Ill.mo Presidente della Repubblica Italiana
On.le dott. Giorgio Napolitano
Sig. Presidente, le scrivo per raccontarle di una tragica vicenda che, a nostro avviso, merita una particolare attenzione anche da parte sua. Una vicenda che mi ha segnato nel dolore, e sono certa abbia toccato la sensibilità di chiunque ne sia venuto a conoscenza.
Non molti giorni fa, esattamente, il 9 maggio, Vito Daniele, mio marito, ha perso la vita lasciando nella disperazione e nella solitudine, una famiglia con tre bambini. Non è stato un evento come tanti.
Era una mattina di venerdì, quando alla guida della sua macchina Vito stava tornando a casa da Roma, dove aver lavorato l'ennesima settimana lontano dai suoi affetti. Giunto ad Avellino, sulla A16, al Km 65.500, veniva fermato dalla Guardia di Finanza e, al termine del controllo di rito, un camion lo travolgeva uccidendolo.
Sono stata volutamente molto generica nel descrivere l'accaduto, perché molte cose sono ancora da chiarire e spero, che quello che si sta facendo a livello di media, possa essere da monito affinché non venga insabiata e dimenticata una vicenda che sembra avere ancora dei punti oscuri.
Sono state mandati comunicati stampa, ma le risultanze non sembrano aver fornito risposte capaci di darmi un minimo di serenità e ancora non riesco a farmene una ragione.
La dinamica non è molto chiara. Ad esempio, è buona norma che i posti di blocco delle forze dell'ordine siano effettuati in spazi idonei, per non mettere in pericolo sia gli agenti che gli utenti. Sembra, però, che nel caso di specie, la pattuglia o, comunque, il fermo sia avvenuto in autostrada in prossimità di una curva e in assenza di una qualunque zona di sosta o altra corsia di emergenza.
Perché? Se questo fosse vero si dovrebbe chiarire il motivo di un tale comportamento così privo di cautele.
Si è parlato di pattuglia della Guardia di Finanza, ma in realtà sembra si trattasse di un Tenente in borghese. Altra cosa alquanto strana. In genere, infatti, gli appostamenti per i controlli sono sempre gestiti da almeno due agenti in divisa.
In qualche comunicato si è anche cercato di addossare una sorta di responsabilità a mio marito, affermando che la sua velocità in macchina fosse molto elevata, quando in realtà se alle 14 Vito Daniele era ad Avellino, partito da Roma nella mattinata, sicuramente non poteva aver condotto la sua autovettura ad una velocità così sostenuta.
Comunque siano andate le cose, certo niente e nessuno riporterà in vita il padre dei miei tre bambini né colmerà il vuoto che si respira in casa mia, ma è certo che abbiamo bisogno di spiegazioni, di chiarimenti, di far luce sulle dinamiche di un incidente che ha cambiato la nostra storia e di sapere la verità che altri, dalla Guardia di Finanza, stanno cercando di depistare. Segnati nel dolore senza mai ricevere peraltro alcun cordoglio da parte delle Fiamme Gialle e di Avellino e Dal Comando Nazionale.
La ringrazio per l'attenzione e spero che al più presto i dubbi possano trovare una risposta, perché a volte la serenità si fonda sulla ragione e la ragione ha bisogno di verità e di giustizia.
Maria Zotti