berni, Daniele Biacchessi, Danilo , ho condiviso l'impegno , il senso di appartenenza, un percorso di memoria e di ricerca di verita' e giustizia .

Radio popolare è stata in quella situazione nel marzo 1978, un elemento di tenuta della democrazia in Italia; che reazione si voleva ottenere ?nacque un grande momento di dibattito in quel periodo; crescita obbligata nel dolore per me, 21 anni nel '78 e per tutti i giovani, le persone che, in una situazione emotiva intensa di angoscia, avevano capito che tutti gli avvenimenti nascondevano qualcosa di losco, di manovrato dall'alto sulla nostra pelle. non era morto solo mio fratello ma una parte della città, della nostra vita. Era un dolore pubblico il mio, il nostro, e ho preso sulle spalle la responsabilità di esserci.


Nel 1996 Daniele Biacchessi, con il suo libro "la speranza muore a diciottanni", ricostruisce le dinamiche dell'inchiesta . Tratto dal suo libro:Rivendicazione volantino.

Sabato 18 marzo una nostra brigata armata di Milano ha giustiziato

i servi del sistema Tinelli Fausto e Iannucci Lorenzo. Con

questo gesto vogliamo vendicare la morte di tutti i camerati assassinati

dagli strumenti della reazione e della sovversione. Noi non

crediamo nella lotta comunista contro lo Stato, perché, avendo

tutte le forze di sinistra la medesima mentalità di questo sistema,

esse sono solamente i servi di questo regime. È quindi per questa

ragione che l'unica forza veramente rivoluzionaria è rappresentata

dall'estrema destra. Falvella, Ramelli, Zicchieri, Mantakas, Ciavatta, Bigonzetti, Recchioni

marciano nelle nostre file e gridano vendetta. Viva la rivoluzione

fascista, morte al sistema e ai suoi servi, onore ai camerati assassinati

dal Fronte Rosso e dalla reazione."

La memoria su Fausto e Iaio è memoria antifascista.

Le indagini dureranno anni. Le carte passeranno nel corso del tempo tra le mani di numerosi giudici e magistrati: da Armando Spataro, fino al giudice Guido Salvini, uno dei massimi esperti di eversione nera. IL giudice delinea le accuse, dichiarando che l'omicidio del Casoretto sarebbe da addebitarsi a manovre di spezzoni deviati dei servizi segreti controllati all'epoca dalla P2. Al termine dell'inchiesta restano tre gli indiziati: Mario Corsi detto Marione, neofascista, Massimo Carminati e Claudio Bracci, affiliati alla banda della Magliana.


1999 appello ai politici, di Danila e Maria

" Per noi familiari è l'ennesimo appello per l'ennesima richiesta di giustizia, per non cancellare gli omicidi impuniti e le inchieste scomode.

Forse non si è ancora riusciti a rompere quella rete di protezione e di insabbiamento che avvolge esecutori e mandanti, il vostro lavoro è difficile...crisi di governo...guerra... per favore fate qualche cosa anche per le inchieste del passato fate sentire il fiato sul collo a questi neri personaggi da parte delle forze sane dello Stato.

In questi 21 anni siamo andati costantemente a sollecitare , a ricordare ai vari magistrati che non esistono morti di serie A o di serie B, CHE L'OMICIDIO DEI DUE RAGAZZI E' POLITICO ed è rientrato in una precisa strategia stragista.

Noi non seppelliamo il ricordo, il dolore , anzi il tempo ci rende consapevoli che solamente mantenendo vive le loro idee troviamo la forza per continuare la ricerca della verità.

NON VOGLIAMO PERDERE LA FIDUCIA NELLA GIUSTIZIA E DIFENDIAMO IL DIRITTO ALLA VERITA'!"


Nel Dicembre 2000 arriva l'arichiazione da parte della dottoressa Forleo:

"Pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva e

in particolare degli attuali indagati (Massimo Carminati, Mario

Corsi e Claudio Bracci), appare evidente allo stato la non superabilità

in giudizio del limite appunto indiziario di questi elementi,

e ciò soprattutto per la natura de relato delle pur rilevanti

dichiarazioni".

Ho adottato L'art. 111, La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge perchè dovrebbe essere la giusta conclusione di un iter giudiziario. Senza l'accertamento della verità, le vittime di stragi e omicidi, rimangono invisibili, buoni solo per le ricorrenze e gli anniversari con cui lo Stato si autoassolve dalle sue responsabilità. Per Fausto e Iaio nessun processo.

È dunque mancato il coraggio della giustizia e la forza della politica. Forse perché l'omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci conserva ancora oggi qualcosa di indicibile.

