Immensa tristezza e tanta rabbia è quello che sento. Vittorio Arrigoni non c'è più, gli hanno rubato la vita, l'hanno ammazzato. È successo tutto così in fretta. Ieri sera le terribili immagini di Vittorio rapito, poi la corsa al computer, per cercare di smuovere le acque, dalle mail a facebook, al telefono. Giravano i primi appelli da firmare ieri sera, venivano lanciate le prime mobilitazioni, a Roma, a Milano, da altre parti. Free Vittorio Arrigoni now! Liberatelo, ridatecelo! Poi la notte e il risveglio e... Vittorio non c'era più.
Tutto così in fretta, molte cose da chiarire, certo, ma soprattutto, ora, quella grande rabbia, perché Vittorio era di quelle persone che subito sentivi tuo fratello, perché era limpido nel suo impegno. Agiva come parlava e parlava come agiva. Lui la solidarietà la praticava, dal basso, direttamente. Vittorio con il suo agire disvelava le ipocrisie dell'Occidente.
Vittorio odiava la guerra e l'ingiustizia, amava la Palestina e la sua gente. E questa sua ostinazione di restare umano anche laddove la barbarie la faceva da padrona, ha fatto sì che rimanesse spesso l'unica voce italiana a raccontare gli orrori che vivevano i palestinesi di Gaza, rinchiusi dal governo di Israele in un carcere a cielo aperto.
Attraverso il Manifesto Vittorio divenne il nostro occhio durante l'operazione "piombo fuso" e anche oggi era quello che ci raccontava la realtà di Gaza. Ricordo, un mese fa a Milano, una serata per presentare la Freedom Flotilla e c'era la telefonata di Vittorio da Gaza City. Ci ha raccontato che quel giorno c'erano in piazza tantissimi giovani che chiedevano libertà e democrazia. Giovani come quelli di Tunisi o Il Cairo. Ebbene sì, perché Vittorio non sapeva raccontare soltanto gli orrori, ma anche le speranze. Anzi, forse soprattutto quelle.
Vittorio non c'è più e c'è un unico modo perché lui possa continuare a vivere. Cioè, rafforzare il nostro impegno a fianco del popolo palestinese, per la fine dell'assedio israeliano a Gaza e per rompere l'isolamento a cui è sottoposta, per una pace con giustizia. Insomma, rifiutando le voci di ipocriti ed avvoltoi che ora si leveranno per dire che bisogna stare lontani dai palestinesi.
Un abbraccio ai familiari di Vittorio, agli attivisti dell'International Solidarity Movement e a tutti quelli e quelle che gli volevano bene.
Ciao Vittorio! Restiamo umani.
Luciano Muhlbauer