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Ci hanno rubato il prete. Addio al Gallo
Checchino Antonini
22 maggio 2013

Quando si sparse la voce che don Gallo, prete scomodo, era stato allontanato gli abitanti del Carmine si riversarono nella piazza del popolare quartiere genovese per contestare la Curia e rivendicare il ritorno dell'allora vice parroco. Per due pomeriggi furono tantissimi tanto da scomodare la stampa cittadina e perfino riviste come "L'Espresso", "Gente" e il francese "Le Monde". Era il luglio del 1970. Fu un importante momento di partecipazione popolare e sicuramente il fatto più significativo accaduto nel borgo nel '900. A un bambino di 10 anni fu chiesto da un vigile perché piangesse: "Mi hanno rubato il prete!". A testimonianza le foto di Giorgio Bergami, occhio attento sulla città in quegli anni. In una di queste c'è il prete giovane, aveva 42 anni, che impugna un megafono circondato dai suoi parrocchiani.

Il quartiere ha cambiato volto, oggi è in parte gentrificato, ma comunque celebra l'anniversario di quel luglio e un murale è spuntato sotto la scalinata di Salita S. Bartolomeo del Carmine.

Il Gallo è stato generoso. Migliaia di persone in queste ore stanno scrivendo il diario dell'assenza spargendo sulla rete frammenti dei propri ricordi legati alla figura di questo prete partigiano e comunista che sulla porta del suo ufficio aveva un cartello con una frase di Sandino: "Qui non si arrende nessuno!".

Ciascuno di loro - compreso il cronista - ha avuto un rapporto pubblico e un filo rosso intimo con questa meravigliosa figura di uomo che riusciva a placare le solitudini e a sposare le ribellioni.

Ogni anno, l'8 dicembre, una messa a San Benedetto al Porto rievocava la nascita della comunità e diverse generazioni di ragazzi del Gallo si ritrovavano nella dimensione ibrida del rito pubblico e della ricorrenza familiare.

Missionario in Brasile con i salesiani. Da lì lo scacciò la dittatura militare. Prete sulla Garaventa nave-scuola e riformatorio poi - dopo aver lasciato i Salesiani - cappellano nel carcere di Capraia dove fu rispedito dal reazionario cardinale di Genova, Siri, per sradicarlo dal Carmine che era diventato un centro di aggregazione per gli emarginati, i naufraghi del boom economico. Era successo che l'alta borghesia del quartiere s'era scandalizzata per una sorta di fumeria di hashish scovata in zona. Il Gallo, in un'omelia, ricordò che c'erano droghe peggiori come il "linguaggio", grazie al quale un ragazzo può diventare «inadatto agli studi"» se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare «azione a difesa della libertà». Don Andrea fu accusato di essere comunista e questo gli costò lo sfratto dal Carmine. Lui, comunque, non sarebbe tornato a Capraia e poco dopo venne accolto dal parroco della Comunità di San Benedetto al Porto dove sarebbe proseguita la sua battaglia contro l'eroina, per la riduzione del danno, e la legalizzazione delle droghe leggere. Tra i suoi progetti quello di una "stanza del buco", sulla scia di esperienze simili compiute a Barcellona, e quello, realizzato, di un centro di aggregazione nel centro storico. Si chiama "Ghettup", una casa di quatiere aperta a seguito di un bando pubblico del Municipio Genova I Centro Est, luogo di incontro ricreativo, punto di ascolto e dialogo con i diversi abitanti a cui offre servizi dedicati e specifici, spazio disponibile per attrarre nel Ghetto persone, gruppi, idee, iniziative. La comunità transessuale che storicamente abita il quartiere è presente nella partnership e con loro si organizzano momenti di animazione e di mediazione, ad esempio, rispetto alle relazioni non facili con alcune comunità di migranti.

Da oggi sarà tutto ancora più difficile per la Comunità di San Benedetto al Porto costretta al mare aperto della mancanza.

In autunno, dalla rete, il Gallo aveva lanciato l'allarme: "Parlo a nome di tutti coloro che lavorano nel Sociale. Il Governo ci vuole distruggere! La Comunità di San Benedetto di Genova, a cui appartengo, è in credito con le ASL di Asti, Alessandria, Domodossola, Torino, Vercelli, Chiavari, Foggia, Milano, Pisa, Sondrio e Ravenna per un totale di 401.036 mila euro. È incredibile. Gridate con me!". E subito prima di Natale Don Andrea insieme a Gabriele Giuglietti, responsabile commerciale di Banca Etica, aveva presentato l'apertura di un conto corrente per raccogliere i fondi e dare vita, nei primi mesi del 2013, ai primi progetti verso la Fondazione San Benedetto al Porto e Don Gallo. La Comunità San Benedetto al Porto è restata in piedi perché Banca Etica ha anticipato i soldi attesi dalle ASL italiane.

Chi volesse aiutare la Comunità di San Benedetto e Don Andrea può versare una somma su: c/c Vero la Fondazione Don Gallo IBAN: IT13H0501801400000000143630.