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le richieste di Reti-Invisibili ai candidati alle primarie dell'Unione
Francesco "baro" Barilli
10 ottobre 2005

Premessa - un po' di storia...


L'esistenza di uomini e donne che si sono battuti per affermare o difendere valori universali quali verità, giustizia, solidarietà, libertà, non è prerogativa di un solo periodo storico; e in tutti questi periodi la strada per affermare quei valori non è stata esente da vittime. Migliaia di uomini e donne, seguendo percorsi morali ed ideologici diversi, hanno pagato col sangue le lotte per quegli ideali. Altri ancora, pur non partecipando attivamente alle lotte, sono diventati vittime inconsapevoli delle stesse logiche repressive; logiche anch'esse diversamente connotate nel tempo ma comuni nella loro volontà di impedire l'affermazione di diritti civili, giustizia sociale e dignità umana. Altrettanto frequente e comune in tutte le stagioni della storia è stato l'impegno che parenti ed amici di quelle vittime hanno profuso, sia per cercare verità e giustizia per i loro cari, sia per conservarne e tramandarne la testimonianza; e sovente (nel caso di vittime "inconsapevoli") questo ha portato quelle persone ad acquisire un'autonoma consapevolezza di impegno civile, trascendendo la dimensione del dolore personale.

Limitando la nostra analisi all'Italia ed alla sua storia più recente, è fuori dubbio che la Resistenza antifascista e la nascita della Repubblica Democratica segnarono un importante spartiacque. Ed è altrettanto innegabile che la Costituzione Repubblicana aprì un periodo di grandi speranze in tema di diritti civili e di giustizia sociale. La Costituzione non è solo la Legge fondamentale del nostro ordinamento, è altresì un patto di civiltà: fra cittadini e fra questi e le Istituzioni. Un patto scritto da quelle forze politiche che seppero superare differenze ideologiche anche rilevanti per garantire un futuro migliore per tutti.

E' dunque triste constatare che dal 1945 ad oggi possiamo contare centinaia di morti inscrivibili in entrambe le categorie citate in premessa: vittime "consapevoli" della violenza di stampo neofascista e vittime "collaterali" (secondo una terminologia diventata recentemente comune per motivi tristemente noti).
Vittime delle stragi italiane, da Portella della Ginestra in poi.
Vittime (quasi tutti giovanissime) dello squadrismo neofascista.
Vittime di una gestione dell'ordine pubblico finalizzata alla mera repressione del dissenso.
Vittime di mafia, del razzismo, del lavoro, o vittime in generale addebitabili a "malfunzionamenti delle Istituzioni".
Tutte vittime di una concezione del potere che mantiene i cittadini distanti dalle Istituzioni; che corrompe le Istituzioni con indirizzi autoritari e collusioni con apparati sommersi.

Le Associazioni ed i Comitati nati in memoria di queste vittime vengono da esperienze diverse ed altre ancora hanno maturato nel corso degli anni, giungendo a connotarsi differentemente, ma riconoscono molti punti in comune. E' il terreno della difesa dei diritti civili, del raggiungimento di verità non solo processuali, della memoria storica su quei fatti, dell'omogeneità della ispirazione ideologica che ha mosso la mano omicida, della colpevole assenza (totale o parziale che sia) degli apparati dello Stato nella ricerca della verità.
E' quindi nato un coordinamento nazionale delle associazioni della memoria, della verità e della giustizia, capace di parlare con unica voce su tutto ciò che si ritiene collegato all'azione di trasparenza, libertà, verità e giustizia che singolarmente le associazioni portano avanti da anni, ferma restando la possibilità per ogni Associazione o Comitato di proporre iniziative in modo non collettivo, e riconoscendo che le peculiarità proprie di ogni Associazione o Comitato non sono un ostacolo all'azione comune, ma al contrario un patrimonio da conservare e valorizzare.


Le nostre richieste ed i nostri impegni


1. Appoggiamo la proposta di legge avanzata a suo tempo dalla "Unione familiari delle vittime per stragi" relativa all'abolizione del segreto di Stato per delitti di strage e terrorismo. Riteniamo altresì che questo "segreto" si è presentato anche sotto forme meno palesi ma non per questo meno efficaci. Ci riferiamo a tutte le classificazioni di riservatezza apposte ingiustificatamente a richieste di cittadini ("SEGRETO", "RISERVATO", "VIETATA DIVULGAZIONE" eccetera); pensiamo alle eccezioni che i vari uffici statali appongono rispetto ai dettami della Legge 241/90 e pensiamo ai relativi decreti applicativi (del Ministero della Difesa - per quanto riguarda le Forze Armate - e della Presidenza del Consiglio - per quanto riguarda i Servizi Segreti), decreti che elevano la durata della secretazione a 50 anni per quasi tutti i documenti e che fanno veramente della nostra Repubblica una "Repubblica fondata sul segreto". Ci riferiamo anche al "segreto militare", usato spesso per coprire gravi responsabilità nelle morti di militari caduti in tempo di pace, siano essi morti in seguito ad avvelenamento da uranio impoverito o altre sostanze, oppure in seguito ad episodi di "nonnismo", o altro ancora. Pertanto, vorremmo che le forze politiche che si riconoscono nei principi di democrazia e di trasparenza si impegnassero a riformare NON SOLO il segreto di Stato nella sua accezione più giuridicamente corretta, ma IN TUTTE le sue manifestazioni, affinchè si renda limpida l'attività delle Istituzioni e venga migliorato il rapporto di queste con i cittadini.
Sempre in materia di trasparenza della Pubblica Amministrazione proponiamo, nell'ambito dei Servizi Segreti, l'abolizione dell'UCSI, l'Ufficio Centrale di Sicurezza (che in realtà è una specie di "terzo" servizio segreto di informazioni, oltre al SISMI e al SISDE), il quale opera alla dipendenza del Consiglio dei Ministri senza che però tale ufficio esista per legge nell'ordinamento Italiano. Un "ufficio fantasma", che peraltro rilascia o nega la concessione dei NOS, i nulla osta di sicurezza (o segretezza), ai cittadini italiani senza che esista alcuna legge in proposito. Presso l'UCSI risultano esistenti oltre 300.000 fascicoli relativi a queste schedature fatte per il rilascio dei NOS.


