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L'8 marzo che non ha dimenticato la tortura
Elisabetta Reguitti
Fonte: Il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2013
11 marzo 2013

Le donne parenti delle vittime chiedono che la legge cambi. L'avvocato Anselmo, che segue le famiglie, spiega: "Troppo lievi le sanzioni per chi infierisce sulla persona affidata in custodia".

Tortura, secondo la convenzione delle Nazioni Unite è: "Qualsiasi atto mediante il quale vengono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali al fine di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni. Di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata, di intimorirla o di far pressione su di lei; qualora tale dolore o sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale, su sua istigazione, con il suo consenso espresso o tacito".
In Italia la tortura è praticata. A testimoniarlo sono le storie di Patrizia Aldrovandi, Ilaria Cucchi, Domenica Ferulli e Lucia Uva protagoniste dell'incontro "8 marzo, la forza delle donne. I nostri uomini attendono giustizia", promosso dalla Tavola della Pace circolo Peppino Impastato. Insieme a loro Andrea Matricardi di Amnesty International e l'avvocato Fabio Anselmo legale di tutti questi casi e molti altri meno conosciuti perché non è facile trovare il coraggio di rendere pubblico e condividere il proprio dolore per un lutto procurato da uomini dello Stato nei casi in cui l'ordine diventa abuso. Non è facile perché "ti vergogni, come se fosse una colpa" spiega Lucia ricordando alcuni nomi di altre donne nelle sue stesse condizioni dopo che il fratello Giuseppe di 43 anni è morto in ospedale dove era stato portato durante un fermo.
Queste donne si cercano e si ritrovano anche solo via web su siti come quello che ha aperto Patrizia Aldrovandi e dal quale sono ripartite le indagini che in un primo tempo erano state insabbiate. Spesso le famiglie decidono di non iniziare un processo perché non ne hanno le possibilità economiche. "Ottenere giustizia, costa" afferma Lucia Uva.
Per Andrea Matricardi in Italia cambiano i governi ma non la violenza con la quale, in taluni casi, agiscono le forze dell'ordine. Rilancia le proposte di un istituto nazionale dei diritti umani nelle carceri e l'introduzione di un codice d'identificazione degli agenti nelle manifestazioni pubbliche. Nelle carte dell'inchiesta per la morte di Michele Ferulli di 51 anni, si legge: "I poliziotti lo picchiano a più riprese anche con l'uso di corpi contundenti mentre è già immobilizzato. Gli agenti hanno ecceduto i limiti del legittimo intervento".
Fabio Anselmo è chiaro: "Nell'immaginario collettivo benpensante la tortura è associata a situazioni irreali, cinematografiche a contesti politico-sociali lontani dal nostro. Quando si sente parlare della mancanza di una legge che punisca la tortura spesso ci si chiede quale ne sia la necessità. Gli atti di sofferenza e dolore inferti sulla persona affidata in custodia, sono puniti dal nostro codice da sanzioni lievi".
Ilaria Cucchi rinnova il ringraziamento a Ingroia per aver sostenuto la sua battaglia di verità per il fratello Stefano morto a 31 anni all'ospedale Pertini dopo l'arresto. "È necessario conformarsi al diritto internazionale che impone di adeguarci alle normative adottate da tutti gli altri paesi civili, punendo severamente questi comportamenti non solo perché eticamente scorretti e intollerabili ma anche perché pericolosi per la tenuta democratica del nostro sistema giudiziario e l'incolumità delle persone coinvolte" sottolinea l'avvocato. L'Italia è inadempiente rispetto all'obbligo giuridico internazionale di non aver introdotto il reato di tortura respingendo le raccomandazioni formali dell'Onu.