Stop and go per la criminalizzazione della tortura. La commissione giustizia del senato, di fronte alla difficoltà nel trovare una sintesi tra le varie proposte pendenti, ha sostituito il relatore Enrico Buemi (Psi) con Nico D'Ascola (Pdl).
Il testo unificato presentato nei giorni scorsi dal nuovo relatore così definisce il delitto di tortura: "Chiunque, con più atti di violenza o di minaccia, ovvero mediante trattamenti disumani o degradanti la dignità umana, ovvero mediante omissioni, cagiona acute sofferenze fisiche o psichiche a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia o autorità o potestà o cura o assistenza ovvero che si trovi in una condizione dì minorata difesa, è punito con la reclusione da due a otto anni".
Il testo pare richiamare una vecchia questione intorno alla tortura risalente addirittura al 2004. L'allora deputata Carolina Lussana della Lega nord presente e fece approvare dalla commissione giustizia di Montecitorio un emendamento secondo il quale per esservi il crimine di tortura si sarebbero dovuti commettere più atti di violenza o di minaccia.
Non sarebbe bastato torturare una volta sola per essere incriminati. Quel testo fu poi accantonato dal parlamento. Il senatore del Pdl Nico D'Ascola ugualmente ha proposto una ipotesi di tortura che richiederebbe più comportamenti violenti o minacciosi. Il delitto è inoltre configurato come un delitto generico che potrebbe essere commesso da chiunque e non specificatamente da un pubblico ufficiale.
Va ricordato che l'Italia è inadempiente rispetto a obblighi internazionali inderogabili da oramai venticinque anni: Nel 1988 il nostro paese ha ratificato la Convenzione Onu contro la tortura la quale all'articolo 1 contiene una definizione del crimine che dovrebbe valere per tutti gli stati. In quella sede la tortura è qualificata come delitto proprio che può essere commesso solo da un pubblico ufficiale investito da obblighi di custodia. Il delitto, secondo la definizione Onu che ha origine antiche nel diritto consuetudinario, dovrebbe avere anche un dolo specifico di natura giudiziaria (per esempio estorsione di confessioni) o vessatoria.
Anche delle finalità ulteriori della tortura non vi è traccia nella proposta D'Ascola. Più coerenti rispetto al dettato Onu sono le proposte del senatore Luigi Manconi (Pd), presidente del Comitato sui diritti umani di palazzo Madama, e della senatrice Loredana De Petris (Sel). Il Movimento 5 Stelle, Scelta Civica (alla camera con il deputato Mario Marazziti) e il senatore Felice Casson (Pd) propendono invece per il delitto generico seppur prevedendo una circostanza aggravante nel caso l'autore sia un pubblico ufficiale. Si tratta ora di vedere se la discussione procederà oppure tenderà a fermarsi stoppata dai veti incrociati.
Va ricordato che la tortura, al pari del genocidio e dei crimini di guerra, è considerato crimine contro l'umanità dallo Statuto della Corte penale internazionale. L'assenza del reato nell'ordinamento giuridico italiano impedisce o quanto meno rende molto difficile la punibilità di militari o dittatori stranieri che si rifugiano nel nostro paese. Infine, è in arrivo in parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare promossa da più di venti organizzazioni non governative diretta alla introduzione del delitto di tortura nel codice penale. In quest'ultima proposta non si fa altro che riformulare in lingua italiana la definizione di tortura voluta dalle Nazioni Unite.