Siamo Marcella De Negri e Paola Fioretti, figlie di due ufficiali uccisi a Cefalonia dall'esercito tedesco il 24 settembre 1943.
Con decisione del 24 ottobre la Corte d'Appello di Monaco di Baviera ha definitivamente archiviato il procedimento penale a carico di Otmar Mühlhauser, allora sottotenente, comandante del plotone di esecuzione che fucilò il generale Antonio Gandin, comandante della Divisione Acqui, ed un numero imprecisato di altri ufficiali italiani.
La fucilazione del generale Gandin fu l'atto che diede inizio al massacro a sangue freddo di quasi tutti gli ufficiali e di migliaia di soldati che, dopo aver resistito alle truppe tedesche, si erano arresi, data l'impossibilità di continuare il combattimento.
La decisione ci rattrista e ci angoscia, ma purtroppo non ci sorprende.
Come già nelle precedenti fasi dell'istruttoria anche la Corte d'Appello di Monaco ha ritenuto che il crimine commesso dal Mühlhauser sia prescritto, basando la decisione sulla distinzione, presente nel diritto tedesco, tra omicidio aggravato e "semplice", utilizzata innumerevoli volte dai Tribunale tedeschi nel dopoguerra per mandare assolti gli autori di stragi di civili.
Presagendo ciò che sarebbe avvenuto abbiamo provveduto a presentare un esposto alla Procura Militare della Repubblica presso il Tribunale Militare di Roma nei confronti di Otmar Mühlhauser; abbiamo fatto avere alla Procura la traduzione asseverata delle dichiarazioni rilasciate agli inquirenti tedeschi dal Mühlhauser , che ha apertamente confessato il suo crimine, che è quello di aver ucciso dei prigionieri di guerra obbedendo all'ordine di Hitler "A Cefalonia non venga fatto alcun prigioniero italiano".
In particolare il Mühlhauser ha ammesso di aver formato e comandato il plotone d'esecuzione ma di non avere nulla da rimproverarsi, in quanto, secondo le sue parole "Al tradimento vi era una sola risposta: l'esecuzione."
Le dichiarazioni confessorie del Mühlhauser sono precise e circostanziate, tali da rendere superflua ogni ulteriore indagine; la sua colpevolezza è evidente.
Sono trascorsi ormai più di sessanta anni dall'eccidio di Cefalonia; per circa cinquanta anni la documentazione relativa a più di 900 stragi di civili, militari e partigiani italiani compiute dalle SS e dalle forze armate germaniche è stata dolosamente occultata nel tristemente noto "armadio della vergogna"; per anni la magistratura tedesca ha indagato su Cefalonia con il risultato che abbiamo visto.
Il tempo stringe!
Siamo a conoscenza che un procedimento è già stato aperto, ma occorre che la Procura Militare si adoperi per giungere al più presto al processo. Nessun ritardo può essere tollerato, pena l'impossibilità di arrivare finalmente a giudicare uno dei massimi responsabili dell'eccidio di Cefalonia, che si macchiò direttamente dell'omicidio del gen. Gandin e di alcuni ufficiali e con il suo comportamento criminale agevolò la successiva uccisione di altre migliaia di ufficiali e soldati.
Milano, 9 novembre 2007