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lettera aperta a Cossiga
Francesco "baro" Barilli
12 novembre 2008

Caro Cossiga,

innanzitutto mi scusi per l'eccesso di confidenza. La pregressa assenza di nostri rapporti, nonché il protocollo con cui ci si dovrebbe rivolgere a una persona autorevole, rendono quel "caro" inopportuno e ingiustificato, ma mi è uscito spontaneo. Del resto, in quale altro modo potrei aprire una lettera di affettuosa gratitudine?
Magari La sto disorientando, per cui è opportuna una premessa. Deve sapere che in questi giorni ho ricevuto diversi messaggi che La riguardano. Compagni che, dopo le Sue ultime esternazioni sulle modalità con cui affrontare le recenti manifestazioni studentesche, mi dicevano "non scrivi niente su Cossiga?" o "non si può denunciare Cossiga?". Io restavo spaesato, perché non ce l'ho con lei, anzi, nei Suoi confronti sento solo gratitudine. Se devo farle una critica è, al contrario, di non aver parlato prima, o di non averlo fatto con la chiarezza sfrontata dimostrata ultimamente. Non si preoccupi, è una critica bonaria. Quasi mai i nostri gesti sanno essere contemporaneamente belli e tempestivi. Accontentiamoci che il Suo insegnamento serva per il futuro, non potendo essere utile per il passato, se non per una tardiva comprensione dei fatti.
In questi giorni L'Onda, il nuovo movimento studentesco, ha fatto parlare molto di sé. Come analisi, per quanto fatto finora, e come previsioni, per quanto saprà fare in futuro. Credo che le Sue parole siano utilissime per quel movimento. Anzi, se posso permettermi un'indicazione a quei ragazzi, consiglio di non perdersi in polemiche sulle Sue dichiarazioni. Al contrario, le usino come strumento di riflessione, le trasformino in un manuale: "L'Onda. Come sopravvivere alle strategie di repressione".
Caro Cossiga, mi dispiace che proprio in questa occasione sia stato tanto criticato. Alcuni si sono rivolti a Lei come troppo spesso si fa con gli anziani, scambiando per deliri un bagaglio di esperienza proprio nel momento in cui questa viene esposta con franchezza. Del resto è destino pure dei profeti essere trattati da visionari e compresi tardivamente. Troppo spesso si prende per follia ciò che non si sa capire o che è tanto terribile da sfidare la nostra volontà di comprensione.
Lei ci ha spiegato molte cose. Alcune palesemente, altre leggendo le sue parole in filigrana. Fra insegnamenti evidenti ed occulti possiamo capire oggi le morti di Francesco Lorusso, Giorgiana Masi e tanti altri... Persino la scelta di abbandonare Moro al suo destino, persino i fatti di Genova, per quanto questi si siano svolti a tanti anni di distanza e secondo dinamiche più complesse.
Concludo, non voglio annoiarLa oltre. Molti hanno stigmatizzato ferocemente le Sue parole. Non mi unisco al coro e Le esprimo l'auspicio che Lei prosegua ad illuminarci con le Sue parole. Sul passato, sul presente e, soprattutto, sulle cupe prospettive di un futuro che proprio grazie a Lei sapremo allontanare.
Cordialmente

Francesco "baro" Barilli