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Senza pace la tomba di Dino Budroni
Checchino Antonini
30 agosto 2013

E' successo ancora. E' successo che la sorella e la madre di una persona uccisa con una pistolettata, probabilmente a bruciapelo, abbiano trovato per la quarta volta la tomba profanata. E' accaduto nel grande cimitero di una città vicino Roma. La penultima volta, la terza, c'era anche un pizzino infamante nei confronti del morto.

E' accaduto ancora che allo strazio di chi ha perso un figlio o un fratello si sia aggiunto quello di fotografare le piccole cose che ornavano un fornetto ficcate in un bidone dell'immondizia. Lo strazio di dover denunciare anche questo a carabinieri forse svogliati, a città distratte da una crisi che incarognisce la vita quotidiana in ogni suo aspetto.
Dino Budroni è stato ammazzato il 30 luglio del 2011 al termine di un inseguimento sul Gra dalla pistola di uno dei poliziotti inseguitori. La campagna di mistificazione iniziò in quel momento. I giornali parlarono della «sparatoria sul Gra», anche se c'era una sola arma e solo una sparò. E dissero della morte di uno stalker. E Dino, pur avendo commesso dei reati, non lo era affatto.

Se proprio si dovevano usare dei paragoni per titoli ad effetto, si doveva dire di un altro "Caso Sandri" che aveva insanguinato un altro pezzo di autostrada. Le testimonianze di agenti e carabinieri intervenuti quella notte dicono di questo e di questo parlano le lamiere contorte della macchina di Dino. Così disse il suo corpo che s'accasciò sul sedile.

Il processo per omicidio inizierà il primo ottobre. L'avvocato della famiglia è Fabio Anselmo, lo stesso delle famiglie di Uva, Cucchi, Adrovandi, Ferrulli.