Le parole del giudice Spataro, nel suo libro "ne valeva la pena" mi hanno suscitato emozioni contrastanti: «Ancora mi pesa non aver trovato gli autori dell' omicidio di Lorenzo Iannucci e Fausto Tinelli» «Vorrei chiedere scusa ai loro genitori, parenti e amici. Anche se non riesco a individuare colpe o superficialità nelle nostre indagini».

Nel 2001, noi familiari dei due ragazzi, abbiamo ottenuto un importante riconoscimento: Fausto e Iaio, sono stati dichiarati vittime del terrorismo, rientrando nella Legge 480 . Essere riconosciuti "Vittime del terrorismo" ha significato soprattutto per i genitori un risarcimento morale. Il 9 maggio del 2010 siamo andate io e Danila dal presidente della repubblica.

Sento in ogni caso il dovere di fare chiarezza rispetto ai tentativi di riappacificazione o memoria condivisa, in questi ultimi anni : non è la mia strada,perchè penso che , oltre al rispetto delle singole vicende, sia importante dare soprattutto ai giovani gli strumenti per comprendere; l'appiattimento della realta', mettendo tutti sullo stesso piano, fa comodo a chi non ha a cuore la verita', e vuole riscrivere la storia, generando confusione.

Lo Stato si è arreso, noi no. Negli ultimi anni, l'associazione familiari e amici di Fausto e Iaio è impegnata sia a mantenere viva la memoria dei nostri cari, sia nella realizzazione degli scopi posti dal nostro statuto, quali il valore della memoria, la difesa diritti umani; abbiamo compreso l'importanza di parlare ai giovani, di dare loro spunti di riflessione, ma anche usare strumenti quali le espessioni artistiche, il teatro. In collaborazione con alcuni istituti scolastici Superiori di Milano abbiamo promosso e vogliamo promuovere iniziative che favoriscano una educazione alla pace, al diritto di cittadinanza, al recupero di valori quali la solidarietà e l'impegno civile.

Ho apprezzato la scelta di Daniele Biacchessi, il quale dopo la mancata giustizia, ha messo le sue energie nel teatro civile , portando in giro per l'Italia i suoi reading, sulla storia e la memoria , le stragi impunite .

Nel 2003 a Genova,ho aderito alla costruzione delle reti invisibili, il network di associazioni italiane impegnate nella memoria storica, nella ricerca della verità e della giustizia su molte vicende che hanno insanguinato il nostro Paese dal dopoguerra ad oggi.


Oggi sono consapevole che l'aver condiviso ideali, sogni, con mio fratello, mi abbia aiutato a reggere il peso di una tragedia piu' grande di noi.

La mia strada di impegno civile si intreccia con Rosa Piro, madre di Dax, come Stefania, madre di Renato Biagetti , con Patrizia madre di Federico Aldovrandi, con Silvia e Claudia Pinelli.

Negli ultimi due anni ho conosciuto le madri, le sorelle, i padri delle persone morti nelle carceri e proprio con il papa' di Stefano Cucchi nel novembre 2010 a Viareggio in un presidio di solidarieta' alla mamma di Daniele Franceschi, abbiamo fatto questa riflessione : purtroppo ultimamente i giovani muoiono , soli, indifesi, fragili, nelle carceri, di nascosto ; i nostri familiari son morti in strada per i loro ideali.

Vorrei concludere con una lettera arrivata sul sito dell'associazione un anno fa, spero che dia un senso di speranza


"CarissimeSignore Tinelli e Iannucci,

siamo la RETE STUDENTI SALERNO un collettivo di studenti medi e universitari, impegnati da anni nelle lotte sociali per il lavoro,la casa, diritto allo studio, carcere e antifascimo.

Ritenendo l'antifascismo un valore imprescindibile,che noi pratichiamo attraverso la memoria storica e il lavoro d'indagine, in quanto coscienti che solo facendo tesoro delle esperienze passate si possano evitare atti come quello che ha visto protagonisti i vostri figli, anzi tanti figli...,vorremmo invitarvi qui a Salerno per un iniziativa volta alla sensibilzzazione, l'informazione e alla memoria di Fausto e Iaio in quanto antifascisti che lottavano per questo valore .

Vi porgiamo questo invito in quanto ci rendiamo conto che soprattutto tra le giovani generazioni, l'antifascismo si è ridotto ad una pratica violenta, inconcludente e che diventa fatalmente fascista, dimenticando quello che è che deve essere l'antifascimo. "


La nostra responsabilita' è quella di trasmettere l'importanza di essere cittadini attivi . Sappiamo che Fausto e Iaio sono nel cuore di tantissime persone e questo ci da la forza di non arrenderci, perché ci possa essere un futuro migliore per tutti, proprio come essi volevano.