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G8 di Genova, infine pagheranno solo i manifestanti
Loris Campetti
Fonte: Il Manifesto, 20 novembre 2007
20 novembre 2007

"Poi c'è la scuola Diaz, e la notte di Bolzaneto". Poi, cioè dopo, al fondo del commento di Pierluigi Battista sul Corriere della sera di ieri. Prima vengono i crimini dei "no global", come Cario, colpevole di aver lanciato "con il passamontagna sassi ed estintori contro i carabinieri, mentre tutt'intorno infuria la battaglia con vetrine sfondate e macchine bruciate". Carlo ha pagato il prezzo più alto, per lui non si può chiedere un aumento di pena, ma ora si aspetta che paghino gli altri manifestanti.

Dunque, si scatena contro le decine di migliaia di persone che sabato sono tornate a Genova per chiedere verità e giustizia: roba di competenza dei giudici, dice Battista, e non della politica. E se la prende con i partiti della maggioranza che hanno partecipato al corteo, con il governo che non li butta fuori, con Di Pietro e "il fronte girotondista" che non si ergono a difensori dell'unicità dell'intervento giudiziario. Insomma, che c'entra la politica? E come si può tollerare la "pressione della piazza" per ottenere "giustizia"?

Il Corriere ha scatenato da tempo la sua campagna contro chi chiede un po'di chiarezza sulla catena di comando di Genova 2001 e condanna senza appello la pretesa di costituire una commissione parlamentare d'inchiesta. Il Corriere continua a illustrare il movimento alter-mondialista con il volto coperto da un passamontagna, o una tela.

Battista concede "a Carlo Giuliani il rispetto per il dolore"; ma poi bastona il padre di Carlo quando, ricostruendo i fotti criminali al G8 di sei anni fa, parla di "una trappola preparata per poi fare il morto a piazza Alimonda. Ma è una manifestazione di straziante affetto per un figlio che non c'è più, non la fotografia di ciò che accadde nel luglio 2001".

A Genova non c'è più nulla da chiarire che non possa essere fatto dalla magistratura. Eppure, sullo stesso giornale di cui Battista è vicedirettore abbiamo tetto, solo un giorno prima, il racconto dell'inviato Marco Imarisio: "Genova, il nodo irrisolto, dice Heidi Giuliani, e ha ragione. La giustizia, quella dei tribunali, prima o poi arriva, forse. Ma intanto sono passati sei anni, e le ferite che non vengono curate alla fine fanno infezione".

Battista è tra i pochi a non vedere il rischio che quei giorni drammatici diventino l'ennesimo capitolo del libro nero dei grandi rimossi italiani. O forse, più ragionevolmente, il vicedirettore del Corriere pensa, come tanti a destra e a sinistra, che quel che è oscuro tale debba rimanere.

Battista denuncia la "sciagurata campagna per una commissione parlamentare d'inchiesta sugli scontri del G8", i cui "frutti" non potevano che essere quelli visti sabato a Genova. Chissà cosa ha visto, Battista, chissà perché non legge neanche i servizi del suo inviato a Genova. Ma si potrebbe aggiungere: come mai il Corriere ha sostenuto l'Unione prodiana alle ultime elezioni, scomodando addirittura il suo direttore Paolo Mieli, pur sapendo che nel programma del centrosinistra c'era l'impegno a costituire proprio quella "sciagurata" commissione?

La magistratura, nel bene e nel male, fa il suo lavoro. Tutto il rispetto dovuto, e voluto. Resta il fatto che 225 manifestanti rischiano di essere gli unici a pagare per i fatti del luglio 2006 quando, denuncia Amnesty, venne sospeso lo stato di diritto e non certo per mano di 225 presunti facinorosi. L'omicidio di Carlo è già stato archiviato; per i vertici delle forze dell'ordine, felicemente promossi, non arriverà mai una sentenza definitiva grazie alla prescrizione dei reati contestati; le responsabilità politiche, che non sono di competenza dei giudici, devono restare ignote. È questa la giustizia invocata dal primo giornale italiano? Morale: chiedete giustizia, sarete giustiziati.