Angela Merkel e Silvio Berlusconi, unanimi nello sventolare la bandiera dell'«immunità degli stati» di fronte alle pretese di privati cittadini - tanto più se si tratta dei familiari delle stragi naziste, nazifasciste, o fasciste doc (come in Jugoslavia, in Grecia e in Albania) - si sono visti smentiti dalla corte d'appello di Firenze. I due governi si erano opposti, con uguali argomenti, a un decreto di quella stessa corte, che il 13 giugno 2006 aveva dichiarato esigibili in Italia le richieste di risarcimento avanzate nei confronti della Germania dalle vittime della strage di Distomo, paese greco dove le SS massacrarono 218 persone nel 1944.
A tutela delle famiglie di Distomo, l'avvocato Joachim Lau, che le rappresenta in Italia, aveva fatto apporre un'ipoteca su Villa Vigoni, immobile di proprietà della Repubblica federale tedesca sul lago di Como e sede di un centro studi italo-tedesco. Con sentenza del 21 ottobre, pubblicata però solo il 25 novembre, la corte d'appello di Firenze ha respinto le obiezioni dei governi di Roma e Berlino. E li ha condannati in solido a rifondere le spese legali. La somma è modesta, 3.600 euro in tutto, 1.800 a carico della Rft, altrettanti a carico della presidenza del consiglio dei ministri della repubblica italiana. Ma è pesante il messaggio che ne viene: Merkel e Berlusconi, partiti insieme contro le vittime di una strage nazista, insieme soccombono e devono rimborsare la parcella del loro avvocato.
Si tratta di vittime greche, ma la sentenza di Firenze - insieme a una serie di importanti decisioni della cassazione romana che, a partire dal 2004, negano ogni pretesa di impunità degli stati di fronte a crimini contro l'umanità e a gravi crimini di guerra - apre la strada al pagamento dei risarcimenti per le vittime delle stragi naziste in Italia: a cominciare da quelli per la strage di Civitella, in Toscana, confermati dalla cassazione. E il verdetto della corte d'appello fiorentina incoraggia circa cinquanta sopravvissuti alle deportazioni, all'internamento e al lavoro coatto in Germania, a continuare a battersi per un risarcimento di fronte ai tribunali civili.
L'«immunità degli stati»
Sarebbe ora che Angela Merkel, invece di brigare in combutta con Silvio Berlusconi per un ricorso alla Corte di giustizia internazionale dell'Aia, nella vana speranza di rimettere in piedi l'idolo predemocratico - e intimamente assolutistico - dell'«immunità degli stati», si decidesse a negoziare una soluzione con le parti lese. Per guadagnare un po' di tempo, contro la decisione della corte d'appello di Firenze si può ricorrere in cassazione: ma alla luce delle sue recenti sentenze sulla stessa materia, l'insuccesso è assicurato.
La comunità di Distomo si era vista riconoscere dal tribunale di Livadia già nel 1997 - undici anni fa - il diritto a un risarcimento pari a circa 27 milioni di euro, che tra rivalutazioni e interessi oggi dovrebbe ammontare a 60 milioni. La sentenza venne confermata dall'areopago, nell'ultimo grado di giusdizio. Siccome la Germania rifiutava di pagare, incombeva il sequestro di immobili tedeschi, tra cui il Goethe-Institut di Atene. Ma una norma del diritto greco sottopone misure di sequestro ai danni di stati stranieri all'autorizzazione politica del ministero della giustizia che, viste le fortissime pressioni che venivano da Berlino, la negò.
I familiari delle vittime di Distomo cercarono allora giustizia in Germania, con ricorsi fino alla corte costituzionale di Karlsruhe, che li respinse col solito ritornello dell'"immunità degli stati".
Uno spiraglio restava aperto in Italia, dove già nel 1992 la corte costituzionale aveva stabilito che uno stato responsabile di crimini di guerra, pure se commessi in un paese terzo, può essere chiamato a risponderne anche nel nostro paese, con i beni che vi possiede. Di qui l'idea di esigere il saldo dei danni in Italia. Esclusi edifici protetti dall'extraterritorialità diplomatica, come l'ambasciata della Rft a Roma, si è pensato di prendere in pegno Villa Vigoni.
Niente immunità diplomatica
Questa villa con un meraviglioso parco di 38 ettari, a Menaggio sul Lago di Como, è di proprietà della Rft. Ma il centro di studi-italo tedesco che vi è ospitato viene gestito da un'associazione con lo statuto di ente privato, e non può quindi accampare immunità diplomatiche.
La villa fu acquistata nell'800 da Heinrich Mylius, imprenditore tessile di Francoforte che guadagnò una discreta fortuna esportando in Germania seta lombarda. In corrispondenza sia con Goethe che con Manzoni, inaugurò una tradizione di scambi culturali tra i due paesi. Ignazio Vigoni, ultimo erede della famiglia Mylius, lasciò nel 1983 l'edificio alla Rft, col vincolo di ospitarvi un centro culturale. Il centro italo-tedesco, che risiede in un complesso ora esteso all'adiacente villa Garovaglio-Ricci, ospita molti convegni su temi letterari, storici, economici, e anche di attualità politica.
Né l'avvocato Lau, tedesco da anni impegnato professionalmente a Firenze, né i suoi mandanti di Distomo, nutrono alcun rancore contro questa attività culturale. L'ipoteca da loro intestata sull'immobile ha solo una funzione cautelativa. La loro vertenza non è contro il centro studi, ma contro il governo di Berlino che da undici anni rifiuta di rimborsare le vittime. E di chiedergli scusa.
Distomo è un paese sulle pendici del Parnaso, mitologica sede delle Muse, sulla strada tra Atene e la non lontana Delfi. Il 10 giugno del '44 una colonna tedesca era stata attaccata dai partigiani nelle vicinanze. La colonna subì delle perdite e si dovette ritirare. I granatieri della quarta divisione di polizia delle SS si vendicarono sul villaggio indifeso, uccidendo soprattutto anziani, donne, 34 bambini di età tra uno e dieci anni, quattro lattanti dai due ai sei mesi d'età. Tutte le case del villaggio vennero incendiante. Racconta un testimone: «Uomini e bambini vennero uccisi indiscriminatamente, donne violentate e fatte a pezzi, a molte i soldati tagliarono via le mammelle. Si trovarono donne incinte con la pancia squarciata, persone assassinate con le baionette. A altri furono tagliate le teste, o cavati gli occhi».