Genova nostro inviato
Non ci sarà un corteo stavolta a Genova ma solo canzoni e poesie, per tutta la giornata, in piazza Alimonda, meta, già dai giorni scorsi del pellegrinaggio discreto, di chi comunque è voluto tornare.
Alle 17.27 di oggi saranno tre anni esatti da quello sparo che mise fine alla vita di un 23enne genovese, in questa piazzetta che, fino ad allora, era risaputa solo dai tifosi genoani. Il 20 luglio 2001, invece, a poche centinaia di metri da lì i carabinieri scatenarono una serie di cariche a freddo contro un corteo regolarmente autorizzato che scendeva a contestare la zona rossa del G8. Per tre ore si consumò l'aggressione contro i manifestanti che si difendevano quasi esclusivamente con i loro corpi maldestramente protetti dalla gomma piuma. Finché da una gip partì il colpo che ammazzò Carlo Giuliani, uno dei trecentomila che contestavano la globalizzazione liberista e il vertice blindato degli otto grandi signori della guerra. L'archiviazione del caso, largamente annunciata, non fermerà la voglia di giustizia e verità né le ragioni di quei trecentomila che diventeranno milioni contro la guerra globale.
Genova quest'anno si sottrae alla tentazione di un corteo rituale, ma ospita il laboratorio permanente dei movimenti animato dai comitati "Piazza Carlo Giuliani", "Verità e giustizia per Genova", i fori sociali cittadini e la Buridda occupata che ospita decine di ragazzi giunti anche dall'estero nell'anniversario dei giorni in cui Genova fu capitale europea della repressione. Nei tre piani della palazzina occupata è stato allestito un percorso di riflessione su "la menzogna". Centinaia di foto, pannelli, installazioni, performances, reading mettono in mostra l'intreccio tra torture di Genova, Guantanamo, Abu Ghraib e quelle più invisibili inferte alle genti di Bhopal, dell'ex Jugoslavia e Vietnam dall'uso sconsiderato di armi all'uranio impoverito, napalm o impianti di diossina.
In altri luoghi della città si moltiplicano, ormai da giorni, altre iniziative concrete e gesti simbolici perché non si ripeta mai più quello che accadde tre anni fa. Domenica è stato presentato www.reti-invisibili.net il portale del network di associazioni impegnate nella memoria storica e nella ricerca di verità sulle stragi di stato, di mafia, di piazza. L'idea era scaturita l'anno scorso dai protagonisti di un convegno voluto, qui a Genova, dalla mamma di Carlo, dalla sorella di Piero Bruno (ucciso a Roma dalla polizia nel '75 durante un corteo internazionalista) e da altri familiari di vittime "invisibili". «C'è un filo che unisce Ustica, le bombe sui treni, e le pistolettate sui manifestanti - spiega Francesco Barilli, mediattivista, che con il collettivo Borgorosso ha realizzato il portale - tutti quei morti sono stati uccisi due volte: la prima in strada o su un treno, l'altra nell'aula di un tribunale. In tutti i casi c'è la mano invisibile e la colpevole assenza dello Stato nella ricerca di verità». Per questo le associazioni hanno escogitato uno strumento che possa fornire documentazione e organizzare campagne per l'abolizione del segreto di stato o per l'istituzione di una giornata della memoria. Istanze che impattano direttamente la politica quando chiedono che verità e giustizia entrino nel dibattito programmatico di chi si candida a governare il paese al posto di Berlusconi. E' da Genova infatti che ripartono le rivendicazioni per una vera inchiesta parlamentare (proprio oggi ne discuterà a Montecitorio la Commissione Affari costituzionali) sulle violenze di polizia del 2001, sulla trasformazione del lager di Bolzaneto in archivio delle culture giovanili o per l'istituzione del reato di tortura visto che, sono 5.700 giorni che l'Italia ha ratificato - senza seguito coerente - un trattato delle Nazioni unite sui diritti umani. Un convegno specifico di Amnesty, Antigone e dei comitati genovesi ha denunciato il tentativo di legalizzare abusi e violenze come quelli messi in atto alla Diaz e Bolzaneto e, prima ancora, nel carcere di Sassari. Tre anni dopo, Genova dà ancora la parola alle vittime delle torture, ai testimoni di quei giorni. Raccoglie migliaia di giovani per un concerto che servirà a finanziare un pozzo e un mulino in un villaggio del Burkina Faso e un altro nel Mozambico. Un'ambulanza è stata consegnata alla Lila di Genova e altre due partiranno in autunno per il Chiapas. Senza rituali logoranti, sempre nel nome di Carlo, Dax e tutti gli altri. E oggi Genova arriverà a Strasburgo quando il neo parlamentare Vittorio Agnoletto chiederà, nell'insediamento del Parlamento, che l'Ue vigili sui processi, sull'eventualità di abusi, sulla riconoscibilità delle forze dell'ordine in piazza, sull'uso sconsiderato di gas tossici.