2. Nei fatti di sangue che ci hanno coinvolto, la scarsa trasparenza degli apparati dello Stato non è stata l'unica variabile che ha contribuito al mancato raggiungimento di verità processuali. I depistaggi delle indagini, causati dalla sottrazione o dalla contraffazione di documenti o da false testimonianze, sono spesso risultati devastanti; ma soprattutto sono stati operati con sconcertante tranquillità e nella consapevolezza (da parte dei colpevoli) che quei depistaggi o sarebbero stati difficilmente perseguiti dalla Legge, oppure sarebbero risultati di fatto impunibili grazie all'avvenuta prescrizione del reato. Chiediamo inoltre che vengano istituite norme più precise circa la conservazione (anche su base informatica) di documenti inerenti fascicoli processuali.


3. L'utilizzo della violenza da parte delle forze dell'ordine durante il vertice G8 di Genova o il Global Forum di Napoli nel 2001 ha sollevato forte indignazione da parte dell'opinione pubblica e dure condanne da parte di associazioni universalmente riconosciute nell'ambito della difesa dei diritti civili, quali Amnesty International. Abbiamo citato due fatti del 2001 maggiormente noti ed eclatanti, ma altri episodi, precedenti e successivi, risultano convergenti nella stessa direzione. Questo ci spinge a sostenere le richieste contenute nella petizione "Mai più come al G8" (consegnata al Presidente del Senato il 30 giugno 2005, corredata da oltre 10.000 firme).


4. Ricordando che l'art. 13 della Costituzione recita: "E' punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà", chiediamo di adeguare il nostro ordinamento alle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, introducendo il reato di tortura.


5. Viviamo in uno Stato che ha fatto dell'emergenza una costante: contro il terrorismo, la malavita, l'immigrazione, l'Islam... La paura sembra giustificare una stretta repressiva, quasi che la legittima richiesta di sicurezza da parte della società possa essere soddisfatta con disposizioni emergenziali che colpiscono i diritti civili. Parliamo dell'utilizzo del fermo di polizia, della carcerazione preventiva, dell'esistenza di fattispecie di reati quali la cospirazione politica mediante associazione al fine di turbare l'esercizio di governo, la propaganda sovversiva tesa a "sovvertire violentemente l'ordine economico", ed altro ancora. Reati associativi che sembrano punire "le intenzioni" anche in assenza di "un reato". Chiediamo che tutte le normative che prevedono l'esistenza di reati associativi siano soggette ad una revisione legislativa complessiva, in modo che la loro applicazione non contrasti con la necessità di garantire gli spazi per il diritto alla critica ed al dissenso.


6. Chiediamo di istituire annualmente una giornata della verità e della memoria dedicata alle vittime ricordate dalle Associazioni e dai Comitati sottoscrittori del presente documento.


7. Nell'attuale legislatura la Commissione Stragi (che pure era a pochi mesi dalla conclusione del proprio impegno, che avrebbe portato ad un documento da discutere in Parlamento) non è stata rinnovata. Chiediamo che nella prossima legislatura venga istituito un gruppo di lavoro (composto da parlamentari, ma pure da storici e studiosi) che possa analizzare integralmente l'imponente mole di documenti ed audizioni che la suddetta Commissione ha prodotto, in modo da completarne il lavoro e, successivamente, presentare una relazione definitiva da sottoporre al vaglio del Parlamento.


Ci rivolgiamo ai rappresentanti dell'Unione esortandoli a recuperare il pieno valore della Costituzione Repubblicana (dopo la sistematica e costante opera di attacco ai suoi valori fondanti condotta dalla destra) ed a dimostrare attenzione e interesse per le tematiche fin qui trattate.
Sarà naturalmente bene accetto l'appoggio di chiunque si riconosca nelle nostre richieste e voglia sostenerle con iniziative concrete. Abbiamo bisogno di fatti, perché di parole, di vuote promesse e di doglianze meramente commemorative ne abbiamo ascoltate troppe in questi anni, senza che mai seguissero fatti tangibili.


Ottobre 2005


Adesioni (in ordine sparso):


Manlio Milani (Associazione Familiari caduti di Piazza della Loggia)

Giorgio e Luciana Alpi

Associazione culturale Piero Bruno

Associazione familiari ed amici di Fausto e Jaio

Falco Accame (ANAVAFAF)

Associazione Luca Rossi per l'educazione alla pace e all'amicizia fra i popoli

Associazione "Per non dimenticare Claudio Varalli e Giannino Zibecchi"

Anna Cremona e Angelo Garro (CO.GE.MIL)

Comitato Piazza Carlo Giuliani - O.N.L.U.S

Giovanni Persico (Napoli, marzo 2001)

Comitato Verità e Giustizia per Genova

Agostino Lorusso - Associazione Francesco Lorusso

Lydia Franceschi

Giovanni Impastato - Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato"

Licia Pinelli

Rosa Piro (madre di Davide "Dax" Cesare)




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