Smobilitare le basi nucleari e cancellare il segreto di Stato: due proposte di legge raccolgono l'input delle campagne sparse per l'Italia nei territori invasi da arsenali atomici, come la piana bresciana o Aviano in Friuli, minacciati da porti nucleari, undici almeno da Spezia a Taranto, inquinati da basi Usa, poligoni Nato, fabbriche d'armi da Camp Darby a La Maddalena, da Salto di Quirra a Colleferro. Il verde Bulgarelli, che l'ha presentati a Montecitorio e il presidente dei senatori di Rifondazione, Malabarba, che lo ha fatto a Palazzo Madama, le hanno illustrate ieri in un convegno in un palazzo della Camera con esponenti di comitati e movimenti pacifisti le cui istanze vanno a sbattere, dalla fine della II guerra mondiale, sull'ipoteca posta al nostro Paese da patti militari il cui contenuto è oscuro perfino al Parlamento. Esistono servizi segreti - l'Ucsi - mai stabiliti dagli ordinamenti e clausole dei Patti atlantici segretissimi anche mezzo secolo dopo la ratifica, in un clima affatto diverso da quello - la guerra fredda - che li generò. Nel frattempo, all'ombra di quel patto, s'è consumata in Italia una lunghissima stagione di riarmo e la strategia della tensione, stragi, attentati, omicidi, depistaggi, che la sistematica apposizione del segreto di stato ha reso impermeabili alle intermittenti attenzioni della magistratura. Eppure negli Usa c'è il Foia, Freedom of information act, introdotto nel '66 e ampliato successivamente, che consente a qualunque cittadino, anche non americano, di chiedere la declassificazione di documenti secretati almeno 25 anni prima e obbliga l'amministrazione a fornire risposte. E' grazie al Foia che la comunità degli storici è riuscita ad accedere a documenti relativi alla crisi cubana del '62, la Baia dei Porci, o ad altri episodi della guerra fredda.
E' giusto al Foia che si sono ispirati i presentatori delle "disposizioni in materia di desecretazione e accesso ai documenti di Stato", presentate ieri da Bulgarelli e Malabarba assieme alla proposta di legge costituzionale per dei referendum consultivi sullo smantellamento degli armamenti nucleari sul territorio nazionale e sull'adesione dell'Italia alla Nato sotto il cui ombrello viene ripudiato l'articolo 11 della Costituzione. Le implicazioni delle proposte con le istanze dell'articolata campagna contro la guerra permanente in corso sono evidenti. Nella Sala delle Colonne di Palazzo Marini, alle spalle di Piazza S. Silvestro, a Roma, le poltrone sono occupate da numerosi esponenti dei movimenti pacifisti: scienziati contro la guerra, comitato per il ritiro delle truppe dall'Iraq, social forum e, ancora, toscani di Camp Darby e sardisti dell'Irs, protagonisti negli ultimi tempi delle incursioni nella villa di Berlusconi in Costa Smeralda, e, solo 20 giorni fa, dello sbarco di 600 persone, in gommone sull'Isola di S. Stefano, dove si sta espandendo la base della Maddalena. La dilatazione a dismisura della base, contro il parere delle popolazioni, della Regione e di tutte le Province interessate; le patologie e le morti per linfoma e leucemia intorno ai poligoni di Quirra e S. Lorenzo; il mancato indennizzo ai pescatori danneggiati dalle ripetute manovre militari, hanno spinto ai minimi storici la popolarità della presenza Usa sull'isola. Recentemente 732 giovani indipendentisti si sono autodenunciati in solidarietà con cinque loro compagni sotto processo per aver piazzato la bandiera dei quattro mori nella rampa d'acciaio imponente da dove partono i missili nel poligono di S. Lorenzo. Dimensioni di massa di una protesta che hanno imposto una soluzione "politica" (una piccola multa e la non menzione) di quel processo e che hanno persuaso il Cavaliere a non sporgere denuncia per l'invasione della sua villa. E la Sardegna, con le rivendicazioni di smilitarizzazione, sta facendo scuola in altre parti del Paese.
Ma le proposte di legge contro la Nato e il segreto di Stato parlano direttamente la lingua della rete di comitati di familiari delle vittime delle stragi di Stato, degli eccidi fascisti, dei morti di mafia e di piazza. Una rete che tenta di uscire dall'invisibilità per reclamare misure di verità e giustizia come vere inchieste parlamentari, misure per evitare che si ripetano violenze "genovesi" da parte degli operatori di polizia, una giornata della memoria e, appunto, la rimozione del segreto di Stato in tutte le sue forme. Sabato 26, a Roma, le reti (http://www.reti-invisibili.net) presenteranno la loro piattaforma in occasione del trentesimo anniversario dell'omicidio di Piero Bruno, militante di Lotta Continua ucciso da un poliziotto durante una manifestazione per l'Angola.