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Documento del Comitato Madri per Roma Città Aperta
Comitato Madri per Roma Città Aperta
23 gennaio 2008

A Roma stanno crescendo disparità sociali, disagi alloggiativi , precariato selvaggio, con un ritardo nella valutazione delle condizioni di degrado createsi nella città e un' inefficacia degli interventi risolutivi offerti.
Una "città aperta" non dovrebbe consentire la diffusione di condizioni di degrado economico e sociale, adottando in tempo misure di monitoraggio delle esigenze che via via si vengono a creare con le modifiche del mercato del lavoro, lo sviluppo di tessuti urbani periferici, l'afflusso dei migranti e attivando interventi sociali tempestivi che contrastino efficacemente il proliferare dei contesti degradati in tutto il territorio urbano.
L'impressione diffusa che si ha oggi a Roma è quella di "disordine". di incertezza , di paura, spesso alimentata dai media e dalla stesse reazioni delle istituzioni che rispondono ai fatti di violenza con atti repressivi indiscriminati, come nel caso degli episodi di violenza che hanno visto protagonisti appartenenti dei gruppi rom e cittadini romeni. Gli interventi repressivi attuati con sgomberi e demolizioni sono stati effettuati su situazioni ben note da molto tempo agli stessi cittadini e che sono state per troppo tempo teatri di sofferenza e di morte.

In risposta a questo stato di malessere si è spesso scelto lo scontro sempre più aspro fra esclusione e inclusione, che è diventato occasione per la destra di richiedere deportazioni di massa per romeni, rom, persone con disagio e senza tetto, con dichiarazioni che riecheggiavano "modalità" dei regimi fascisti e nazisti e che hanno rappresentato un "invito" agli interventi squadristici razzisti dei gruppi neofascisti .
Interpretare il disagio della città solo come lotta tra esclusione e inclusion , significa alimentare la cultura dell'ineguaglianza da sempre peculiare del pensiero della destra, istituzionale e neofascista, accompagnata dal principio della difesa della nazionalità da qualsiasi inquinamento etnico. Per la destra l'ineguaglianza è in natura e legittima la caccia al diverso che di volta in volta può essere Rita Levi Montalcini, l'omosessuale, il calciatore di colore, la "zecca" comunista, quello a cui piace una musica diversa dalla tua.

Ma agli odiosi temi del razzismo e dell'intolleranza, la destra , istituzionale e neofascista, sta affiancando in modo sempre più capillare e sistematico, quelli dell'attacco alla vita democratica del paese, cercando spazi nel disagio sociale e nelle difficoltà del vivere della nostra città e del paese.
Per cercare spazi la destra si è trasformata "a cura "di uomini comunque cresciuti ai modelli e a pensieri del regime fascista e dei protagonisti del neofascismo delle stragi e dei golpe.
Una trasformazione più evidente nelle formazioni neofasciste, che da gruppi "militari" si ricostituiscono in gruppi " sociali", sulla base dei principi del primo fascismo, rifacendosi al suo carattere"rivoluzionario" e populist a. Un neofascismo che non assume più le forme del terrorismo militarizzato , ma che usa la democrazia come strumento per conquistare quegli spazi sociali che la Costituzione gli ha negato sessanta anni fa, dove la parola popolo è riferita alla folla che omaggia il trionfatore, dove l'oppositore viene intimidito, dove il diverso viene deportato, dove l'uso della forza e della violenza è funzionale all'esercizio del potere.

