La tregua mediatica è durata solo un giorno. Poi il maggior quotidiano della città ha scoperto una vocazione di house organ della strategia della tensione, di recente sperimentata contro i giovani latinos, rispolverando titoli su una fantomatica città blindata, foto giganti di black bloc in pose plastiche e il direttore di un'agenzia di body guard che si guadagna pubblicità insperata, probabilmente gratis, confidando al cronista che suoi confindenti sanno per certo che verrà a manifestare il peggio delle curve, gli ultras più temibili.
Hai voglia a fare il questore per bene e dire nero su bianco di essere ottimista, sebbene "pronto a ogni evenienza ma sicuro che non ce ne sarà bisogno". Hai voglia a chiedere ai commercianti di restare aperti, c'è sempre un cronista pronto allo scoop della corsa al vigilantes in borghese da parte dei bottegai più chic, manco fosse uno status symbol. "Al grande giornale non stanno simpatici i movimenti, specialmente quelli che si battono contro le opere devastanti che piacciono ai poteri forti e allora lavora alla costruzione dell'ansia - dice Simone Leoncini, responsabile Movimenti del Prc genovese - ma il 60/70% delle saracinesche resterà alzato. Oggi siamo sfilati coi metalmeccanici, bloccando con loro la sopraelevata, e domani restituiranno la cortesia".
"Ma la città è tranquilla, avrebbe potuto ribellarsi ma è tranquilla", rassicura don Gallo, prete e partigiano, fondatore della comunità di S.Benedetto al Porto, che aprirà il corteo dalla Stazione Marittima e parlerà dal palco (prima del concerto di Bisca, Assalti frontali, Zulu e Roy Paci), in allestimento a Piazza De Ferrari, di fronte a Palazzo Ducale. "Certi organi di stampa hanno cercato di far ribellare la città - dice ancora - ma non ci sono riusciti, avrebbero voluto le ronde ma non ci sono riusciti". Ed esorta i concittadini: "Non abbiate paura, anch'io ho paura ma dobbiamo superarla col dialogo".
Tutto come da copione: certa stampa soffia sul fuoco, la destra le spara grosse, un sindacatino di polizia cavalca la tigre, Trenitalia tira sul prezzo e sul numero dei convogli (e forse uno solo sull'asse tirrenico sarà davvero un po' poco). "Trenitalia non svolge il ruolo di servizio pubblico, dobbiamo porci da lunedì il problema degli effetti della privatizzazione su quest'azienda, un treno non può costare come un taxi", commenta Michele Di Palma, della segreteria nazionale Prc.
Bentornati a Genova, dunque, benvenuti, visto che molti erano troppo giovani sei anni fa, quando irruppe sulla scena il movimento dei movimenti e la città fu sottoposta a una duplice invasione, quella delle moltitudini e quella delle truppe agli ordini del G8. Quale fu l'invasione barbarica (è anche il titolo del settimanale Carta in edicola oggi)? Ci furono davvero la devastazione e il saccheggio di massa accollati a 25 manifestanti da pubblici ministeri ansiosi più che altro di sciogliere il nesso tra le cariche illegittime e con armi illegali contro un corteo autorizzato e l'omicidio di un ventitreenne che aveva visto spuntare dal Defender la pistola che lo avrebbe ucciso?
E' questo il nodo del corteo di oggi, preceduto da un convegno sulle chanches, sei anni dopo, dell'"altro mondo possibile" (dalle 10 all'Auditorium Sarzano con Pisapia, Agnoletto, Martone, Tartarini, Zinola, Bartesaghi) e convocato da un appello - dal titolo "La storia siamo noi" pubblicato da manifesto e Liberazione - che chiede in sostanza che la storia di Genova non venga scritta nelle aule di tribunale. Ripartire da qui "contro chi saccheggia le nostre vite e devasta la nostra storia", contro il razzismo e le politiche sicuritarie. In poche settimane, l'appello ha registrato le adesioni di tutti gli spezzoni di movimento, dai firmatari dell'allora Gsf, poi, con documenti distinti, dell'area del 9 giugno (sindacati di base, centri sociali, sinistra critica), degli anarchici della Fai, del cartello Facciamo breccia, dell'area antagonista, dell'assemblea nazionale delle reti di migranti e antirazziste e la confluenza del locale corteo dell'Uds in occasione del 17 novembre, sorta di primo maggio studentesco. E con le adesioni di singoli "pesanti" della Cgil (Podda, Panini, Nerozzi, Sotgiu) più Sinistra democratica, è stato capace, quell'appello di catalizzare l'attenzione di chi, l'allora Sinistra ds, si defilò dal Gsf nel 2001. L'appello dei centri sociali di Roma mette a tema anche i fatti di domenica scorsa, quando un ventottenne romano è stato ucciso in un autogrill da un agente, e coglie il nesso tra l'insopportabile vento sicuritario e l'abuso di chi indossa una divisa, prende la mira e spara. Il calcio non c'entra, c'entra la prepotenza delle istituzioni, la stessa del laboratorio repressivo geneovese. Da allora la "zona gialla", la zona dove più incerti sono i diritti, ha continuato a estendersi "nonostante il cambio di governo", segnala Gigi Sullo dal sito di Carta.
"Marciamo anche con chi chiede la commissione d'inchiesta, che riteniamo dannosa perchè andrebbe a gravare sui manifestanti ma il corteo di domani (oggi per chi legge, ndr) nasce dalla requisitoria del pm Canciani che chiede 225 anni di carcere per i 25 e un miliardo di euro per danni all'immagine della città. E' su quello che cresce l'indignazione, su quello si salda lo sdegno per le promozioni dei poliziotti coinvolti, per la prescrizione di tutti i loro reati. E anche per la bocciatura della commissione che segnala un clima politico", spiega a Liberazione, Domenico Chionetti, per tutti Megu del Tdn, il centro sociale Terra di Nessuno. Anche Supporto legale, il collettivo che collabora con il Genoa legal forum, si dice contrario a una commissione "in cui una parte di coloro che gestiscono e amministrano il potere cerchino di ufficializzare una propria verità. Ma il tema di un'inchiesta parlamentare ha fatto irruzione nei temi del corteo: "E' assurdo il monte di pena che certa magistratura pretende ma la commissione è necessaria proprio per consentire al movimento di scrivere la storia fuori dai tribunali. E poi è scritta nel programma dell'Unione", conclude Di Palma.