SCAMBIATO per uno spacciatore, afferrato, pestato dalla polizia municipale prima in strada e poi in caserma, dove non voleva confessare. Cominciò così, il 29 settembre 2008, l'incubo di Emmanuel Bonsu, un ragazzo di origine ghanese la cui famiglia vive a Parma da vent'anni. Ma quell'incubo, rivela oggi il padre, non è ancora finito: Emmanuel, un tempo affabile e pieno di vita, soprannominato in famiglia «il sindaco di Parma» perché parlava con tutti, è diventato un ragazzo chiuso, spaventato, che non esce più di casa e non riesce a concentrarsi nello studio. La bicicletta che lo portava a scuola o in giro per la città è appoggiata a una parete, con le ruote sgonfie. E anche il suo caso, che aveva indignato l'Italia, sembra essersi sgonfiato insieme alle lungaggini del processo.
«Mio figlio Emmanuel non esce di casa se non per andare alle funzioni religiose dove incontra degli amici a cui è rimasto legato», dice in un'intervista all'Ansa Alex Bonsu, operaio metalmeccanico che lavora in un'azienda di Parma ed è"anziano" della Chiesa Evangelica. Il 22 settembre del 2009 è diventato cittadino italiano a vent'anni dal suo arrivo dal Ghana. In Italia, racconta, si è sempre trovato bene ma la vita è cambiata completamente quella sera di fine settembre, quando una telefonata dei vigili lo ha avvertito che suo figlio era in caserma «insieme ad altri spacciatori». Alex Bonsu corre a vedere e trova il figlio con un occhio tumefatto. «È caduto», dicono quando chiede spiegazioni. Il ragazzo racconta un'altra verità, poi confermata da testimoni. Sono in sette i vigili, nel parco, impegnati nella retata in cui finisce anche lui, probabilmente per la sua pelle nera. È senza documenti e quando chiede di recuperarli nello zaino che ha lasciato a scuola, proprio lì davanti, lo caricano in auto e lo portano via. In caserma qualcuno si fa una foto ricordo come fosse una preda, qualcun altro scrive sulla busta dei verbali "Emmanuel, negro". Gli insulti razziali si sprecano. I vigili prima negano, poi danno spiegazioni alla Cristiano Ronaldo («Dato il modo energico e violento di divincolarsi non posso escludere di aver urtato involontariamente al volto Emmanuel Bonsu durante la collisione»).
«Eravamo felici di vivere in questa città, ottimisti e allegri - dice Alex Bonsu - oggi Emmanuel ha paura. La stessa che abbiamo tutti noi».
Il processo ai dieci agenti della polizia municipale (tra cui un ispettore capo e un commissario) accusati di aver pestato, umiliato e insultato suo figlio si è aperto quattro mesi fa, ma i rinvii sono continui: l'ultimo la settimana scorsa, quando l'udienza preliminare è slittata al 13 febbraio.
Il papà di Emmanuel ha ancora fiducia: «Mi aspetto una giustizia giusta - dice - mi aspetto che il giudice accerti che cosa è davvero accaduto a mio figlio. Come hanno detto il ministro Maroni e il sindaco di Parma, chi sbaglia deve pagare. Ecco che cosa mi aspetto. Dopo la fine dell'inchiesta, ho creduto che non mancasse molto tempo alla fine di tutto. Oggi so che c'è ancora tanto da soffrire». Un'eventuale condanna dei vigili, prevedibilmente mite, sarebbe una vittoria di principio ma non potrà comunque compensare quanto è accaduto dopo quella sera.
«Prima della vicenda di Emmanuel non c'era nessun problema - dice Alex Bonsu - ma adesso alcuni ci accusano di aver fatto del male a Parma. Anche sul lavoro alcuni miei colleghi non mi guardano in faccia e non mi parlano. Lo stesso succede a mia moglie e ai miei figli. Anche il sindaco ci chiese di non strumentalizzare questa vicenda. Ma chi vuole farlo? Sono venuto in Italia per dare un futuro ai miei figli. Se l'Italia va bene, vado bene anche io. Altri colleghi, invece, sono affettuosi: mi chiedono notizie dei miei e del processo. Resto preoccupato per la mia famiglia e la mia salute ne risente. La sera, non mi tranquillizzo fino a che non sono tornati tutti a casa. Prima mi preoccupavo solo se la maestra si lagnava di uno dei miei figli. Oggi ho paura della gente».
Il Comune è stato chiamato in giudizio quale responsabile civile e potrebbe rispondere dei danni. Emmanuel ha subito un'operazione maxillofacciale per il pugno all'occhio sinistro e non si è ancora ristabilito perfettamente. Per il risarcimento è in corso una trattativa tra gli avvocati del ragazzo, Lorenzo Trucco e Maria Nicoletti, e quello dell'amministrazione comunale, Antonino Tuccari. Ma di questo papà Bonsu non vuole parlare.
Neanche Emmanuel vuole parlare. E quando gli chiedono che cosa vorrebbe, risponde solo: «Vorrei riuscire a vivere come mi va. Vorrei studiare»