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Comunità senegalesi in piazza. «E ora chiudete Casapound»
Checchino Antonini
Fonte: Liberazione, 15 dicembre 2011
15 dicembre 2011

Banchi tutti chiusi, ieri, lungo le strade del mercato San Lorenzo. E' lì che Gianluca Casseri ha sparato per la seconda volta, martedì, e subito dopo si sarebbe sparato alla gola alla vista degli agenti che ormai l'avevano in pugno. Solo i banchi di alimentari sono aperti ma in ognuno c'è un cartello con parole per Diop Mor e Samb Modou e contro il razzismo. E poi fiori di fronte alla vicina sede consolare del Senegal e minuti di silenzio in ogni consesso istituzionale. Centinaia di senegalesi hanno assistito al consiglio comunale straordinario di Firenze dove il loro portavoce ha chiesto la «chiusura di Casapound. In Toscana non si può tollerare un luogo dove si fomenta e si coltiva l'odio». Da 15 giorni sul muro della sua casa c'è la sigla di Casapound, «Come mai? Cercano i senegalesi? È un avvertimento? Glielo chiederemo all'incontro», ha detto Pape Diaw.
E la rabbia dei migranti che si manifesta nelle piazze, anche lontano da Firenze dove s'è tenuta una fiaccolata e sabato ci sarà una manifestazione. Da Pisa a Milano a Roma.
Sul fronte delle indagini, il giorno dopo è quello di dettagli e rassicurazioni. Mentre la questura ci tiene a dire che la città non sarebbe mai stata in balìa di un killer, al pm che segue il caso, Paolo Canessa, la casa del fascista pluriomicida, in piazza del Terzolle, appare «come ripulita». Come se qualcuno l'avesse visitata prima degli inquirenti. Centinaia di libri ma sembra disabitata. Eppure al padrone di casa, solo il giorno prima, la casa era parsa vissuta: oltre ai libri c'erano abiti e dosi di insulina ora sparite. Così come non è chiaro dove l'"intellettuale" - piuttosto noto nel pianeta Casapound - scrivesse i suoi testi, dato che dirigeva una rivista negazionista ed era autore di diversi volumi. Non risultano né utenze telefoniche né cellulari e computer. Una volta a settimana pare adoprasse quello del fratello che vive con l'anziana madre in un paesino del pistoiese dove la famiglia possiede alcuni immobili, tra cui quello della caserma dei carabinieri, che consentivano a Casseri di campare di rendita. Costui non aveva un porto d'armi ma aveva fatto richiesta per detenere un'arma e si allenava in un poligono per il tiro a segno. Nella sua cantina di Cirieglio un piccolo laboratorio per la fabbricazione autarchica dei proiettili. Si cerca di capire che cosa abbia fatto l'assassino nell'ora e mezza trascorsa tra la strage al mercato di Piazza Dalmazia e l'agguato di San Lorenzo. I filmati nel posteggio dove s'è conclusa la caccia all'uomo lo mostrano mentre fa la spola tra il garage e il mercato. Un altro video immortala un poliziotto che prende la mira e spara mentre i colleghi circondano la polo grigia di Casseri. Due colpi, uno sulla ruota, l'altro sulla carrozzeria. Dal computer del fratello di Casseri, usato dal carnefice di due ragazzi senegalesi e feritore di altri tre, risulta anche un "sopralluogo" elettronico nel sito del mercato di Sesto Fiorentino.
Per ora la nota sigla dei "fascisti del III millennio" sembra tutta presa da una sorta di "operazione simpatia". Oltre a negare la conoscenza diretta di Casseri - il web è stato ripulito maldestramente dalle tracce - Iannone e i suoi hanno scritto alle autorità senegalesi chiedendo un incontro chiarificatore e negando qualsiasi traccia di xenofobia nelle loro prassi, anzi l'osceno starebbe nel voler dare una matrice politica al gesto e celare tutte le missioni umanitarie che Cpi compie in altri mondi. Grottesche le accuse a Pd e Idv, da parte di Iannone, di soffiare sul fuoco. Italiani e non dovrebbero dormire più tranquilli ora che il capo di Cpi giura di aver dato «ordine a militanti e iscritti di mantenere il sangue freddo e occhi aperti»? L'enigmatico Iannone teme «nuovo sangue» e ha paura di tutto questo.
Dalla paura di facciata alla paura vera: a Pisa erano almeno cinquecento a sfilare per le strade del centro assieme alla comunità senegalese e più di cento nella romana Piazza Vittorio, non lontano dalla casa madre di Casapound, iperprotetta come sempre. Ma in piazza le associazioni e le comunità hanno tenuto un'assemblea prima del corteo per le vie del quartiere dove hanno potuto toccare con mano la sensibilità non proprio solidale di certi automobilisti romani.