Rete Invibili - Logo
Lettera aperta a Giorgio Napolitano e altri
Marcella de Negri e Franco Giustolisi
16 agosto 2007

a Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica
Romano Prodi, presidente del Consiglio
Massimo D'Alema , ministro degli Esteri
Arturo Parisi, ministro della Difesa
Clemente Mastella, ministro della Giustizia
e a tutti gli organi di stampa

La magistratura tedesca ha messo la parola fine , probabilmente definitiva, alle inchieste sul massacro dei militari italiani della divisione Acqui a Cefalonia. Ne furono trucidati a tradimento , dopo che avevano alzato bandiera bianca, dai 4.000 ai 5.500. E' stato il procuratore di Dortmund, Ulrich Maass, titolare dell'inchiesta aperta il 12 settembre 2001 dall'Ufficio Centrale per la persecuzione dei crimini nazisti, a mettere il suggello definitivo all'inchiesta. Lo ha raccontato sul " Manifesto ", di sabato 11 agosto, il corrispondente da Berlino dello stesso giornale, Guido Ambrosino, che ha riportato nel suo articolo ciò che gli ha detto Maass :" Contro nessuno dei militari indagati, sei o sette ufficiali ancora in vita, abbiamo trovato elementi sufficienti per sostenere un'accusa di omicidio aggravato come definito dall'art. 211 del codice penale. In assenza di queste aggravanti, l'omicidio cade in prescrizione dopo vent'anni". Il procuratore di Dortmund non ha usato le stesse parole del suo collega di Monaco di Baviera che aveva equiparato i nostri soldati a "traditori" e "disertori", ma la sostanza non cambia : non esistono aggravanti specifiche che sono : motivi abbietti; l'uccidere con perfidia o in modo atroce; l'uccidere per poter compiere o occultare un altro reato. Condizioni che, per chi conosce anche superficialmente la storia di Cefalonia, sa benissimo che risultavano perfettamente. I nostri furono uccisi per ordine di Hitler che cercava la sua vendetta contro il popolo italiano completamente incolpevole perché la guerra l'aveva scatenata il dittatore Mussolini i cui camerati poi misero in un angolo ( motivi abbietti ). Moltissimi militari, come l'allora capitano Amos Pampaloni, furono sparati alle spalle ; ad altri ancora si sparò dopo la promessa che se avessero consegnato le armi non gli sarebbe stato fatto nulla di male (l'uccidere con perfidia e in modo atroce). Un gran numero di cadaveri furono gettati in mare o interrati per nasconderli alla vista di tutti; furono poi fucilati i marinai che erano stati costretti a buttare in mare, dopo averle avvolte in filo spinato per appesantirle, le salme dei 137 ufficiali assassinati alla Casetta Rossa (uccidere per occultare un reato ). Per questi motivi non fu difficile per il pubblico accusatore di Norimberga , generale Telford Taylor, formulare un giudizio inequivocabile : " Questa strage deliberata di militari italiani che si erano arresi è una delle azioni più disonorevoli e arbitrarie della lunga storia del combattimento armato. Questi uomini, infatti, indossavano regolare uniforme, portavano apertamente le loro armi e seguivano le regole nonché le usanze di guerra. Erano guidati da capi responsabili che nel respingere l'attacco nemico, obbedivano ad ordini del maresciallo Badoglio, loro comandante in capo militare e capo politico debitamente accreditato dalla loro Nazione. Essi erano soldati regolari che avevano diritto a rispetto, considerazione umana e a trattamento cavalleresco".
Per questi motivi il comandante del XXII corpo d'armata, Hubert Lanz, supremo responsabile del vile eccidio di Cefalonia, fu condannato a 12 anni. Ma ne farà solo 3.
Le vittime non ebbero giustizia neanche nel loro paese, cioè l'Italia, perché per ordine di due ministri, Gaetano Martino e Paolo Emilio Taviani, il fascicolo dell'inchiesta, per opportunità politica, di fede NATO ( la Germania doveva riarmarsi ) finì in quello che ormai viene definito universalmente "armadio della vergogna". Il fascicolo numero 1188, secondo la numerazione del "registro degli orrori", che s'accompagnava a quell'armadio, finì dunque nel sepolcro ideato dalla politica di centro destra, insieme a quelli di altre stragi di militari italiani ( Coo, Lero, Spalato, Rodi, eccetera ) e di civili come Fosse Ardeatine, Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema, Fivizzano, Capistrello, Conca della Campania e via elencando per la bellezza di 2272 voci di crimini. Ma ai superstiti di Cefalonia fu riservato un trattamento speciale : gli assassini dei loro compagni rimasero immuni anche da ogni minima citazione giudiziaria, mentre i superstiti furono processati ( l'accusa voleva sostenere che avessero subornato il loro comandante , generale Antonio Gandin, anche lui fucilato dai nazisti, convincendolo a non consegnare le armi ). Ma siccome tutto ha un limite, persino in Italia, il processo a loro carico finì con l'assoluzione.
Ma ora in Germania, sono stati assolti, in un certo senso, pure gli assassini, anche perché a presentarsi come parte civile, al processo di Monaco- procuratore era quello Stern che se ne uscì con gli epiteti più ingiuriosi e immotivati contro i nostri soldati- è stata soltanto Marcella De Negri.
L'Italia ufficiale, di governo e politica, era assente, non solo, ma neanche ha fatto sentire la sua voce. Assenti anche le varie associazioni . Perché questa totale indifferenza ? E a cosa servono, allora,le cerimonie commemorative se si cerca di evitare l'elementare riparazione all'ingiuria subita dal nostro popolo ?
Ma la notizia più traumatica e shoccante data da Ambrosino è un'altra : il procuratore militare di Roma, Antonino Intelisano avrebbe rifiutato nel 2003 l'offerta formulatagli personalmente dallo stesso Maass, probabilmente presagendo quel che sarebbe successo in casa tedesca, di fargli avere tutte le sue risultanze sul caso, compresi i nuovi nomi degli assassini ancora in vita emersi dopo una lunga serie di indagini. La risposta fu un netto rifiuto. Possibile che non si sia voluto riaprire l'inchiesta in Italia ? Eppure Intelisano è magistrato al di sopra di ogni sospetto, lo ha dimostrato , tra l'altro, con l'incriminazione e la condanna di Erich Priebke ....Ma, a questo punto, le personalità del nostro Stato cui ci rivolgiamo e l'informazione nel suo insieme debbono fare tutto quanto è in loro potere, ed anche di più, affinché venga messo un punto fermo su questa immane tragedia che qualcuno o molti stanno mutando in vergognosa buffonata. Se anche i nostri governanti vogliono mettere la parola fine a questo nostro passato, come i tedeschi, abbiano il coraggio di dirlo. Altrimenti si dica e si faccia , con la stessa chiarezza, quello che è un dovere di tutti : giustizia.

( Marcella De Negri , figlia del capitano Francesco De Negri, martire di Cefalonia )

( Franco Giustolisi , giornalista, autore dell' "Armadio della vergogna" )
Milano - Roma- 16 agosto 2007