Rete Invibili - Logo
Legge reato tortura ferma al Senato; direttori delle carceri ne chiedono approvazione
Eleonora Martini
Fonte: Il Manifesto, 31 luglio 2012
31 luglio 2012

Se governo e Parlamento non cacciano un ragno dal buco nero e imbarazzante del sistema della giustizia italiano, a dare una scossa ci pensano i direttori dei carceri.

Dirigenti penitenziari iscritti e simpatizzanti della Fp-Cgil che - al contrario dei poliziotti del Silp-Cgil - aderiscono all'appello dell'associazione Antigone chiedendo l'introduzione del reato di tortura nel nostro ordinamento penale. Una notizia in controtendenza in una giornata buia, come ieri, per le galere italiane.
Una giornata cominciata con l'arrivo a sorpresa nel carcere romano di Regina Coeli di Paola Severino, che questa volta non ce la fa proprio a dire: "Mi aspettavo di peggio", come quando uscì una settimana fa da Poggioreale. Poche ore prima della sua visita, un detenuto tunisino di 25 anni si è tolto la vita impiccandosi con quel che ha trovato: un elastico. Il ministro di Giustizia però è lì per altro: per verificare le incredibili condizioni in cui versa - da anni - il centro clinico ma su cui ora pende il rischio di chiusura, dopo che la stessa Asl ha infine rilevato una "situazione insostenibile". Ma è solo una delle tante giornate nere che dovrebbero mandare sulle furie la Guardasigilli, anche se Paola Severino probabilmente non ne coglie appieno la drammaticità, celata nel lungo, disperato, applauso che i detenuti le dedicano. Da Lecce, infatti, arriva anche la notizia di un altro recluso che si è tolto la vita, e in questo caso i magistrati ipotizzano perfino l'istigazione al suicidio. Mentre Antigone chiede lumi alla stessa ministra per capire come mai uno scrittore - detenuto come Carmelo Musumeci, per una volta ottimo esempio delle buone pratiche di "reinserimento sociale", debba essere ora trasferito dal carcere di Spoleto dove vive da anni.
Una giornata tanto più buia perché l'unico segno di vita che il Parlamento sta dando in materia di giustizia - l'introduzione del reato di tortura - rischia di trasformarsi in uno stato semi - vegetativo, a causa di inspiegabili ritardi e di veti incrociati. Avrebbe potuto infatti essere messo ai voti ieri, in commissione Giustizia del Senato, il testo unificato del ddl messo a punto dal relatore Felice Casson per introdurre la nuova fattispecie di reato.
A mezzogiorno, scaduti i termini della presentazione degli emendamenti, il lavoro poteva ritenersi quasi pronto per le votazioni finali. Manca però il parere della commissione Bilancio: "Lo abbiamo sollecitato più volte, anche come gruppo - spiega il Pd Casson - ma inutilmente. Abbiamo anche eliminato, per agevolare l'iter in tempi di crisi, ogni richiesta di risorse finanziarie, necessarie per il risarcimento delle vittime di tortura. Una volta introdotto il reato, si potrà valutare questo aspetto in un secondo momento". Un parere dirimente, visto che sulla decina di emendamenti presentati che si riducono a un paio di questioni tecniche sulla costruzione della fattispecie di reato, "c'è ampia convergenza", assicura Casson. Tranne per qualche bizza del centrodestra. Che però non potrà non tenere conto ora dell'appello dei nove direttori dei carceri che considerano la mancanza del reato di tortura "un fatto la cui gravità, in termini democratici e di civiltà giuridica, non può lasciare indifferenti".