«Se emergesse con chiarezza la responsabilità degli Usa mi auguro che tutte le amministrazioni che oggi sono presenti chiedano la chiusura della base di Camp Darby e che il governo statunitense risarcisca, come per il Cermis, i familiari delle vittime». Lo ha detto ieri Loris Rispoli, presidente del Moby Prince 140, uno dei comitati dei parenti delle vittime del traghetto Moby, intervenendo alle iniziative a Livorno per il sedicesimo anniversario della tragedia. Il disastro avvenne la sera del 10 aprile 1991: nella rada di Livorno ci fu la collisione tra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo. 140 le vittime, nessun responsabile: i procedimenti penali si sono chiusi con assoluzioni o prescrizioni. L'anno scorso la procura di Livorno è tornata però ad indagare, dopo un'istanza dell'avvocato di parte civile Carlo Palermo che ha ipotizzato uno scenario con navi militari e militarizzate americane impegnate, la sera del disastro, a movimentare armi nel porto livornese. «Non è compito delle istituzioni locali dire se i fatti emersi sono veri o solo verosimili - ha detto il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi - ma valuteremo atti formali della magistratura. Di sicuro se quanto sta emergendo corrispondesse alla verità allora il Comune vorrebbe vedere e non fare finta di non vedere». Tra gli interventi anche quello di Arnaldo Bortolotti, presidente del consiglio comunale di Sondrio: «Chi ci governa deve aprire qualche scrigno e dirci la verità. Dobbiamo avere tutti il coraggio di batterci per ottenerla, perchè non è una questione di partiti politici, ma di volontà politica». «Quello del Moby Prince - ha detto l'assessore toscano Giuseppe Bertolucci - è un caso ancora aperto. La Regione continuerà a battersi perchè si possa finalmente arrivare alla verità». Per ricordare le vittime del traghetto a Livorno è stata celebrata una messa di suffragio in Duomo e due dibattiti, uno in Comune, l'altro promosso dall'associazione dei parenti "10 aprile". Come sempre poi sono state lanciate in mare 140 rose.