Perché oggi tanti giovani, anche quelli che non si definiscono di destra, subiscono il fascino della destra e dei gruppi neofascisti ?
Ce lo dicono proprio i gruppi e le tante associazioni che la rappresentano e che ormai si muovono a loro agio nella musica, nel web, nella scrittura, nelle forme artistiche . Citiamo dal web:
"Oggi esiste una vena che può fare tendenza ed erodere, con messaggi decisamente più incisivi, fette di attenzione giovanile fino a ieri considerate irraggiungibili. Per agire nella società occorre saper comunicare. Occorre prestare la massima attenzione nei confronti di settori come la grafica, la musica, la pittura, la comunicazione informatica. "Perimetro" intende riappropriarsi dei settori che ritiene indispensabili per edificare una nuova tendenza culturale che contribuisca a creare un retroterra recettivo, preparato o almeno non ostile nei riguardi di tematiche politically incorrect...."
"Fare tendenza" per attrarre giovani e renderli recettivi alle tematiche "politically incorrect"come :
Il razzismo, caccia al diverso, allo straniero, al povero, al deviante, a chi non accetta di appartenere al gruppo.
La cultura sessista, omofoba, intollerante, escludente che nasconde la paura e l'incapacità di misurarsi con altre culture, di mettersi in discussione.
La violenza, ovvero la mitizzazione e l'uso della forza, delle armi, dei coltelli che vengono sfoderati e mostrati in ogni occasione. L'ammirazione per il più forte, il più macho, il più prepotente. La nascita di numerose bande di adolescenti che terrorizzano i quartieri di periferia. Il bullismo che si diffonde nelle scuole.
Attrarre le fasce giovanili: dove? Nel web, nei concerti... Organizzare le fasce giovanili: dove: negli stadi.........Così un giovane ultrà di sinistra racconta la curva:"il tifo organizzato è quasi tutto ispirato da una cultura che ha fatto della prepotenza, dell'arroganza e, più in generale, dell'odio verso l'altro il proprio carattere distintivo. E forse è un fatto ancora più grave. Perché sono cani sciolti antipolitici che agiscono in modo spontaneo, in un humus fascistoide. Come il caso di Renato Biagetti, ragazzo di sinistra, ucciso da un giovane animato da questi valori ma non riconducibile a una sigla politica dell'estrema destra. La curva è una spugna della società: se nei quartieri, non solo periferici, si respira un clima fascista, nello stadio ciò si manifesta."
Le curve sono diventate spazi di aggregazione e organizzazione, utilizzate dai gruppi neofascisti e dalla destra per costruirsi una visibilità mediatica e una dimensione sociale in occasione di emergenze non solo locali ma anche nazionali come è accaduto per i rifiuti .

Per tutti questi motivi nasce il Comitato Madri Per Roma Città Aperta. Nasce dalla paura di una madre che ha perso il proprio figlio per un'aggressione da parte di due giovani che si rifacevano proprio ai modi di pensare e di agire del fascismo violento, razzista e intollerante. Nasce dalla paura delle molte aggressioni avvenute nella città di Roma e della debolissima risposta delle istituzioni.
Le madri del comitato si sono domandate cosa si potesse fare di costruttivo perché non si potevano più tollerare altre morti né situazioni che diventavano sempre piu' violente.
Le donne, e le madri non vogliono figli uccisi, né desiderano lapidi alla memoria, piazze e vie intitolate. Le madri generano, e vogliono rigenerare le vite dei figli spezzate dalle lame, spezzate sulle strade rincorrendo la precarietà del lavoro, ad un posto di blocco, durante una manifestazione. Vogliono rigenerare anche i sogni spezzati dei loro figli, da contratti non rinnovati, da spazi e case negate, dall'impossibilità di amarsi e generare.Le madri argentine hanno rigenerato la memoria dei figli scomparsi, le madri dei paesi violentati dalla guerra continuano a generare figli e a mantenere in vita i popoli del mondo.
Per questo il Comitato intende agire in prima persona con una frase d'ordine:

RITORNO ALLA VITA

Come ritornare alla vita?
Impedendo che la nuova destra conduca le nuove generazioni, a cui sono stati tolti i sogni e taciuto o mentito su tante verità, verso l'intolleranza e la violenza razzista e fascista , armando giovani come i due assassini di Renato.
Decidendo di prendere voce ,diventare visibili e denunciare la pericolosità di questa nuova forma di fascismo. Nuova perche' il fascismo, si sta adattando ai cambiamenti del nostro Paese e dei suoi cittadini, trovando "case" diverse che gli hanno offerto e continuano ad offrirgli ospitalità.
che riaccreditano queste nuove forme di fascismo come "culture" di destra.
Chiedendo che Roma continui ad essere città libera e aperta rifiutando che sul proprio territorio possano attivarsi squadracce che si muovono contro i suoi stessi cittadini. Roma città aperta rifiutava nel 1943 la militarizzazione, rinunciando a mezzi difensivi e offensivi. Una condizione del passato che va riproposta oggi
Costruendo e percorrendo la via della convivenza perché Roma continui ad essere una città aperta e mai più luogo di vili aggressioni mortali, scontri, assalti.