di Haidi Giuliani e Francesco "Baro" Barilli
La destra continua a mistificare la storia
Fonte: Da Liberazione - 26 febbraio 2005
26 febbraio 2005
La riscrittura e la mistificazione della storia italiana recente appare sempre più simile ad un mosaico: ogni tassello, insignificante se preso singolarmente, contribuisce assieme agli altri a formare il disegno complessivo, che con gli anni va assumendo maggiore forza e aggressività. L'ultimo tassello in ordine di tempo è stato posato martedì 22 febbraio, in occasione di una trasmissione radiofonica su Radio Rai 3. A "Fahrenheit" sono stati invitati per parlare degli anni di piombo Valerio Morucci (ex Br), Marco Revelli e Gabriele Marconi (ex Terza Posizione). In estrema sintesi (per chi fosse interessato, la trasmissione è tuttora recuperabile dal sito www. radio. rai. it), Marconi ha tentato di rivalutare i "ragazzi di destra" caduti numerosi (a suo dire) sotto la violenza dei militanti comunisti. Morucci ha sostenuto che negli anni '70 la violenza finì con l'essere strumento "normale" della lotta politica tra comunisti e fascisti, ugualmente adottata (a suo dire) dagli uni e dagli altri. Marco Revelli ha provato pacatamente a documentare con numeri e date due aspetti fondamentali della questione: in primo luogo "chi" ha dato origine alla spirale di violenza; in secondo luogo "quale parte" politica è stata maggiormente colpita da lutti e tragedie. Purtroppo le puntualizzazioni di Revelli sono rimaste oscurate dall'impostazione del dibattito, a nostro giudizio caratterizzato da un atteggiamento bipartisan che, rispolverando la teoria degli opposti estremismi, pretende di concludere che tutti furono "ugualmente" violenti, tutti hanno "ugualmente" sbagliato. Il punto è che una simile lettura degli "anni di piombo" assomiglia secondo noi al tentativo di riscrivere la storia della Resistenza secondo cui quella fascista non sarebbe stata una dittatura spietata ed assassina; non avrebbe sistematicamente seminato orrore e morte per conquistare e mantenere il potere per vent'anni; anche i partigiani si macchiarono di delitti nei confronti dei fascisti; e, in ultima analisi, "tutti i morti sono uguali" (al contrario, come ha scritto Italo Calvino molto prima e meglio di noi, tutti le morti vanno rispettate ma è decisivo nel giudizio storico da che parte si muore!). Nella stessa direzione vediamo la recentissima richiesta, avanzata al ministro Frattini da un gruppo di parlamentari del Ppe, di interdire sia il simbolo della svastica che quello della falce e martello. La proposta di assegnare una pensione ai torturatori di Salò. La strumentalizzazione della tragedia delle foibe, la cui storia viene usata come una clava dalla destra italiana, o del rogo di Primavalle, un gesto criminale e sconsiderato, anch'esso usato oggi per fare leva su un'opinione pubblica distratta, poco informata, ormai dimentica del clima di quegli anni e sempre più disorientata. Per non parlare delle numerose esternazioni del nostro Premier, che l'estate scorsa di fronte alla stampa straniera definì il fascismo "una dittatura benevola". Da parte nostra vorremmo segnalarti un sito internet: www. reti-invisibili. net che raccoglie in parte (come giustamente ricordava Revelli l'elenco sarebbe molto più lungo) le vittime dello squadrismo neofascista; vittime di piazza, uccise dalle forze dell'ordine; vittime di stragi. Il filo che le unisce è la mancanza, totale o parziale, di verità e di giustizia: con quel sito abbiamo assunto un impegno nei loro confronti, nei confronti della memoria. Perché, cara "Liberazione", in tempi così falsamente "bipartisan", noi del nostro essere "partisan" non ci pentiamo affatto.