Sabato scorso a Focene tantissime persone hanno voluto ricordare Renato e con lui anche Carlo, Davide e Federico e lo hanno fatto con la rabbia di chi non sopporta una morte assurda e che non vuole arrendersi di fronte all'indifferenza e alla menzogna. Indifferenza delle istituzioni che volutamente ignorano queste uccisioni in quanto omicidi scomodi per lo Stato. Menzogna perché se non fosse stato per le madri di questi ragazzi e per coloro che si sono indignati, questi casi sarebbero stati insabbiati e ulteriormente manipolati.
Stefania, la mamma di Renato, sa bene perché le istituzioni non vogliono rispondere: «Renato è stato ed è un morto scomodo; si voleva farla passare per una rissa tra balordi e questo per assecondare le istituzioni e la politica. Per loro sarebbe stato più facile se nessuno si fosse mosso - continua - tutto doveva cadere nel completo silenzio. Ma si sa molto bene da che parte è la violenza, le lame hanno un solo nome, una sola matrice, un solo colore. È fascismo».
Per combattere questa ipocrisia, questo silenzio, il grido che chiede verità sulle morti di Renato, Carlo, Federico, Davide e sulle aggressioni a molti altri ragazzi, non si è mai spezzato. Tantissime sono state le iniziative e i progetti portati avanti - cortei, dance-hall e la nascita di associazioni e di progetti per non dimenticare.
L'associazione di "donne e madri antifasciste" creata nel luglio scorso a partire dalla lettera aperta al sindaco Veltroni e alla stampa, nasce da un'idea di Stefania e di altre donne e madri. Insieme all'associazione "I Sogni di Renato" esistono una serie di progetti che partono da Roma e che vogliono entrare nelle scuole per parlare con i giovani «noi dobbiamo avere visibilità e vogliamo far capire ai ragazzi cosa succede nelle città e soprattutto vogliamo che conoscano la realtà. Si sta sviluppando una guerra di violenza ormai non più tanto celata che necessariamente deve venire alla luce - dice Stefania - "I sogni di Renato" entreranno nelle scuole con spettacoli, cineforum e musica perché i giovani sappiano in quale contesto nasce l'idea di violenza e sopraffazione e affinché imparino a riconoscerla e combatterla».