Doveva essere il giorno di Fiordalisi, a Cosenza. Invece è stata una sera di festa. Il teorema di quel pm, confezionato dai Ros del generale Ganzer, non ha retto nemmeno alla prova del primo grado: il fatto non sussiste. Il Sud Ribelle non è una combriccola di cospiratori sovversivi e violenti. Nemmeno alla luce di vecchi arnesi - le leggi speciali di quando Cossiga si scriveva con la K - o vecchissimi come il codice Rocco, ministro di Mussolini. Tutti assolti i 13 no global sotto inchiesta da sette anni per associazione sovversiva finalizzata a contestare il G8 del 2001. Si tratta di disobbedienti, Cobas, attivisti e mediattivisti calabresi, campani e pugliesi. Francesco Caruso, Luca Casarini (unico non meridionale), Claudio Fiordalisi, Alfonso de Vito, Francesco Cirillo e suo figlio Emiliano, Antonino Campennì (parte lesa nel processo napoletano per le violenze di polizia al Global forum), Salvatore Stasi, Peppe Fonzino, Anna Curcio (teste dell'accusa al processo Diaz), Lidia Azzarita, Vittoria Oliva, Michele Santagata. Per loro era stato chiesto mezzo secolo di galera più altri 26 anni di libertà vigilata.
«Adesso chi ha disposto questo assurdo teorema dovrebbe rispondere con la propria carriera», commenta a caldo Francesco Caruso, già deputato Prc, destinatario di una delle pene più alte: 6 anni più 3 di libertà vigilata.
C'era tensione ieri mattina, quando è iniziata l'udienza con le ultime tre arringhe difensive in un tribunale blindato fuori e dentro Palazzo di Giustizia, moltissimi gli agenti in borghese. Quando la corte è rientrata dopo nemmeno un'ora di camera di consiglio è stato chiaro che il teorema era crollato. Erano le 19. Allora sono stati cori e abbracci con gli attivisti a saltare anche sulle sedie lanciando slogan in ricordo di Carlo Giuliani. «Sembrava una curva dello stadio! - esclama Fiordalisi, leader degli ultras - la notizia è che a Cosenza esiste un giudice. Questa è la seconda sentenza dell'anno». Sotto il tribunale, dove si trasferisce la festa, uno striscione ricordava Peppino Mazzotta, uno dei difensori cosentini morto nel corso del processo.
«E' una buona notizia - commenta Paolo Ferrero - la protesta sociale non è un fatto di ordine pubblico». «Crolla il tentativo di criminalizzare con un teorema, il movimento di Genova e il conflitto in generale», ricorda Graziella Mascia, già deputata e teste della difesa a Cosenza.
Fiordalisi, certo, ricorrerà in appello. Ma intanto oggi, 25 aprile, la festa è doppia.
Checchino Antonini