«Gl'hanno sbarrato gli occhi - dice Domenica Ferrulli - quegli occhi di cui parlo sempre e che non vorrei mai smettere di rivedere. E gli hanno ridicolizzato la bocca».
Ieri mattina Domenica s'è accorta che qualcuno ha imbrattato il murales che il 30 giugno, durante le iniziative in commemorazione dell'omicidio di Michele Ferrulli, il centro sociale Lambretta e il Comitato Inquilini di Via del Turchino avevano realizzato in ricordo di suo padre su uno dei muri del palazzo dove abitava. Il viso sorridente di Michele e una scritta "NOI SAPPIAMO CHI E' STATO".
I vandali hanno agito a ridosso di uno dei momenti più delicati del processo in corso a quattro poliziotti per l'omicidio preterintenzionale dell'uomo. Domenica e chiunque al suo posto si sta chiedendo se non sia un segnale. Presto, molto presto, quel murales sarà restaurato.
«Un gesto del genere può essere stato compiuto non da persone, ma solo da dei pavidi che si muovono con il buio come i topi - si legge sui profili fb che seguono la vicenda - che escono con l'oscurità per conclamare la loro esistenza.
Un gesto da vigliacchi prendersela con chi non c'è più.
Un atto vile che serve solo a riaprire ferite a chi voleva bene a Michele, sicuramente tutto ciò non spaventerà chi dalla sua morte combatte quotidianamente per ristabilire la verità su quei fatti terribili di tre anni fa.
Certi gesti non intimoriscono nessuno, ma anzi danno ancora più forza alla famiglia Ferrulli e a tutte le persone che li circondano e solidarizzano con loro.
Michele è stato vittima di una violenza inaudita, perpetrata da chi in questi mesi di udienze ride in faccia alla famiglia, da chi oramai chiamato a deporre davanti ai giudici si sta rendendo ridicolo poiché non è più in grado di nascondersi dietro la propria divisa e dietro un corpo militare omertoso e violento.
La verità, quella che la famiglia chiede, oramai sta venendo fuori, prima solo con i video dei pestaggi, oramai anche a fronte delle testimonianze di chi quella notte c'era.
Michele quella notte voleva solo ascoltare della musica insieme a dei suoi amici per strada, uscire dal grigio di una città e di una società che troppo spesso ti ingabbia e vorrebbe omologato.
La risposta a questo gesto è una sola: sistemare il murales e andare avanti, senza timori.
Anzi rilanciare l'appuntamento del 21 novembre in tribunale dove deporranno gli altri tre poliziotti indagati per l'omicidio di Michele.
Con Michele nel cuore»